L’altalena dell’angelo
Da oltre nove anni immota langue
l’altalena dell’angelo piccino,
nell’angolo riposto del giardino:
e dal piedritto rugginoso e scabro
i canapi pendenti, ormai sdruciti
sono ravvolti da sarmenti in fiore
di gelsomini aulenti.
Miracolo e stupore!
L’assicella di scuro legno antico.
ruvida, rugosa, scortecciata
nell’aria marzolina s’è ammantata
di capelli di muschio, intatto, fitto,
carezzevole al tatto, smeraldino.
Da quel tempo lontano, e pur vicino,
gracidanti nel divenir dell’onda,
or son silenti gli appigli rugginosi.
In timido flautare appena in cenno,
passeri e capinere posan lievi,
il vello delicato a non gualcire.
Rimpiazzar la seduta?
Oh, non
avvenga!
D’angelo senza peso l’assicella
solo a lui spetta e gliela serbi il tempo,
così, in velluto d’erba tenerella.
Zefiro solo or la rimuove e culla
e nell’afflato ne blandisce il manto,
come un sospiro d’angelo di vento,
mio inesorabil pianto.
Milano, marzo 2013
(L’altalena del nipotino,
suicida a 12 anni)
poesia che commuove fino alle radici. Può sembrare paradossale, ma nessuno più di un assente ci interpella e richiede maggior attenzione e devozione.grazie. M.Grazia Ferraris
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