CARLA BARONI SU UMBERTO CERIO
Umberto
Cerio, non lo conoscevo o meglio l'avevo incontrato anch'io a Quarrata dove
avevo ricevuto solamente una segnalazione. Probabilmente, pranzando a tavoli
diversi, non c'eravamo scambiati gli indirizzi che però spesso rimangono
inutilizzati nei nostri taccuini e pertanto non c'era stato scambio di
corrispondenza o di telefonate. Ma, poi, ne avevo sentito parlare per quella
querelle sul “Gabbiano bianco” testo che era stato plagiato abbondantemente da
un'altra poetessa partecipante allo stesso premio. Tuttavia, non mi pare che
Cerio abbia fatto scenate, proclami, diffide come molti altri al suo posto,
tanto che la stessa poetessa ebbe successivamente altri riconoscimenti al
medesimo concorso. Io stessa rivolsi questa domanda ad uno degli organizzatori:
“Ma la premiate ugualmente dopo quello che è successo?” E mi fu data una
risposta abbastanza sconcertante come se la colpa del fattaccio fosse
di chi era stato copiato. Del resto io, nella stessa occasione,
avevo chiesto di conoscere la seconda poesia della concorrente straniera,
poesia che sembrava trattasse di un bambino nato nella stiva di una nave il
giorno di Natale ossia un tema identico a una mia lirica che era piaciuta molto
all'organizzatore di un premio ligure tanto da farla stampare su delle cartoline
inviate poi in massa nel periodo festivo. Naturalmente la mia richiesta non fu
mai esaudita.
Ora di
Umberto Cerio posso dire molto poco, non conoscendo il suo percorso poetico, ma
solo quei poche lacerti che vedo oggi su Leucade dove il gabbiano bianco
richiamato in varie poesie assurge via, via all'anima del poeta, al suo io, ad
Angelo custode o a nume protettore. È il tramite tra il conoscibile e il non
conoscibile, è un lessema su cui si radicano pensieri diversi traghettati dalla
simbologia fondante del bianco ossia purezza e volo ossia
libertà. Un librarsi tra i ricordi e il presente per quell'aspirazione al
bello, alla giustizia, a quei valori che neanche l'età e la malattia avevano
offuscato. Una bella lezione di vita che solo un grande poeta poteva dare.
Che il tuo gabbiano bianco ti sia stato, Umberto, compagno fedele nel tuo ultimo volo.
Carla
Baroni
Caro Nazario, grazie ma avrei voluto che questo mio modesto contributo fosse inserito sotto l'appassionato ricordo di Pasquale Balestriere sull'amico scomparso. Non meritavo tanto onore! E quindi doppiamente grazie.
RispondiEliminaCarla Baroni