Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
ASSOLO
Solo...
geometrie in tavoli orfani
intonsi allinei corredano zuccheri
ambìti caffè di cappucci afoni
pensieri aleggiano contusi
spigolii sorrisi senza
storcono spazi lumi tra ore ostili
vivere altro narrando sé stesso
non oltre leggendo proclami divieti follie
dialogarsi per esserci... Solo...
fatti parole verità menzogne
bianco nero senz'essere
omologìe algoritmìe mortali
divenire... mascherare ebbrezze sospese
logorarsi mentendo mentali masturbi
percepirsi bifronte contorto confronto
mitiche sventure arroccano bibliche venture
passioni recluse portali scaduti
vacui promessi confusi...
mefitico deserto... Solo...
Marco dei Ferrari
Marco caro, consentimi di avvicinarmi a te, visto che condividiamo l'esperienza salvifica di abitare l'Isola di Nazario, la tua lirica è l'ideale proseguo di "Capolinea in corso/2020" , che hai postato nel mese di ottobre. Con il tuo stile inimitabile ricami la solitudine che non simbolizza più la scelta di stare soli - spesso felice -, ma l'obbligo di vivere "leggendo proclami divieti", di:
RispondiElimina"divenire... mascherare ebbrezze sospese
logorarsi mentendo mentali masturbi
percepirsi bifronte contorto confronto
mitiche sventure arroccano bibliche venture".
Veicoli perfettamente l'esistenza che ci è data in sorte da quasi un anno,il tempo sospeso,le scelte annullate.
Sei la voce della Storia e del 'mefitico deserto', che si stende come tappeto di veleno e dolore davanti ai nostri piedi. Ti ringrazio per l'impegno civile che profondi nelle poesie e nei tuoi scritti. Ti ammiro molto e ti abbraccio.
Riflessioni,contrasti interiori, menzogne e verità nell'essere e apparire...insomma un drammatico logorarsi in questa nuova "lamentazione" dell'amico Poeta. In fondo resta solamente una via per non soccombere al male della solitudine: "dialogarsi per esserci".
RispondiEliminaE' forse questa la chiave di lettura della composizione, la risposta a quei "mentali masturbi" che avvelenano la solitudine, perché per dialogare si deve essere almeno in due! Infatti è questa la parola intorno a cui gira e gira tutto il dettato poetico; la parola "solo" è ripetuta ben tre volte, sempre in posizione prominente: al primo verso, al centro della poesia, in chiusura.
E' una parola, un aggettivo ,ma degno della lettera maiuscola, come nome proprio. E' un "assolo",sì, ma seguito da una serie di altri prepotenti suoni che urlano ancora più forte, con accenti drammatici:
tavoli orfani / pensieri contusi/ ore ostili / proclami divieti follie/ verità menzogne/ mascherare ebbrezze sospese/mentali masturbi/ percepirsi bifronte/ passioni recluse/.....e come ultimo botto finale:
mefitico deserto.!
Leggere questa composizione è come precipitare in un tunnel buio, ma la tristezza più grande ce la porta quella parola ripetuta che risuona come
una condanna.
Non resta che formulare un pensiero di speranza e di augurio...che la penosa solitudine possa presto aver fine. Per il Poeta e per noi tutti.
Con un segno di affetto, Edda Conte.
Ringrazio Maria Rizzi e Edda Conte per le riflessioni di approfondimento interpretativo che alimentano nuove "dimensionalità".
RispondiEliminaIn particolare è significativo il contestualizzare uno stato d'animo nel più complesso "status" contemporaneo a corredo e dettaglio.
Se ne ricava una dialettica della "solitudine" di estrema pregnante incisività.
Due punti di osservazione convergenti su parallelismi etico-filosofici condivisi da entrambe nell'universalità di una tematica oggettiva.
Mi accosto per la prima volta ad un Poeta del quale mi ha colpito l' estrema originalità di espressione.
RispondiEliminaNon solo.
I versi sono scarni, quasi scarnificati e lasciano l' essenziale.
Cupi, certo, ma veritieri.
Fotografano fedelmente la solitudine di questa epoca, un mare plumbeo dove solo il dialogo, lo scambio, può essere lo scoglio salvifico.
Congratulazioni e un caro saluto
Loredana D'Alfonso