Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
ANIMA
MIA
Ho
ricevuto l’ultima Silloge dell’amico e illustre Poeta Giannicola Ceccarossi,
“Anima Mia” edita dalla Ibiskos Ulivieri, e posso affermare, senza alcuna
piaggeria, che è stato un dono più prezioso di un diamante.
L’Autore
introduce il testo con due versi della lirica ‘Disposiciones’ di Pablo Neruda,
tratta dal volume Canto General, nel quale i quadri sono figurativi, ovvero non
soggetti a rilevanti deformazioni rappresentative, versi nei quali la morte è
sentita come un ritorno al ventre materno. Si tratta di una reimmersione nel
ciclo perenne di morte e rinascita, una discesa negli alvei oscuri percorsi da
linfe sorgive. L’intera Raccolta di poesie di Ceccarossi si identifica con il
significato della lirica del Poeta cileno. Il libro, infatti, è un lungo canto
d’amore dedicato alla moglie Patrizia, un calarsi nella storia che condividono
per riviverla fino all’eternità che li attende e che rappresenterà un ritorno
al ciclo del loro amore terreno.
per il
Poeta è solo un’idea, nel concetto dell’amore per Patrizia tutto è fermo:
“E’ sempre la stessa
La
tua voce
Stesso il tuo respiro
Stesso il tuo sguardo
E
il mio amore?
Sempre
lo stesso” – tratti da “E’ sempre la
stessa”
Questi
versi che aprono
“Aleggiano farfalle
sul tuo viso
e
canti
inebriano l’aria.
La
tua presenza
- di passi delicati -
avvolge
le mie mani” –
Tratti da “Aleggiano farfalle”
La
cifra stilistica dell’Autore è caratterizzata da sorprendente fuoco creativo e
dall’adozione di figure retoriche che consentono al lettore di seguire il
vincolo magico dell’incantesimo, di esserne rapiti. I versi evocano, nel potere
immaginifico, le Odi di Pablo Neruda, anche se quest’ultimo era sovrabbondante
nella materia, mentre il Nostro tende all’essenza e in poche sublimi metafore
racchiude il senso dei momenti d’amore:
“Ti osserverò
mentre intrecci
coralli e fili d’argento.
E
sognerò
di
scorgerti all’alba
con fiori di sambuco
a
coronare i tuoi capelli” – tratti da “Ti osserverò”
A mio
umile avviso l’arte della sottrazione rappresenta un valore aggiunto a questo
Cantico delle stagioni attraversate insieme.
Talvolta
i versi si posano sui dettali: la fragranza / che si confonde con i gerani; gli
occhi / che ancora cercano le nostre dita; i palmi / che ancora gli sfiorano il
volto: elementi preziosi del paesaggio della storia d’amore, serbati con cura,
mai dati per scontati. Ceccarossi mette in luce quanto un sentimento grande
muti la topografia dell’esistenza. Tutto cresce intorno a esso, come un
rampicante, e l’unica cosa che conta è la radice, il tronco vitale, il resto
sono soltanto foglie che crescono, poi cadono e vengono rastrellate via
lasciando il posto alle altre.
La penultima lirica “Quando uscirò”
che visita con splendidi fermo - immagini il paese dei ricordi, contiene due
versi, che si potrebbero definire un forcipe per le emozioni:
“Rammenteremo i giorni lieti
e
quel figlio tanto sofferto”
Nulla
è spiegato, d’altronde non è compito della Poesia spiegare, ma si è indotti a
pensare all’ambiguità del termine ‘dolo’: in amore non è possibile distinguere
la felicità dalla sofferenza, in quanto l’una è la ragione dell’altra. La
composizione che chiude
“Quale sarà
il
mio ultimo pensiero?
Il
mio ultimo pensiero
sarà per te
Anima mia” – tratti da “Quale sarà”
Terminata la lettura ho realizzato ancora meglio che il senso di un vero amore si compie se si nasce e si muore ogni giorno nell’inizio e nella fine dell’altro… E, nella commozione, ho pensato che ogni donna, anzi ogni persona, per entrare nel cerchio dell’incantesimo, deve sognare un romanzo in versi come quello concepito da Giannicola Ceccarossi.
Maria
Rizzi
Ringrazio di cuore il nostro Immenso Nume Tutelare per aver pubblicato subito questo umile Dono all'Amico e prestigioso Artista Giannicola Ceccarossi. La mia ammirazione per entrambi è infinita. Li abbraccio con tutto l'affetto che posso.
RispondiEliminaP.S. Errata corrige: all'inizio ho scritto EDITO E NON EDITA: Chiedo venia all'Autore...