LUISA
PUTTINI HALL
Un
Mare di Lucciole
Poesie
Poesia
Italiana Contemporanea
Agape
– Amore: parola pronunciata, ricordata nel tempo e fuori dal tempo. “Il
cardigan rosso/ appeso nell’armadio/ profumo di crochi e bucaneve/ Gli stessi
di quella sera/ in cui stanca mi accogliesti/ con un sorriso filtrato/ dal
vapore del caffè…”.
Un episodio di vita quotidiana rimasto
intatto nella mente di Luisa. In esso l’uomo della sua vita; i suoi gesti che
si sprigionano nell’aria sempre vivi anche se appartenenti ad un tempo, altro.
Vita insieme. Il loro andare e,
l’oscurità di una strada, “si fa Via Lattea”. Fusione di anime nel “silenzio
graffiato da un gufo”. Il luogo negli istanti d’estasi può essere ovunque. Non
è questo che importa. Uniti sempre e intorno, il fascino remoto di paesaggi
antichi che sfidano il tempo. E in quel tempo dice il poeta: “Ma per me solo la
tua voce/ intreccia matrigali/ e sono canto d’allodola/ acqua sorgiva per la
tua sete/ magica falce di luna nell’ora azzurra della sera”.
In questo non tempo si susseguono episodi
di quotidianità che possono far sorridere ma che evidenziano la perfetta
fusione di una coppia: “Insieme/ le affettiamo in un dolce (quattro mele)/ Ogni
morso spalanca il paradiso”. Questo testo poetico è più di un ricordo dell’amato.
È un presente atemporale in cui scorre ancora la vita.
Le lucciole che David non conosceva e che
aprono il suo animo ad una poesia sconosciuta. L’uomo della sua vita che
conserva lo stupore e l’innocenza di un bimbo. Scorre la vita di due anime fuse
insieme. Li accomuna il senso della bellezza. L’arte che supera i confini
umani. Una ricerca di Assoluto che può assumere il sembiante di “un lungo
straniamento/ annegato nel blu perfetto/ dell’ellissi di Monet/ nel volo della
falesia/ di Inishmore”. Sempre ricordo, ma vivo in un presente atemporale in
cui due essere si perdono l’uno nell’altro e non importa il dove. Affiora anche
una malinconia là dove i colori di una tavolozza emanano profumo. La stanza è
vuota ma Luisa scorge ancora il volto di lui che cerca il sorriso della sua
donna.
Questa silloge non è un canto di morte ma
un inno alla vita attraverso la magia del ricordo. “Di fronte alla finestra/
c’è ora il tuo dipinto/ illuminato dall’oceano/ e dal primo sguardo/ di chi
incammina il giorno”. Il poeta è consapevole che ritroverà l’amato; risentirà
la sua voce; ne rivive lo sguardo. In un dopo lei sa che David sarà ad
attenderla. “l’incanto sarà lo stesso/ …”.
Versi che si susseguono, agili, delicati.
Luisa fa provare al lettore le sue sensazioni che anche se riferite a una
presenza che non è più, alitano di dolcezza. “È come il tuo soffio tiepido
sulla nuca/ all’acquaio di cucina nella luce dell’alba”. Il colore del ricordo
tingeva il dolore dell’assenza. Il più crudele dei mesi “allo sboccio della
camelia rossa/ al ritorno del picchio in giardino…” rimane “un sogno
d’abbraccio” e l’amore per la poesia da entrambi amata. Parole che danno corpo
al ricordo. Quanti di noi sfogliando un libro hanno ritrovato un fiore colto
non sappiamo né dove né quando. Eppure, anche un fiore essiccato può illuminare
il buio di un’assenza e permanere nell’eternità. Il testo scivola come una
barca sul fluttuare di versi profondi ed evocatori. Ma la malinconia è
sublimata dalla speranza di un incontro in quel dopo misterico dove l’infinito
si schiara tra miriadi di stelle. Lui sarà in un dove ad aspettarla; forse tra
i banchi fioriti della SSma Annunziata; nel brusio di voci, altre. È illusione?
Forse
sì, ma splendida. Per Luisa il presente è il buio; ma in lei il contatto con le
mani di David nella vivezza del ricordo, scalda la sua solitudine.
Silloge di ricerca di una voce, del suo
timbro in qualcosa che permane come un suono solo per lei vivo e pulsante che
le sarà accanto nel restante scorrere della sua vita. Vita tesa a rivivere nei
luoghi del passato. Vita, che solo i suoi occhi d’amata che continua ad amare
potrà schiuderle quell’infinito mistero dal quale lui ritornerà.
Ricerca, in un silenzio che si dilata aprendosi come l’inizio di una sinfonia: “Non sono più sola/ l’anima risuona/ di ciò che è stato/ e mai perduto”.
Firenze,
16 dicembre 2021
Anna
Vincitorio
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