Antonio Spagnuolo:
“Ricami dalle frane” Ed. Oedipus 2021 – pagg. 88- € 12,50-
Antonio Spagnuolo:
“Ricami dalle frane” Ed. Oedipus 2021 – pagg. 88- € 12,50-
Negli alati versi
di questa nuova silloge poetica di Antonio Spagnuolo, “Ricami dalle frane”,
Oèdipus, 2021, vengono perimetrate tutte le soggiacenze dello scenario
inconscio di questo autorevole poeta. Il suo nuovo snodo poetico attiva una
ribollente scrittura, ricca d’immagini, entro il pomerio di una trasversalità
stratificata, che va al di là dei limiti imposti dal linguaggio ordinario,
mettendo in relazione, attraverso un meccanismo associativo d’idee, le immagini
che trova dentro di sé, inquiete e palpitanti, forti e dirompenti.
Nel Dizionario
della letteratura italiana del Novecento, diretto da Alberto Asor Rosa,
Einaudi, 1992, così viene definita la poesia di Antonio Spagnuolo:
<<L’adesione e un’idea psicoanalitica della poesia, intesa come affiorare
di un elemento prelogico nell’esperienza mentale, comporta in Spagnuolo il
rifiuto di una sintesi vincolante, sul piano del linguaggio come su quello del
senso. È costante nella poesia di Spagnuolo la rappresentazione di nuclei
tematici come la centralità dell’eros, la relazione eros/thanatos e
libido/morte - cui risponde il ricorso a una terminologia clinico-psicologica,
evidente soprattutto in Melania (sezione centrale di Candida, Guida,
1985)>>. In una prospettiva di eventi illuminanti, nella magica sintesi
della poesia di Spagnuolo, l’inconscio nella sua propensione al “sezionamento
sperimentale” della parola, che Mario Pomilio definirà “pre-logica”, dà vita ad
un denso reperto di scenari psicologici che fanno da supporto alla débâcle
esistenziale: <<Altre incertezze d’attesa il mio sussurro/nelle ore che
esplodono distratte,/immerso ancora nella solitudine di mura/che ripetono il
preludio del sogno.// E ancora baci, delicatamente a sfiorare/il freddo della
tua magia/ che modella di nuovo le dita all’illusione>>. (Catullo).
<<La poesia>>, scrive Spagnuolo, in Eros e Thanatos tra Poesia e
Realtà, <<con le sue radici vincolate spesso all’inconscio e al
preconscio, pronta a manifestare le figure della creatività, resta
vigorosamente una immagine della mente che nella sua espressione rimane pura.
Ci sembra di abitare nell’anima come in una camera o in una foresta: ne
attraversiamo gli spazi, ma misuriamo le dimensioni, fisiche e spirituali, ne
ascoltiamo i rumori o le grida. Mai come in essa conosciamo l’ardire del nostro
sapere: la tendenza a violare tutti i limiti del pensiero e del sentimento:
l’unione della notte e della luce: l’amore dell’abisso, la fusione di ciò che è
spirituale con ciò che è fisico, in metafore corpose, abitando in fallimenti o
disastri che non ci abbandonano anche quando cerchiamo di evitarli, per
proseguire verso la parola volontaria e consapevole, nella speranza di
realizzare una sperimentazione del divenire tra le ambiguità dell’eros, illusi
così di allontanare thanatos>>.
La realtà viene ipostatizzata e resa evanescente dalla dissolvenza delle icastiche immagini poetiche, nel “calcolo delle combinazioni” e nella proiezione dell’illimite: <<Il mare ha onde clandestine, quasi un intreccio di parole raccolte nel respiro.// Tracce di un’illusione come l'occhio delle divinità che si nascondono nella spuma,/ pronte a ghermire il mio inconscio e stritolare l'ombra che trema fra le maniglie d'oro.// Le stagioni hanno le disarmonie per le assenze e non saprai distinguere il fondale>> (Onde). Appare chiaramente che l'antinomia fondamentale dell'Essere è consegnata all'esperienza della “perdita” e al fantasma voluttuoso della Poesia: <<Ho lacerato la carne stringendo fra le labbra il non senso della mia illusione.// Quel voler procedere a memoria aspettando i riflessi sanguinanti avvolti nel canto/ inesauribile dei colori, del vero vuoto che vuole divenire verso.// […] Traccio la sembianza del tuo corpo al calore della nostalgia e riprendo i pensieri/ per quel che rimane di un sogno (Carne).
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