Anna Vincitorio, collaboratrrice di Lèucade |
GIANNICOLA
CECCAROSSI
Ed è
un miracolo
il
volo degli uccelli
Poesia
Atmosfera
leggermente rarefatta. Si avverte lo sfiorare leggero di una nebbia che sfuma.
Già l’esergo di Pessoa ci introduce in un cammino tra il sogno e il mistero. È
poesia che scorre nell’oblio di “ore dimenticate”. Il titolo è tratto da una
poesia dell’autore. Il desiderio di librarsi lontano da illusioni dove il
cammino “è un deserto/ ben oltre gli orizzonti”. Cerca l’autore di far
chiarezza in sé e, a lui, giungono voci. Quelle dell’inconscio. Figure, forse
un tempo realtà. È in attesa. Signore, il tempo, deciderà la conclusione della
vita. Il tempo per il poeta è quella essenzialità in cui lui vive; arbitro di
attimi e dello scorrere inarrestabile del nostro esistere. Il poeta teme la
notte che porta insonnia; che “essuda semi e storia”. Un brivido nel volto:
“Solo il mormorio dei platani/ mi riconduce alla realtà/ Ed è un miracolo il
volo degli uccelli”.
Ci immergiamo in una lettura che assorbe
il nostro spirito spingendolo a proseguire. Alle paure fantasticate della notte
si sovrappongono immagini di natura solare. Il cicalio dell’asolo, quella
leggera luccicanza ventosa. Si può ancora immaginare una terra da consacrare/ e
la mente s’invola”. Il poeta associa il suo pensare al volo degli uccelli,
forse per sfuggire a una realtà che lo soffoca e per ritrovare l’eden perduto.
Le visioni lo aiutano a vivere e in lui invocazione: “Non fatemi spegnere al
buio!/ che sia la luce a togliermi il respiro”.
Signore, il tempo, più volte e in più
modi richiamato. È lui che decide della nostra vita; è lui custode delle
memorie. Intorno, il lieve “fruscio di ramaglie” e l’interrogativo di come sarà
il domani. Vorrebbe il poeta allontanarsi dalle macerie dei fallimenti del
passato.
Spesso incomprensioni distruggono i
rapporti affettivi. Però in Giannicola aleggia sempre la speranza di un ritorno
al canto.
E, se la penombra divide, sarà la voce
del poeta “priva di vento/ a custodire spanne di nubi/ quando le parole/ si
tramutano in fole”. Sfuggire alle tenebre e cercare rifugio nelle risate
infantili.
Forse l’innocenza potrà salvarci?
Nell’autore, incessante ricerca: “la natura e i suoi odori/ l’aurora che
accoglie stormi… E a ogni risveglio/ è un sussurro d’amore”. Ricerca poetica di
un’armonia di luci e la presenza di una natura amica. Forse, ritorno
all’infanzia. Le stagioni si alternano come il cangiare del nostro spirito al
susseguirsi di eventi e nel ricordare il tempo trascorso. Volontà di
allontanare amarezze: “Ci assale un desiderio di quiete/ ci destiamo e non
vediamo i soliti volti/ Oramai appannati”.
Poesia di un uomo che, nel suo autunno
sente “i fremiti della primavera/ la smania degli uccelli al primo volo/ il
tremore delle parole al risveglio/ la voglia di correre all’impazzata…”.
Grazie per le tue parole Giannicola!
Anche se i dubbi ti assalgono, aspiri e cerchi un varco di luce accendendo
anche in noi la speranza.
Anna
Vincitorio
Firenze,
26 ottobre 2021
Queste vivide impressioni, espresse quasi in forma di flusso di coscienza, sono illuminanti e comunicano al lettore la sussurrata essenza della poesia di Giannicola Ceccarossi.
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