giovedì 6 novembre 2014

CLAUDIO FIORENTINI: "ESSERE UN CONTEMPORANEO OGGI"

Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade

La crisi del contemporaneo

Certo che essere un contemporaneo oggi non è una cosa da nulla. In qualsiasi momento ti capiti di esserlo è già una bella sfida, ma se ti capita oggi, nell’era in cui l’informazione è alla portata di tutti, allora vedrai che sfortuna: trovi sempre qualcuno che ti mette sul tavolo la storia e, invece di sentirti proiettato al futuro, immancabilmente ti trovi a parlare del passato. Ah, che bello sarebbe se ti dicessero: “Contemporaneo, sei forte, vai avanti che ti aspetta un bel futuro” e se magari concludessero anche con un “Grazie!”. Inutile sperarci. Essere un contemporaneo significa che ti devi confrontare con gente che è al mondo come te, con la stessa vita, gli stessi problemi, lo stesso sistema nervoso quasi sempre a pezzi e lo stesso ambiente malsano che condividi con tutti… essere contemporaneo significa condividere il tuo spazio con qualcuno che ti considera suo contemporaneo.
Bene, e allora veniamo al punto. A me è capitato di essere contemporaneo ora, in piena era dell’informazione, e sai che ho notato? Che tutti credono di saperne più di te, vuoi perché a scuola ci vanno un po’ tutti, vuoi perché è facile trovare informazioni in rete e leggerle in pillole (senza verificare le fonti), vuoi perché quello veramente ha studiato e non vede l’ora di fartelo capire, alla fine quello che ti sta davanti non ti vede come fonte di arricchimento, ma ti vede come ricettacolo del suo ego. E che fa con il suo ego? Te lo sbatte davanti: se sei un pittore di astratti lui ti tira fuori Kandinski; se sei un poeta quello ti tira fuori Baudelaire; se sei un romanziere quello ti sbatte in faccia Manzoni. E tu sei quasi intimidito, senti che ti devi giustificare perché loro sono mostri sacri e tu no, ascolti il discorso di quello lì che ti sta facendo vedere com’è bravo e quanto è informato, mentre il tuo lavoro artistico scompare mestamente e tu ti senti un inetto.
Ma non c’è da scoraggiarsi, succede a tutti i contemporanei che non sono stati certificati dal mercato o dalla TV. La realtà è che la storia dei contemporanei ancora non è stata scritta, quindi un contemporaneo, per definizione, non ha ancora passato il filtro del tempo. E quanti ce ne sono che ancora non passano il filtro, tutti insieme ammassati nell’attuale, un periodo di tempo infinitesimo di cui abbiamo coscienza perché lo stiamo in qualche modo vivendo.
Ma vedi, è importante essere contemporaneo, del resto noi lo siamo dal momento che ci parliamo. E proprio perché contemporanei forse non ci rendiamo conto di quanto sia importante il nostro contributo: un contemporaneo fa, esegue, crea, e con la sua arte, forse inconsciamente, diventa un piccolo tassello che serve a costruire la storia di cui si parlerà tra cinquant’anni. Facendo e creando, ovviamente, interagisce con altri, si espone ai suoi contemporanei, nevvero? E rischia di suo! Che lo prendano per un cialtrone o lo considerino un genio folle non importa, bisogna però apprezzare che il contemporaneo gioca a carte scoperte mentre il mercato lo osserva sorridendo e lo espone a critiche impietose.
Ha coraggio un contemporaneo, il clima non gli è mai favorevole, ancor meno oggi. Eppure non demorde.
Gli altri, che sono sempre lì a servire da paragone, sono stati storicizzati, riconosciuti e ammirati… eppure anche loro sono stati una volta contemporanei, anche loro si sono esposti al rischio della derisione, e di due o tre che sono stati riconosciuti dalla storia, centinaia di grandi talenti sono stati dimenticati. Facile paragonare un contemporaneo a uno storicizzato, difficile è capire quanto coraggio ci sia nell’essere contemporaneo, alla fine non importa se si passerà alla storia, importa contribuire a questo meraviglioso movimento che determina l’evoluzione dei linguaggi artistici, e vi assicuro che farne parte è un onore.

Claudio Fiorentini








10 commenti:

  1. Un bel messaggio, non c'è che dire. Stile corrosivo, come sempre, e assai gradevole, con sane idee bellicose.
    Franco Campegiani

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  2. grandi spunti di riflessioni ed ottime affermazioni sul ruolo dell'essere contemporaneo, d'altronde soltanto la storia ha reso grandi dei personaggi del passato poco apprezzati nel loro tempo. Infatti, nasce l'affermazione ai posteri l'ardua sentenza, se rendere grande oppure dimenticare. Ci sono tanti esempi di personaggi molto noti nel loro tempo che poi sono stati dimenticati velocemente, altri invece forse definiti sfigati che poi il tempo ha dato loro la gloria, tra questi ci sono senza alcun dubbio i poeti, spesso anime sensibili e procursori dei loro tempi, tanto che i loro scritti sono pietre miliari della nostra società.
    Quindi il contemporaneo deve agire senza paure, forte delle proprie idee e capace di confrontarsi e condividere per crescere velocemente.
    Ho apprezzato molto questo contributo
    Francesco

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    1. Dirti BRAVO è solo limitativo, vi sono riflessioni che lasciano intendere un sistema di vasi comunicanti, di pensiero vasto e polimorfico, duttile a tutte o quasi le forme d'arte considerate sulla terra e tu sei Claudio la somma delle virtù artistiche: scrittore di notevole sensibilità e preparazione, poeta di forte spessore, artista poliedrico, intendo pittore e non solo (a tutto tondo). Un articolo, il tuo, mordace ma schietto, palese palese, quatto quatto dici verità all'arsenico che lasciano dentro l'amarezza sconfortante di essere contemporaneo, cioè massa fluida, popolo di perfetti illusi che non arriveranno mai a lambire la sponda della storia, ma anche di tanta responsabilità per i 4 o 5 nomi che andranno a rappresentare la stessa, perché non illudiamoci gente! Al contemporaneo si prospetta un grande tempo infinito, diciamo l'infinità meglio, per non essere stato niente di quello che ci si aspettava da lui, solamente, si fa per dire, cinquanta anni di distanza dal più completo dimenticatoio, dall'abbandono culturale più spietato che possa subire il genere umano. In medium stat virtus, c'è da sperare...

      Ninnj Di Stefano Busà

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  3. Claudio caro, i commenti autorevoli che mi hanno preceduto ti tributano l'onore che meriti. Ho letto ieri, in anteprima, il tuo messaggio e ti ho risposto di getto che continui a essere il Grillo Parlante, la voce delle nostre coscienze. Quante volte è capitato a ognuno di noi di pensare al ruolo che il contemporaneo sarà destinato ad avere nella storia... e anche solo nel presente. Va detto che gli studiosi remano contro. Basta pensare ai Sociologi, agli uomini che, come Bauman, parlano di società 'liquida', di era del 'qui e ora', del 'mordi e fuggi'. L'idea che non esista progettualità spinge a sentirsi dei precari del vivere, pressati dai grandi del passato e da coloro che, forse, dovranno arrivare.. Ci si sente di passaggio. E si perde il coraggio, che tu dimostri con la vitalità intellettiva e la capacità di rompere gli schemi, che ti caratterizzano, di credere che la storia è anche nostra. Tutti sono stati contemporanei. Molti hanno vissuto di stenti e di solitudine prima di essere riconosciuti come simboli di un'epoca. Perchè oggi tendiamo ad aggrapparci al passato e a rinnegare le potenzialità di un periodo storico difficile, maltrattato, ma non per questo spento. Si scrive, si dipinge, si vivono realtà aggreganti e non massificanti... Il tuo sogno è il mio, amico caro. So che sei un passionario e sai quanto occorre dimostrare ai sogni che andiamo loro incontro. Captaloona docet. I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi! Ti ringrazio e ... leggerti mi emoziona ogni volta di più...
    Maria Rizzi

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  4. Davvero stimolante questo intervento di Claudio Fiorentini: la vis ironica mista all’acido corrosivo, mitigata dall’umorismo e dal garbo espositivo, ne fanno un godibilissimo intervento, che si sprofonda impietoso nel nostro vissuto quotidiano di frustrazioni ed incomprensioni , con una vena di sorriso. E non è poco. Lo ringrazio. Ha ragione: essere contemporanei non è cosa da nulla: è scomodo, difficile e nel contempo coraggioso.
    Credo che queste affermazioni le sottoscriverebbero anche quei personaggi che la storia ha oggi fatto entrare nell’empireo della grande Arte e che pur sono stati contemporanei, subendo incomprensioni , disconoscimenti ed irrisioni. Basta ricordare, e un nome basta per tutti, al grande Leopardi…
    Ed io che studio con amore e con volontà anche di risarcimento la letteratura femminile del Novecento, potrei elencare un numero straordinario di donne, abili, intelligenti, dotate, che hanno visto i loro lavori cestinati, sottovalutati, irrisi dalla Autorità culturale e dai pregiudizi del tempo…
    Poi è vero anche che la palude culturale è di estensione infinita …e spesso ci si affonda senza scampo: per ambizione? richiamo culturale? vanità?, Moda?, esibizionismo in concorsi, festival, premi, bestseller autoreferenziali, esibizioni televisive, le sagre dell’inutile …
    Molti (troppi?) scoprono una loro miracolosa “vena”dilettantesca che credono Arte….e giocano un gioco al ribasso e al degrado del gusto e al conseguente disprezzo delle lettere, riducendole al massimo a strumento di consolazione.
    Permettetemi un ricordo “antico”, una citazione: Ricordava Cicerone nelle Tuscolanae Disputationes (I, 3-6, 45 a.C) che “chi usa in modo distorto il proprio tempo libero e le lettere” permette ad altri di sentirsi autorizzati a “scrivere con la stessa sciatteria”. Nell’era delle comunicazioni di massa, le parole dell’esigente oratore romano pesano ancora di più che se scritte su pietra e condannano senza appello la futilità.
    Ma accetto la saggia conclusione di Claudio F che dà comunque fiducia. : “…difficile è capire quanto coraggio ci sia nell’essere contemporaneo, alla fine non importa se si passerà alla storia, importa contribuire a questo meraviglioso movimento che determina l’evoluzione dei linguaggi artistici, e vi assicuro che farne parte è un onore.
    M.Grazia Ferraris

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  5. Credo che il coraggio di cui parla Claudio Fiorentini, sia da trovare nel rifiuto di qualsivoglia altisonante termine di paragone che ci venga spiaccicato in faccia. Essere se stessi, pur tormentati dal dubbio dell'inettitudine, per esprimersi sempre e soltanto attraverso capacità e punti di vista incontaminati; non aspettarsi mai niente e procedere per la propria scelta strada. Aborrire qualsiasi forma di emulazione. Non accodarsi. Procedere a piedi scalzi su un terreno sconnesso dalle connessioni di massa stoicamente sopportando qualche inevitabile ferita e sentirsi parte di un Tutto ma col fiero, e non ostentato, senso di una individuale unicità, al passo col tempo.
    Insomma, per dirlo con parole mie: "sincronizzare il passo, ma depositare il tacco". Per me questo significa essere contemporanei.
    Grazie a Fiorentini per aver aperto questa importante riflessione.
    Lorena Turri

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  6. Trovo interessante, ricco di stimoli e, volendo, passibile di ulteriori sviluppi questo intervento di Claudio Fiorentini che ben tratteggia la fatica della contemporaneità per le persone sensibili e, soprattutto, pensanti.
    Pasquale Balestriere

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  7. Già Claudio, grazie delle tue parole,
    sono altrettanto convinto che gran parte degli artisti o presunti tali, quello che hai scritto lo pensa. Siamo travolti da una valanga di informazioni che per me è censura moderna, le sole tue pregevoli e belle parole quindi, anch'esse ingrossano la valanga, ma allora cosa fare?
    Sinceramente non lo so, ma di sicuro non fermarsi alle parole.
    Comportamenti e manifestazioni questo è quello che mi viene in mente,
    non senza difficoltà, cercheremo di fare.
    Roberto Nizzoli

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  8. Grazie a tutti per le vostre risposte. L'era dell'informazione porta molti benefici, ma anche qualche scompenso dovuto alla dispersione di contenuti. Il manifesto culturale Il Bandolo, pubblicato anche in questo blog, è un'azione concreta in risposta a questo dato di fatto. Abbiamo 79 firmatari e alcuni sono già sostenitori attivisti delle idee in esso delineate. Il 14 novembre alle 19,00, presso il Polmone Pulsante (salita del Grillo 21, Roma) animeremo il terzo dibattito sul tema. Contiamo sulla partecipazione di alcuni firmatari e simpatizzanti, e chi vorrà provare a seguire l'evento via Skype, dovrà richiedere il contatto a me, per email: claudio_fiorentini@yahoo.it . Ma oltre la firma o la partecipazione al dibattito, noi chiediamo ai firmatari di farsi, per quanto possibile, attivi sostenitori del movimento, dandoci la massima visibilità, e promuovendo ciò che è stato scritto come conclusione dei due dibattiti precedenti. Il blog che ci ospita, grazie alla saggezza e l'attivismo del prof. Pardini, è un chiaro esempio dell'orientamento da prendere, il circolo IPLAC opera nella direzione indicata da diversi anni, ci sono diversi blog e diverse associazioni che vanno nella stessa direzione... occorre evitare la dispersione, occorre aggregare movimenti e strumenti di divulgazione, unire sotto una stessa bandiera per diventare un riferimento organizzato del nostro tempo. Sogno? Forse, ma se non si sogna non si realizza nulla. Vi invito a rileggere queste pagine:
    http://nazariopardini.blogspot.it/2014/05/manifesto-culturale-il-bandolo.html
    http://nazariopardini.blogspot.it/2014/07/seconda-riunione-del-28062014-per-il.html
    Grazie
    Claudio Fiorentini

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  9. Molto realista quello che scrivi . L'acribia non ti manca e ti fa onore . Mi fa tanto piacere averti letto .
    leopoldo attolico -

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