Sergio Camellini
I COLORI DELLA FANTASIA
Recensione di Anna Castrucci
Dopo una forzata assenza dalla parola letta e
scritta, mi accingo a leggere i componimenti poetici di Sergio Camellini presentati nella
raccolta I colori della fantasia per la Collana Parallelismo delle Arti, edita da Guido Miano
Editore.
È un dire piano e sommesso di verità esistenziali,
la poesia di Camellini. Verità sussurrate all’orecchio di un lettore che
accetta l’esortazione del poeta a vivere la gioia naturale: «È
l’alba, lascia il letto, / scendi tra i prati umidi /…/ tuffati nel bosco, / rompi
per primo / le trame dei ragni /…// Odora i profumi… /…osserva… / corri sui
campi / renditi ragione /…/ vivi la gioia naturale / che ti pervade» (L’Alba, una gioia naturale).
Quale miglior suggerimento alla nostra umanità
travagliata e divisa dalla necessità di scegliere tra l’essere o l’avere, tra la
salute o la malattia, tra la pace o la guerra che proprio di questi tempi ci soffia
sul collo.
I componimenti di Camellini, tuttavia, non si
fermano al solo suggerimento, ma sanno farsi strada nel luogo dell’anima dove
di fronte a noi stessi le nostre riflessioni si raccolgono. Essi ci offrono una
guida sicura, lungo un percorso che oserei definire pari ad una vera e propria
visualizzazione e meditazione poetica.
Si legga a tal proposito: «Chiudi
gli occhi, /…/ ritrova la bambina / d’allora. // Prendi coscienza / della tua persona,
/…// Ella è gaia, / canta alla vita: // ti sei ritrovata, / quella sei tu» (Quella
sei tu).
È facile riconoscere in questi versi, ma direi in gran
parte della raccolta di Camellini, il lavorio intimo dell’autore.
Egli sembra aver attraversato consapevolmente il
sentiero della sua propria evoluzione spirituale, praticando a lungo con il suo
‘bambino interiore’ che niente ha a che vedere con il fanciullino pascoliano.
Il bambino interiore a cui ci rimanda Camellini,
non prelude o giustifica alcuna poetica, ma a tutti gli effetti raffigura la
nostra infanzia, che ferita da qualche particolare sofferenza è rimasta bisognosa
di particolari cure e attenzioni. Cura, attenzione, ascolto nei componimenti di
Camellini sono principi che sottendono una nuova cultura dove la dignità umana
possa ritrovare il suo vero posto.
Camellini, inoltre, sembra aver compreso la
persistenza nell’animo adulto di sofferenze infantili e tenta con successo di
svelarle attraverso i suoi componimenti. I suoi versi cercano, non a caso, di mostrare
ad altri la strada verso il raggiungimento di più alte profondità dell’anima,
dove il bambino interiore si nasconde, affinché
ogni persona possa incontrarlo e provare a migliorare se stessa e quasi sempre
trovare guarigione emotiva e in molti casi anche fisica.
Nell’atmosfera di profonda ricerca interiore che
Camellini sa creare, si incastonano significative le corrispondenze con altri
artisti. Tali somiglianze, nella raccolta I colori della fantasia, appaiono particolarmente curate. È lecito
riconoscere in ciò la cura sapiente dell’editore Miano, ma anche la sensibilità
poetica che indubbiamente Camellini possiede.
Il tocco di universalità che rende particolare il
sentire poetico di questo autore, rende infatti versatili i suoi componimenti consegnando
loro una speciale predisposizione all’incontro ed al parallelismo con altre arti
sorelle.
Si può dunque affermare che ne I colori della fantasia
il lettore attento può anche riscoprire una nuova
chiave di lettura simultanea che stimola ed arricchisce centrando in pieno
l’intento che l’editore Miano propone con la particolare collana Parallelismo delle
Arti.
A tal proposito si osservi il legno di Giovanni
Conservo “Colloquio” (1983)
per cogliere l’efficace corrispondenza, ad esempio, con Dolce Angelo mascherato di Camillini. Nell’opera di Conservo, scevra da ogni fronzolo appaiono
forme umane che colloquiano sulla soglia di una porta che per incontrarsi deve essere
attraversata.
L’opera prelude ad un possibile incontro in cui due
anime, attraverso la parola e il dialogo, esprimono il loro bisogno di
incontrarsi attraversando il limite che la soglia impone. Ma indica anche come
noi stessi, come di fronte ad uno specchio, intessiamo un dialogo con la nostra
anima, quella in ombra, per capire e decidere quale strada prendere.
L’opera prelude, senza dubbio, al tema
dell’incontro con l’altro o con l’altro noi stesso, invita con dolcezza a superare
la paura dei limiti ed esprime in pieno sia il bisogno che il desiderio di
profonda riflessione, per attuare scelte che ci conducano al definitivo
cambiamento interiore.
Lo stesso tema si ritrova in forma poetica nel componimento
di Camellini «Voglio, / dico voglio! / Far mia / la tua malinconia / per
sentire quello che senti, / provare / le tue emozioni: / vivere i tuoi
sentimenti…» (Dolce Angelo mascherato).
In
questi versi si può cogliere immediatamente l’intensa volontà di incontrare
l’altro o addirittura di essere l’altro attraverso l’immedesimazione nei suoi sentimenti
e nelle sue emozioni.
Sempre
nello stesso componimento, Sergio Camellini
esprime il bisogno impellente di uscire da tunnel della paura e finalmente
prendere per mano la vita attraverso un cambiamento che attraverso l’atto di
volontà trasformi «… l’infinito / verbo
dire… / nel piacevole verbo fare, / come col tuo operato / a rischio / anche di
dolore…».
Allo stesso modo è di facile comparazione la fulgida e scalpitante energia che emana dall’opera “Cavalli” (1975) di Luciano Barro con il sentimento poetico che Camellini esprime in Dai ali ai sogni. Leggendo con cura si può ritrovare qui il lampeggiare della vita «…composta di attimi, / che si susseguono / incessantemente / tra cuore e mente…». Attimi che sembrano davvero scalpitare come i cavalli luminosi di Barro che lanciati in un volo di luce preludono all’esortazione del Poeta Camillini: «… Se dai ali ai sogni, / inizi davvero a volare / nell’arcobaleno di un quadro d’autore, / ove il protagonista / sei tu».
1
Aprile 2022
Anna Castrucci
Sergio Camellini, I colori della fantasia, prefazione di
Enzo Concardi; Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-43-5.
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