Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade
Maria Rizzi su METAPHORIKA “ ... per l’alto mare aperto ...”
Gianluigi Pescio al Museo Sant’Agostino di Genova (8
-29 maggio 2013)
Ho
ricevuto in dono dall’Artista Gianluigi Pescio, conosciuto su Leucade grazie
alla cara Rita Fulvia Fazio, due cataloghi relativi ad alcune delle mostre che
ritiene più rappresentative. Mi soffermo, da profana di arte, su “Metaphorika”
sottotitolata “ ... per l’alto mare aperto ...” sedotta dal titolo e dal testo
introduttivo di Adelmo Taddei, Conservatore del Museo. E inizio il viaggio
nelle opere dell’Autore proprio da alcuni estratti della prefazione di
quest’ultimo. “Certo: ci sono i chiodi, ahinoi; ma chi ha una vita tutta fatta
di sfere? E può definir- si, questa persona, davvero felice, con un esistere
che gli è rotolato via senza pate-mi, forse senza profondità, come una pallina
da flipper che rimbalza insensata-mente di qua e di là? Certo: il fondo
metallico è arrugginito artificialmente dall’artista stesso e reso quindi scabroso,
mascherato a malapena dai pur intensi colori che Pescio spalma sulle sue
creazioni. Ma vale quanto sopra asserito, o, almeno, io credo che valga: a che una
vita piatta? E può esistere, una tale storia d’uomo?” Pescio nella mostra dal
titolo affascinante, che indica un insieme di metafore, seguito da un sublime
riferimento.
alla
Divina Commedia, per l’esattezza al XXVI canto dell’Inferno, nel quale Dante conferisce a Ulisse una nuova
e diversa centralità, fino a sovrapporlo quasi a quello di Omero. Di viaggio,
quindi, parlavo senza sbagliarmi. L’ulissismo si adatta perfettamente al
Nostro, in quanto non si pone lo scopo di fuggire, bensì quello di raggiungere
qualcosa, di appagare il bisogno insito nell’uomo di andare oltre e di vedere,
conoscere, misurarsi, provarsi e sapere. Odisseo fu spinto da queste
motivazioni oltre i confini del mondo conosciuto e tale stimolo tuttora spinge
molti di noi. Una pulsione che è alla base dei misteriosi perché dell’esistenza.
Pescio, nel presentare le Opere del catalogo, afferma di essere giunto al
minimalismo dopo quarant’anni di pittura figurativa caratterizzata sempre più
da una destrutturazione ai limiti di una liquida dissolvenza evocativa del
pittore russo Nicolas De Stael, che nella prima fase della propria arte, ovvero
nel 1946 - 48 era caratterizzata da ritmi contrastanti e violenti e da un forte
senso di movimento. Si trattava di opere complesse e opprimenti. Il colore
veniva applicato sulla tela con la spatola, era determinante uno spesso strato
di materia che generava un effetto quasi di bassorilievo. In questi quadri i
toni duri e drammatici erano originati da un timbro cromatico scuro, in cui
predominavano i grigi e i bruni. In risposta alle macerazioni interiori
l’Autore è giunto a un passaggio inter-medio - bicromo o meglio, achrome
bianco/nero. Il catalogo inizia con le Opere denominate ‘ferri’, che fanno
tremare tutte le fibre, in quanto sono acrilici su ferro ossidato con chiodi e
sfere, che per motivi che non saprei spiegare razionalmente mi hanno ricordato
Maria
Rizzi
Cara Maria, innanzitutto ti ringrazio di tenermi sempre presente e mi permetto di complimentarmi vivamente con te per la lettura approfondita e partecipata relativa al cataologo Metaphorika dell'Artista Gianluigi Pescio, conoscendo la sua ampia, articolata, suadente poetica che da sempre seguo e apprezzo: un punto di luce - riprendo la tua espressione-: " vibra all'unisono con ogni sua Opera e con la sua anima." Complimenti all'Autore. Cordialità ai lettori dell'isola. Un rispettoso saluto a Nazario Pardini.
RispondiEliminaRita Fulvia Fazio.
Rita mia, il Catalogo mi ha travolta emotivamente. Non sono un critico d'Arte. Ti ringrazio per aver fatto da tramite con un genio di questa branca e sono onorata delle tue e delle sue parole. Un abbraccio corale!
EliminaDesidero ringraziare anche qui,pubblicamente, Maria Rizzi per la splendida pagina di analisi delle psicodinamiche alla base i miei lavori; pagina degna di un critico autorevole.(condivido in pieno l'analisi). Ancora un grazie e un saluto a Rita Fulvia Fazio, al Prof. Pardini, ai lettori. Gianluigi Pescio
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