Il Presidente
PROF. DOMENICO PISANA
Via Rocciola Torre Cannata 8/a
97015 MODICA
Cell. 334/7168900
e-mail:domenicopisana@virgilio.it
Modica,
20 dicembre 2014
Gentile
Ester,
nel
ringraziarti ulteriormente per il dono del tuo “Fragile. Maneggiare con cura”,
colgo l’occasione delle Festività natalizie non solo per rivolgerti i miei
auguri ma anche per comunicarti alcune mie impressioni sulla tua silloge, che
mi è giunta gradita.
L’impatto
con le tue liriche mi è stato di forte impulso alla meditazione sul nostro
essere nel tempo, tempo di forte naufragio dell’anima, di caduta dei grandi
valori dello spirito e di nichilismo esasperato. Il titolo della tua opera
contiene già in sé una dichiarazione di poetica e i versi si addentrano nei
meandri più profondi della nostra coscienza per aiutarci a cogliere in essa “l’impronta
del Divino” , la sola capace di supportare la nostra fragilità umana e di
ribaltare l’ordine del nostro vissuto quotidiano: da “Manichino/ in
esposizione” che si lascia vivere dal mondo, a uomo che vive “il” mondo e
“nel” mondo.
Colgo
nei tuoi versi una dolente meditazione esistenziale che si fa linguaggio lirico
catartico; le liriche hanno infatti il sapore della vita necessitata dal
bisogno di uscire dall’ “oscuro di insidie”, per ritrovare la dimensione
veritativa in ogni dove: nelle persone, nelle cose, negli oggetti, nella
natura.
Mi
piacciono quei versi brevi, quasi epigrammatici, ove si trova essenzializzata
la forza di una parola che si fa linguaggio allusivo, analogico, trascendente ,
polisemantico ed anche olistico.
Stupenda
m’appare, poi, la geometria delle tue immagini, che danno “espressione e
sostanza” a quella fragilità che cammina latente nelle nostre relazioni, spesso
ferite da “Gelidi schizzi/ di marosi invisibili/ (che) il viso
schiaffeggiano. Dici bene nella tua nota introduttiva al libro: delle
nostre ferite corporee gli altri si accorgono e si dolgono, ma delle “ferite
dell’anima” no. Queste , spesso, finiscono per tradursi nell’esistenza di ogni
uomo in incomprensioni , solitudine, depressione e financo gesti che in una
fragilità non guarita portano a innalzare muri invalicabili.
Cara
Ester,
sento
la tua poesia muoversi all’interno di coordinate metafisiche che fanno della
tua raccolta non un libro di descrizione ma di introspezione. Si tratta di una
metafisica istantanea. In un breve componimento riesci a dare una visione
dell’universo, un segreto dell’anima, una poetica di cose, di oggetti, tutto
insieme.
Il tuo
libro ci fa veramente riflettere sul “ senso della fragilità dei sentimenti
umani ”, che vanno maneggiati con cura ; nella tua versificazione vi sono
rintocchi di amarezza, di incomunicabilità,
di
ferite che si aprono e si chiudono, smarrimenti che, tuttavia , non ti
impediscono di innalzare al cielo il “canto alla vita, nonostante..”
ricordando a te e quindi a noi il monito di Seneca, il quale nel suo De
Beneficiis rimproverava agli uomini di dimenticare troppo spesso la propria fragilità.
Tu ce la ricordi con i tuoi versi, la vivi nei tuoi versi, la senti come
sorella di viaggio e il tuo soffrire è dunque universale, appartiene a tutti
noi, ci fa incamminare verso la ricerca di una uscita capace di maneggiare la
vita perché non si perda nel bruciore di relazioni artificiali e distorte.
Chiaramente
le sensazioni sono state molte e profonde, ma ho voluto comunicarti quelle più
significative per testimoniarti che il tuo “sentire poetico” è abbastanza
vicino al mio. Molto del tuo mondo interiore mi appartiene e si trova
proiettato nella mia raccolta “Tra naufragio e speranza” che a giorni uscirà.
Te ne farò giungere una copia per ricambiare il tuo gradito dono. Concludo
augurandoti ancora un Buon Natale e un sereno anno nuovo, e lo faccio con le
parole che mi sono congeniali, quelle della poesia, quasi a suggello del
sorgere della nostra amicizia.
Con
stima
Domenico
Pisana
SI STENDE L’OMBRA DELLA STELLA
Si stende l’ombra della Stella
sul naufragio d’anime
inconoscibili a se stesse
e si adagia sul cuore vuoto di
doni
come veltro di speranza
per ricondurre ai piedi del
bambino possibilità
rimaste nelle lacrime,
e verità vergate di nuvole.
Con passo timido scruti
attorno al presepe illuminato
questa grotta di silenzi
tracimati,
librandola in desideri di pace
irrepetibili e coprendola
di muti oltraggi e di rancori.
Ed ecco che viene il Figlio
sopra le piaghe laceranti
custodite negli scrigni di
popoli e razze
attraverso sentieri di un parto
non compreso,
sussurrando nella paglia
gemiti d’amore
iscritti nella Parola eterna e
consegnati
al grigiore di mani fiacche.
Ma là, nella grotta, ove
l’Infinito s’è fatto carne
per liberare la rondine
nascosta nell’anima,
si rivela il mistero nudo di
ragione che dà senso.
Non
c’è parola né potenza,
né grido né odio,
né trionfo né vittoria.
Al sorgere dell’alba divina
vorrei
che il mio cuore fosse una
grotta aperta;
non una pietra sepolcrale.
Domenico Pisana
Un uomo assai raffinato, con una terminologia poetica di grande sensibilità. Se penso poi che viene da Modica, in qualche modo mi sento coinvolta, date le mie origini. Nessuno meglio di lui avrebbe saputo commentare la tua fragilitá, Ester. Ada Zapperi Zucker
RispondiEliminaCaro Domenico,
RispondiEliminala tua recensione sulla mia silloge, perché tale è: una vera RECENSIONE, è stata per me il più bel regalo di Natale! E' acuta, profonda, attenta; rivela il tuo affinato e raffinato senso critico e la tua grandissima cultura. Grazie, Grazie e ancora Grazie. Le "attenzioni" come quelle che tu hai riservato al mio caro "Fragile...", valgono più di qualunque primo premio!!!!! Spero di avere il piacere di conoscerti personalmente. La poesia che mia hai mandato è significativa ed arrivante. Superba la chiusa. Buon Natale, carissimo amico!