venerdì 7 novembre 2014

UMBERTO CERIO SU "LA RICCHEZZA DELLA SERA" DI N. PARDINI


Umberto Cerio collaboratore di Lèucade
Questo è un tardo pomeriggio che si illumina, sugli scogli di Lèucade.
Si fa presto a dire pensiamo di meno al passato! Il passato, quando viene riproposto da una poesia che apre la luce, ci prende, ci imprigiona nel fascino di un "romanzo" in versi di un nuovo Odisseo, che non si vede, di cui non si fa il nome, di una leggenda di vita e di una vita che si fa leggenda, di un personaggio che però ti respira vicino, del quale "senti" il viaggio, l'approdo, il ritorno alla sposa abbandonata per anni e ritrovata, le "fanciulle allettanti", "ninfe maliziose" come Circe e Calipso, l'incontro coi giganti, il dolore arrecato a Polifemo in cambio della propria vita,un re amico e la figlia Nausicaa che gioca a palla gioiosamente sulla spiaggia, non puoi dimenticare che ciò che hai già vissuto ritorna con la forza non della leggenda, ma con la forza della vita vera. Ed ancora: " a lui ( "al re che mi fu amico narrai / le storie e le leggende di quel corso / che prese nel gorgo la mia gente") : non solo il tono raccolto quasi di un'elegia, ma anche quello quasi epico di una narrazione rivissuta sul filo delle memorie.
E' "La ricchezza della sera", della saggezza dell'approdo ad una "età" che ha raggiunto il senso ed il possesso della saggezza della vita, che ha conosciuto " il profumo della vela" e il ribollire dei marosi, l'urlo della bufera e l'ira degli Dei avversi! Quale sapienza compositiva e quale fascino coinvolgente nell'avventura di un'anima vivono in questa "ricchezza della sera", che non è solo la ricchezza della vita, ma la sera che chiede giusto ristoro dopo le traversie di un'esistenza piena e avventurosa per l'amore e la sete del sapere. Ogni volta, sullo scoglio di Léucade, rivivo di riflesso la bellezza e il fascino della poesia di Nazario Pardini. Ogni volta devo notare come il mito rivive in noi, oggi e sempre. Complimenti, dunque a Nazario Pardini e ad Anna Santarelli, che ha saputo mirabilmente selezionare e fondere i versi fascinosi di Nazario (Umberto Cerio, 06/11/2014).


La ricchezza della sera

Sono di nuovo da te dopo il viaggio. Lungo          
viaggio tra sirene e scogli
su mari in bonaccia o gonfi di venti
che una sorte ostile scagliò sulle vele
spesso errabonde. Sono tornato alle tue mura
città che mi contieni. Ti ricordi? Alla partenza
vibrava d’incoscienza e voglia di conoscere il mio animo.
Le vele profumavano di seta e le sartie
sapevano di nuovo. 
Ora che torno vorrei tanto il tempo               
per dirti le mie gioie i miei tormenti:
naufragi, ninfe maliziose, anfratti
ribollenti di furie incastonate
nelle schiume all’apparenza troppo chiare.
Tutto questo vorrei dirti; tante storie:
incontri con giganti, con fanciulle                 
allettanti che tenevano il sapere
e per quello avrei dato anche la vita. Torno
senza la barca che spesso mi vide
combattere nembi scompigliati.
Accompagna i miei resti la nave pacifica
di un re che mi fu amico. A lui narrai
le storie e le leggende di quel corso
che prese nei gorghi la mia gente.
Ritorno con nell’anima lo sguardo
di una fanciulla intenta al corredo
che giocava spensierata a palla
sorridendo con le ancelle. Torno a sera
zeppo di vita, arricchito di genti di mari e città
che colmarono in parte le mie voglie. E questa è la mia sera:
è un’ora che lascia all’incoscienza del mattino
la ricchezza e i dubbi del ritorno.

Nazario Pardini

4 commenti:

  1. Voglio farti pervenire il mio modesto giudizio:
    Un testo di simile altezza ha dalla sua, quasi sempre, la capacità semantica di sviluppare: sensazioni, emozioni, spaesamenti, sentimenti proiettati verso una scala di valori fonici e sintattici ai quali ci ha abituati, che vanno a cementare la già indiscussa realtà della scrittura lirico/semantica di Pardini. Sono la prova evidente di un notevole talento che armoniosamente si arricchisce di volta in volta di strumentazioni notevoli, orchestrazioni subliminali, forme sinestetiche che, orientate e filtrate al meglio, da un intelletto critico di prim'ordine sa compiere un approdo a sempre nuovi linguismi per giungere attraverso varie forme di lampeggiamenti e strutturazioni all'evento lirico per eccellenza. Pardini, ormai giunto a livelli di un spessore letterario notevole, sa elevare il canto dell'anima, regalare ai suo lettori un incastonato diamante dai riflessi ineguagliabili, puri, sottesi ad atmosfere liriche tra le più condensate che sanno innescare sensazioni e vibrazioni al lettore, anche il più distratto. Complimenti Nazario e auguri sinceri per sempre nuovi approdi ulissiadi alle sponde di mari e di sirene che ammaliano. Grazie
    Ninnj Di Stefano Busà

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    1. Grazie Ninnj,
      un commento simile e, quello che più conta, uscito dalla penna di una delle scrittrici più autorevoli, sennò la più, del panorama letterario attuale, mi emoziona, mi imbarazza, mi inorgoglisce, e mi riempie di gioia
      Nazario

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  2. Il mito di Odisseo, del viaggio, del ritorno... la storia, che da sempre celebra il nostro vivere, cantata in una lirica che toglie il respiro e rende nudi e vulnerabili. Leggendola ho vissuto il viaggio, non l'attesa. Da donna, mi sono sentita Ulisse, colui che viaggia "tra sirene e scogli /
    su mari in bonaccia o gonfi di venti" e ho avvertito la caducità del mio scafo. Il professor Pardini, in questo cammeo, che gioca sul registro di un'unica, pregnante allegoria, mi ha indotto a riflettere sull'importanza del percorso. La vita non è nella partenza, che"vibra d’incoscienza", né nell'approdo... è il coraggio di affrontare "tante storie:
    incontri con giganti, con fanciulle
    allettanti che tenevano il sapere
    e per quello avrei dato anche la vita". Il coraggio di essere forti nella fatica, nell'ignoto, nel dolore e nelle sfide. Il ritorno, nella lirica, come nell'esistenza, è il bagaglio di esperienze accumulate, la forza della memoria, ma anche e soprattutto "un’ora che lascia all’incoscienza del mattino / la ricchezza e i dubbi del ritorno". Se esiste la possibilità di coniugare versi di poderoso impatto emozionale e di lirismo travolgente con le verità più profonde del nostro tempo terreno, il caro Nazario ha saputo realizzare questo miracolo... Lo scafo, pur tarlato, va salvato dai naufragi. Ed è difficile. Come salvare i sogni. Mi sono commossa leggendo: "Torno
    senza la barca che spesso mi vide
    combattere nembi scompigliati"... , in quanto ho respirato la fatica di affrontare gli urti dei giorni. Ringraziare l'Autore per questo affresco autoptico della vita è davvero povera cosa. Preferisco abbracciarlo.
    Maria Rizzi

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    1. Grazie Maria; la tua esegesi è un trabocco d'amore e di stile; di vita e di sogno; di fughe e ritorni; solo un'anima che è riuscita a partorire un romanzo quale "Anime graffiate" può raggiungere vette di tanta intensità critico-emotiva.
      Un abbraccio
      Nazario

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