GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro di poesie:
SINTOMI POETICI di MARISA COSSU
con prefazione di Nazario
Pardini
Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Sintomi
poetici” di Marisa Cossu, con prefazione
di Nazario Pardini, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano
Editore, Milano 2022.
Vento marino
Va
dove vuole il vento e non dimora
che
in lati spazi aperti a sciolte briglie,
talvolta
in bianche valve conchiglie
da
cui la voce antica lieve affiora.
Di
canzoni e lamenti suona ancora
l’eco
delle sommerse meraviglie
di
alberate triremi e di flottiglie
perse
per sempre in fondo ad una gora;
ma
l’onda, con la voce sua sonora,
tutto
ricopre anche le ritte chiglie
e
la sirena che adorna la prora.
Esala
il mare un sogno che svapora
e
a sé traduce quelle meraviglie
nel
roseo cielo di una nuova aurora.
Iniziare la mia esegesi sulla poetica di
Marisa Cossu partendo dalla poesia incipitaria significa andare fin da subito
nel cuore della sua poesia. Del suo canto, antico e moderno. Antico perché
ripercorre le orme dei padri, moderno perché scopre gli input, i più intimi
segreti, le problematiche più attuali del mondo umano. La poetessa apre la sua
silloge con un sonetto di perfetta armonia petrarchesca. Il percorso di questo
poema si snoda su un andare armonico e vitale, eufonico e intimo, sensibile e
umano.
Molti i temi toccati e tutti riportano alla
vita, ai suoi marchingegni misteriosi: il sentimento, la passione, il
memoriale, la rievocazione di tempi e luoghi dove l’io viveva arie di
primavera, luce di soli abbaglianti e dove l’amore e il sogno alimentavano
l’esistere. Tutto scorre liscio, franco, personale, e tutto è il ritratto di
un’anima che posa su un vassoio d’argento la sua entità spirituale.
È raro incontrare una poetessa che sa fare
della vita un’opera d’arte e Marisa ci riesce affidandosi alla sua esperienza
scritturale fatta di sinestesie e metafore, di iperboli che dànno luce
all’insieme. Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di trabucchi e di
scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la Nostra non si
smarrisce, riprende la rotta anche dopo aver sbattuto la barca; si affida ad
una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di pace e di
armonie. È là che trova la sua destinazione, là dove i sintomi poetici
l’attendono pronti a reificare le sue malinconie, i suoi patemi, e le sue
allegrie.
La Cossu è alla continua
ricerca di verbi e strutture ritmiche di raro valore sintagmatico. La parola si
ampia o si restringe per seguire le emozioni di cui il testo è zeppo. Il
sintagma, lo stilema, il complesso gioco morfosintattico sono lì a disposizione
per concretizzare le varie fasi del dettato poetico. La varietà degli scritti
della silloge ci danno la contezza del valore della poetessa che trova nei suoi
plurali componimenti il sistema di farsi conoscere, di far conoscere la sua
sapientia culturale e il suo magmatico mondo versificatorio.
Dacché i vari testi della silloge, sono pronti a significare la grandezza di
un’autrice polimorfica e plurale, la sua immensa capacità di incastonare verbi
e sintagmi in versi di iconica valenza.
Sbizzarrirsi nelle diverse forme poetiche
non è da tutti, (rondò, sonetti caudati, sonetti elisabettiani, acrostici…) ma
la poetessa con la sua chalance prosegue nel suo cammino dando spazio
significante alle esplosioni del suo intelletto, sia che si tratti di un
autunno melanconico e velato:
L’autunno
Vedi,
l’uggioso Autunno si alimenta
nell’aria
sonnolenta
di
voci e d’ombre sperse e soffocate.
È
pausa della vita che rallenta
nella
stagione spenta
tra
foglie morte ed armonie velate.
Cade
l’oro del giorno in una lenta
malinconia
che inventa
nebbiosi
abbrivi e musiche stonate;
vedi
mutare l’ora quasi stenta,
la
pioggia si lamenta
con
voce roca per strade bagnate.
E
triste appare, dove già ricama
d’ombra
la grigia trama
di
una fuga di sole, il cielo immoto,
un
disegno remoto,
una
voce dall’alto che ci chiama.
È
il volo degli stormi, unico moto,
sospiro
dentro il vuoto,
presagio
dell’inverno che proclama
nell’esistenza
grama
la
prigionia dell’uomo e dell’ignoto.
sia che si azzardi a descrivere
con dovizia di particolari la forma della pietra:
La pietra
Non
può la pietra sciogliersi
avere
forma d’acqua, quando penetra
nell’ima
terra e provvida
disseta
semi ed erba, e vita genera.
La
pietra è un corpo ruvido:
un
cuore inaridito, sempre immobile,
accovacciato
e misero
rimpiange
il limo nero, da cui origina
un
filo verde timido
di
una speranza, forse, che lo illumini.
o la sfuggevole voce dell’acqua:
Acqua
Quel
getto che zampilla dalla roccia
l’acqua
sorgiva che costante sversa
dalla
gravina un rivo, da cui sboccia
l’antica
voce incatenata e spersa,
corre
veloce dove lignea broccia
lo
stringe con la forza più perversa.
Grande
fatica unire goccia a goccia
l’acqua
che rugge e che riemerge tersa.
Rivolo
stanco e memore del viaggio,
rassomiglia
alla stanza della vita:
sotto
la terra dura perde il sole,
ma
continua la corsa dove vuole
e
cerca uno spiraglio, una ferita,
che
lo conduca a un provvido passaggio.
sia che si tratti dell’acqua che
tanto rassomiglia alla stanza della vita nel suo cammino in uno spiraglio che
la conduce a un provvido passaggio.
Ricco l’uso del vocabolario,
ricchi gli intarsi di parole e suoni, di visioni e bucoliche immersioni, dove
ogni termine trova la sua portata iconica e visiva. Tutto si fa significante e
audace, tutto è importante e necessario in questo poema di grande portata
epigrammatica. È qui che l’anima della Marisa Cossu si disperde, lo fa nei
marchingegni costruttivi dove trova casa, una casa accogliente che dà
ospitalità ad un ingegno esuberante.
Ma è forse nella poesia di chiusura che la poetessa
trova i palpiti lirici più immediati per abbracciare l’animo di chi legge.
Poesia dove con riferimenti biografici esprime quella solitudine che condanna
ogni poeta:
La porta
Forse
verrà di notte al capezzale
la
tua sempre fuggevole presenza,
come
solevi quando ero bambina
e
la luce spegnevi scomparendo
dietro
la porta scura della stanza.
Finalmente
mi prenderai la mano
protesa
a te nel tremito nascente
dalla
mia stanza vuota, dal dolore
bruciante
dell’addio
che
chiuderà la porta.
E
non avrò potuto, come allora,
dirti
che t’amo e che mi sento sola.
Una silloge complessa e armonica,
plurale e polisemica, dove ogni parola ha un senso, ogni verso ha un suo
connotato e dove la parola giusta nel verso giusto fanno di questo elaborato un
insieme di forme poetiche in cui l’anima trova il suo posto.
Nazario Pardini
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Marisa
Cossu, insegnante
psico-pedagogista, di origini sarde, vive a Taranto e si occupa di saggistica,
critica letteraria e, in particolare, di poesia. È appassionata di studi
filosofici letterari ed ha sviluppato la propria scrittura a partire da
documenti destinati ai corsi di formazione e aggiornamento dei docenti,
attivati dall’Università di Bari, in qualità di relatrice e animatrice dei
gruppi. Ha pubblicato vari libri di poesia e di saggistica: La vita bella (2014), La carezza delle parole (2016), Attraverso pareti di pietra (2016), Trasparenti pareti (2017), Di ombra e di luce (2018), Saggi brevi (2019), Innesti (2020), Chiarori e
notturni (2021), Enigma (2021).
Marisa Cossu, Sintomi poetici, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano
Editore, Milano 2022, pp. 92, isbn 978-88-31497-84-8, mianoposta@gmail.com.
Ringrazio vivamente l'Editore Guido Miano per l'accurata editazione del mio nuovo libro "Sintomi poetici" e per il costante interesse dedicato ad ogni fase del percorso di pubblicazione. Di cuore ringrazio il Prof. Nazario Pardini per la bellissima prefazione di cui ha voluto onorarmi ancora una volta. La nascita di questo libro, creatura a me cara e preziosa, ha ricevuto le migliori e prestigiose attenzioni ed è pronta a prendere il volo dalla nostra Lèucade tra coloro che vorranno soffermarsi nella lettura. Mi auguro di poter giungere fino a loro con i "sintomi" della mia poesia.
RispondiEliminaMarisa Cossu
Splendida e altamente lirica l'esegesi di Nazario per l'ultima Opera della carissima Marisa della quale conosco bene l'indiscusso valore. Mi ha colpito l'allegoria con lo scafo: "Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di trabucchi e di scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la Nostra non si smarrisce, riprende la rotta anche dopo aver sbattuto la barca; si affida ad una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di pace e di armonie." Ovviamente il Vate si sofferma sullo stile dell'Autrice, che tocca vette altissime. Marisa sa 'sbizzarrirsi in varie forme poetiche' e sa "incastonare verbi e sintagmi in versi di iconica valenza." Inevitabile ricorrere alle espressioni del recensore nel commentare un simile gioiello. Le liriche postate sono esempi eccellenti delle capacità della Poetessa, che nonostante le conoscenze tecniche, è sempre ispirata e si affida ai sentimenti trascinando noi lettori in spirali senza fine. Ringrazio Nazario e Marisa per questa straordinaria pagina d'Arte assoluta e li abbraccio forte entrambi.
RispondiEliminaNon faccio poesia in rima e/o in metrica, ma quando ne leggo di alcuni autori all'nterno di Leucade istintivamente mi lascio trasportare dalla bellezza e musicalità del verso. E questo mi è accaduto nel leggere le poesia sopra; conoscevo di Marisa, per fama, la sua bravura, ma ora l'ho toccata con mano. Marisa nel suo versificare rispecchia in toto la Sua pacatezza, mitezza, donna di copiosa cultura e profonda sensibilità poetica e caratteriale. Quanta positiva invidia ho dell'autrice! Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaCarissima Maria,
RispondiEliminati ringrazio per il gentile e generoso commento alla mia opera tanto magistralamente curata dal Prof. Pardini. La tua amicizia mi rallegra e mi onora. Fa bene all'anima, in questi tempi bui, sentirsi benvoluti, circondati da persone così stimate. Ti abbraccio con affetto
Marisa Cossu
Una meraviglia.Complimenti.
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