Nota
critica
a
Umberto
Cerio: Poeta
La
poesia è corpo, mistero, forza emotiva, guizzo verbale, decantazione, fuga con
l’animo zeppo di terra, di vita, di sogno, d’amore e dolore; rievocazione di
voci che calde ti ri-chiamano a tempi, a giorni, momenti, a luoghi d’incontri
che pesano dentro se fatti ricordi; è nostalgia per cose non dette e non fatte;
per cose scadute che ti guardano in faccia e ti chiedon perché del bene e del
male, di assenze, e ritorni, di sponde e di spiagge che prima reggevano acque
tranquille ed ora si rompono a piene esondanti; ma soprattutto è immagine, repêchage
da pozzi colmi di fatti e figure, di idoli e miti, di storie e culture vissute
lontano accanto a una donna, ad un cielo al tramonto che dopo un lungo riposo
ri-tornano a vita sfumate da un cuore che freme.
Non
certo una cruda realtà senza capo né fine. E Cerio, uomo di un vasto sapere, di
un animo ampio da tenerlo e covarlo, che per anni ha bevuto alla fonte di miti
e poemi, ci dona Poseidoni e Ninfe, Bellerofonti e Chimere, Odissei e Fedre,
Medee e Antigoni, vestiti di abiti annosi e sdruciti dal tempo; ma abiti forti,
preziosi, che reggono a piogge e bufere; impolpati di amori, e colori che le
stagioni si portano dietro per ornare quei miti che sanno di vita. Qui è Cerio.
E’ nel canto epico del suo esistere. E’ nella forza lirica del suo canto. E’
nella sonorità eufonica del suo endecasillabo. E’ in queste immagini intrise di
dèi che tornano nuovi. Poeticamente generosi. Qui è la Poesia: è in quella
piena di affetti che cercano l’ora di dirsi sul foglio. E Cerio la lascia
libera la sua anima, a “assaporare l’aria che respira nei tuoi occhi/ e vivere
il salpare di velieri/ verso l’ignoto
d’albe/ col salmastro dall’onda sollevato/ nel mare del mostro di Poseidone…”;
sì, la lascia libera, purché ritorni sapida di “Sole/ quando giunge la notte
del naufragio”.
Nazario Pardini
Poeta
Poeta è saper leggere i giri
della
luna, ascoltare
il
sottile fremito degli astri,
il
viaggio segreto delle comete.
Senza
il timore del loro passaggio.
Poeta è assaporare
l’aria
che respira nei tuoi occhi
e
vivere il salpare di velieri
verso
l’ignoto d’albe
col
salmastro dall’onda sollevato
nel
mare del mostro di Poseidone
che
spaura d’Ippolito i cavalli.
Fu lì, fu lì che amai, tra sogno e fuoco,
ed amo
ancora Ninfe e Numi avversi,
aggrovigliati
nembi e azzurri densi,
l’urlo
della bufera,
archi
di soli e giri di pianeti
su mari
tempestosi o placati
dal
sonno di Eolo
in
solitaria attesa dell’Aurora.
Poeta è ascoltare
il
sogno doloroso dell’anima
ferita,
il tremito dell’erosione
che
sfalda certezze della ragione.
E
giungere al fondo di ogni fuga.
E poi cercare il verbo
che
urli, che penetri nell’anima
buia,
lontano dalle nostre Parche,
che
del giorno riaccenda la scintilla,
che
plachi degli oceani la rabbia.
Verbo
che parole non confonda.
E’ sapere il fuoco
delle
stelle, l’esplodere degli astri,
è
sapere la morte di Chimera
col
fuso piombo di Bellerofonte,
la
furia oscura delle tempeste,
la
vanità del cielo e della terra,
l’atroce
sgomento degli abissi.
Il poeta canta Itaca petrosa,
Penelope
e la sua trepida attesa
ed il
ritorno di Odisseo, lo strano
amore
di Stenebea, di Fedra,
la
folle gelosia di Medea
e di
Antigone il dramma straziante.
Il poeta ama il vento forte
che
dal buio riporta nella luce,
l’ansia
segreta della verità.
Libero
come il vento
ed il
lieve frecciare del ramarro,
la
danza aperta delle libellule
sulle
anse dei fiumi
e
nuvole che vagano nel cuore.
E canta il volo e il tuffo del gabbiano
e come
airone in alto
insegue
i sogni nel mattino
se
Icaro si sente nell’azzurro
e vive
la caduta
con
l’urlo disperato dello schianto.
Ma il poeta è nel Sole
quando
giunge la notte del naufragio.
Umberto Cerio
So, ormai da tempo, quanto la tua lettura e ancor di più la tua esegesi, siano capaci di cogliere nel segno, nel cuore di un testo e nel cuore del suo autore. So che la tua lettura riguarda anche gli spazi bianchi, tra verso e verso, tra parola e parola, come so che il tuo dire penetra gli spazi e giunge fino al centro più profondo di un testo. Senza pause e senza esitazione, e ogni parola e ogni pensiero che aggiungi è sempre nuovo ma sempre gravido di significati primordiali, che vengono dal tempo dei tempi, dal tempo dei miti, appunto, che sono i tempi delle verità interiore. Questa volte, se possibile, hai passato anche questi segni e sei entrato nel mio animo, catturando i miei pensieri e le parole nascoste, nel segreto di ogni comunicazione, fino alla più vera e profonda commozione. Grazie, Nazario, ed poco dirti questo, ma non ci sono parole.
RispondiEliminaUmberto Cerio
Grazie, amico, per i tuoi loquaci apprezzamenti. Ma ciò che ha suggerito il mio spontaneo "sfogo" critico è la tua maestosa POESIA. Un canto che trascina alla verità degli uomini, alla realtà del mito, rendendole sempre fresche ed attuali.
EliminaNazario