M. GRAZIA FERRARIS, COLLABORATRICE DI LEUCADE |
SONIA GIOVANNETTI: "PHARMAKON"
Esuli navighiamo
Per arrivare all’approdo,
ma c’è sempre un paesaggio
che si rincorre e una luce,
un ricordo, un sorriso.
Uno sguardo che cammina
Insieme a noi e vive per non
morire. (Porto sicuro)
“Esuli navighiamo”: la
condizione esistenziale del poeta che pensa, sente, soffre e spera, cerca e si sforza di trovare un approdo
sicuro e rassicurante, un paesaggio nuovo, ma non estraneo, che sia sintesi
evocativa di storie passate, ricordi, di
luci, di simpatie, emozioni. È possibile padroneggiare l’ ambiguità del nostro
vivere, dominarne la definizione nell’opposizione semplice e netta: del bene e
del male, del dentro e del fuori, del presente e del passato, del vero e del
falso, dell’essenza e dell’apparenza? Lo sguardo è sempre straniante, “cammina
insieme a noi… siamo noi i creatori dell’inarrivabile?”, cambia il punto di
vista, modifica la nostra strada: “vive per non morire”.
Porto sicuro? È
d’obbligo l’interrogativo. Il dubbio è dovere intellettuale, morale e
artistico.
I titoli delle singole brevi
poesie sono estremamente significativi, anzi direi parte integrante
comunicativa del testo poetico nella poesia di Sonia Giovannetti, anticipo,
chiusura, prolungamento, interpretazione del pensiero che sfugge il limite.
Pharmakon, il
titolo complessivo della raccolta, offre la chiave di lettura e
interpretazione del suo itinerario e
svela l’ allegoria che nutre tutta la composizione e le sue parti, il tema
della poesia del dubbio ed il suo mistero: “Chissà/ se la luce del nutrimento/è
l’irraggiungibile”.
È un titolo che si cala nella
lingua e nella cultura greca da cui proviene con tutta la sua carica di
ambiguità. Necessario quindi il chiarimento, che la stessa poetessa ci offre
nella presentazione: una parola dal duplice significato. Significa infatti sia
“rimedio” che “veleno”, “a significare l’azione, complessa e contrastante, che
la parola poetica esercita sull’animo tanto di chi la formula, quanto di chi la
riceve.” Un invito a non essere superficiali o minimalisti, ottimisticamente
sazi dell’effetto cantabile dei versi o appagati e persi da emozioni
intimistiche. “un viaggio di scoperta/ di sé e del mondo./ di sé come mondo”
(Appercezione). Un invito a un linguaggio tutto essenza, rigoroso.
La navigazione, la
ricerca è medicina, è quindi benefica,
produce e ripara nel mare insidioso della scrittura che è razionalità ma anche
anarchica intuizione, magia, fortemente ambigua, accumula e rimedia, aumenta il
sapere e riduce la dimenticanza.
Su questa strada ”Tra bene e
male/ si coltiva questo andare/ e non esita la luna a chinarsi/ sul canto
lontano di un bambino”.(La strada) si articola l’itinerario della ricerca che
la poetessa declina consapevolmente in un vero e proprio percorso medico-
diagnostico: stati febbrili- conflitti del noi- effetto placebo- pillole
vitaminiche. Il percorso che è vita.
Ogni sezione ha la sua
autonomia e la sua forza comunicativa: nella prima erompe e prorompe – Stati
febbrili- la ridda delle contraddizioni della vita e dei suoi disagi interiori alla ricerca del
baricentro e di una quiete che sa irraggiungibile anche nel sogno e nel
ricordo: “Resta l’inferno/di questa vita persa/ nel miraggio di Itaca”
(Miserere). Una vena montaliana profondamente vissuta e rimeditata, condivisa:
“il miracolo appare là/ ove si sciolgono gli enigmi,/ nel pensiero che precede
l’onda morente.”(Tace la parola),”Amo perfino la tua assenza/ se così vuoi
tenermi vicino”.
La seconda sezione - Conflitti
del noi - è aperta al mondo sociale, all’osservazione dei fatti
e delle cose politiche del nostro infelice mondo: si muove nella realtà del
nostro tempo: ed ecco la testimonianza delle Donne di Kabul, oppresse
dalla tirannia, ( “la bestia qui ansima e punisce/ nel niente che mi
rimane,/nell’odio che impera e tutto divora”)il
ricordo e l’omaggio a personaggi che hanno segnato la nostra storia
civile e letteraria come Pier Paolo Pasolini, (“guardavi oltre il visibile
cercando/ e reclamando squarci di libertà”)
il ricordo dell’olocausto degli ebrei, ( “lontano e inaccessibile il
cielo./ non eravamo più, e poi solamente fu/ la luce grigia del vento di
Auschwitz”), il tema dell’ emigrazione
con l’evocazione della figura del
nonno, migrante a Cleveland. Chiude la sezione, l’immagine del piccione sul davanzale della finestra che
spicca il volo lasciando una piuma in ricordo, rilettura ed eco della poesia
libertaria alla Holan, de Il pensiero murato, densamente intellettuale a
contatto con la deforme realtà (i tragici avvenimenti della guerra e dell’occupazione
nazista), alla ricerca di una maggiore
affabilità, che raggiunge a tratti una semplice e per questo grandiosa
eloquenza e che, come la Poetessa rimane
sola protagonista , rinserrata in casa, a causa del Lockdown, la nostra attuale
tragedia.
La terza ampia sezione- Effetto
placebo- e non dimentichiamo il suo significato medico, che indica
l'effetto curativo di qualcosa che in verità di per sé non ha alcun effetto,
sottolinea i vari temi che danno ali alla poesia di S. G.: la poesia guidata
con amore da Erato, le stagioni,(Il paesaggio dell’estate) i miti greci, come quello in filigrana delle
Parche che filano (La cruna dell’ago) o come la riflessione sulla percezione e
l’autoascolto, il tempo creativo, ma anche la coscienza dell’illusione, motivi
che culminano nella certezza della
nostra debolezza che pure talvolta sa cogliere, intuire i miracoli ( “Talvolta tra le parole/s’insinua
un riflesso/ memore di altri tempi,/ che torna ad illuminare la sera.// Così,/
come un Natale”), pur nella consapevolezza che il rosario dei giorni nel deserto del quotidiano punteggia un calendario senza festivi, e richiede talvolta la leggerezza simile alla
piuma dell’uccello migratore, abbandonata al suo destino, come “vuoto a
rendere”.
L’ultima sezione si intitola Pillole
vitaminiche ed è offerta finale impegnata e nel contempo ironica che
ripercorre, cercando l’equilibrio, in rima,
i temi più intriganti, come quello della leggerezza (omaggio a Dante),
dalla alla verità, alla magia e alle sue contraddizioni, all’amore, di sapore stilnovistico, ma soprattutto alla
poesia, onnipresente, ostinata e
perseverante presenza nella sua vita di scrittrice.
Filosofia e poesia, ragione e
sentimento, un rapporto fecondo nella parola di S. G. “Non c'è poesia senza
pensiero, così come non c'è pensiero senza un momento poetico”: “la poesia è
reintegrazione, riconciliazione, abbraccio che
serra in unità l’essere umano col sogno da cui proviene, cancellando le
distanze..”. A questa meta volge la poesia di Pharmakon che è destinata a
lettori forti, che non fanno coincidere le emozioni con i sentimenti, la parola
suggestiva con il linguaggio poetico che si muove senza mai trovare tregua tra
la lingua della emozione e incanto e quella della riflessione e significazione.
Maria Grazia Ferraris,
dicembre 2021
Ti sono profondamente grata, cara Maria Grazia Ferraris, per la preziosa attenzione alla mia ultima raccolta di poesie. "Un’attenzione" (parola che sottolineo perchè "dono" davvero raro)che si espande con la tua parola poetica evidente anche in questa nota critica e per la (ben nota) capacità di analisi sul percorso di questa mia “medicina” e “veleno” che il termine Pharmakon vuole significare e che per Platone rappresenta l'insieme di tutte e due le cose. Ti ringrazio davvero di cuore per l’esame attento e lo “scavo” minuzioso che hai compiuto tra i miei versi tanto da rendermi consapevole del viaggio tra il “mistero” che caratterizza anche la poesia che si scrive in prima persona. Grazie anche a Nazario Pardini e saluto entrambi con stima e affetto.
RispondiEliminaSonia Giovannetti
La poesia insegue una logica diversa da quella della filosofia. Mentre questa si attiene al cosiddetto principio astratto di "non contraddizione", l'altra è radicata nel realismo della "contraddizione". Ma sarebbe un abbaglio credere che nelle contraddizioni della poesia non esista pensiero. La poesia è pensiero fatto di carne e sangue, ma a tutti gli effetti "pensiero". E' la modalità prelogica (ma niente affatto illogica) del pensiero, che considera una ricchezza la complessità e l'ambiguità contraddittoria del mondo e della vita. Quello della poesia è il pensiero dell'armonia degli opposti, sempre veraci e vitali, di contro al pensiero dell'armonia dei simili proprio della mente razionale. Maria Grazia Ferraris, sulla scorta dei versi straordinari della Giovannetti, pone magistralmente in evidenza tale caratteristica della poesia. Che non può essere ridotta a mera emotività (il monismo sentimentale è in tutto simile al monismo razionale), ma che risponde ad una visione del mondo ben più articolata, ricca ed inclusiva.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Carissimo Franco Campegiani, ringrazio anche te per l'attenzione - filosofica, che ti appartiene - che rivolgi, insieme a Maria Grazia Ferraris, alla mia poesia. Concordo con voi, pur sapendo che non compete a me la lettura "ragionata" della mia poesia. Io ho scritto sul cammino del "sentire" (che la poesia testimonia), di certo so che i miei studi, il mio interesse, i libri letti "pendono" per il pensiero filosofico. E razionalmente dico che tra poesia e filosofia sussiste un legame molto stretto. Ma sarò più espicita, su questo argomento, nel mio saggio di prossima uscita. Concorso pienamente con te quando affermi che "La poesia è pensiero fatto di carne e sangue, ma a tutti gli effetti "pensiero"; pensiamo a Leopardi, tanto per citare la figura più emblematica in proposito.
RispondiEliminaVi ringrazio ancora di cuore, ricevere parole così opportune, precise, così magistralmente "pensanti" mi inorgoglisce, un grato e pieno di stima, abbraccio a te Franco e a Maria Grazia, che mi aiutate a comprendere meglio ciò che scrivo.
Sonia Giovannetti