Presentazione (il 13 dicembre) de "IL LUPO" di Antonio Moscatello,
Edizioni Kairos
IL LUPO – 13 dicembre 2014
Ho
recensito con piacere il romanzo di esordio di Antonio Moscatello, ‘Il lupo’.
Appena
mi è stato per così dire, affidato, ho riscontrato due elementi di affinità con
chi l’aveva scritto.
Il
primo consisteva nel fatto che si trattava di un romanzo giallo, il secondo era
il titolo di giornalista dell’autore. Il terzo elemento l’ho trovato
addentrandomi nella lettura: parte della vicenda è ambientata in Abruzzo, dove
ci sono le mie radici.
E a
proposito del lupo e dell’Abruzzo, mi è subito tornano in mente un ricordo di
bambina.
Un
pomeriggio d’estate, una pineta vicino L’Aquila, un grande recinto con le
sbarre di ferro verniciate di verde, e , dentro, la casetta del lupo.
Lo
vidi di schiena, grigio e magro, e pensai con delusione ‘sembra un cane’.
Poi il
lupo si voltò e mi guardò fiutando, immobile.
Lo
sguardo del lupo in cattività è fuoco dentro il ghiaccio, non si dimentica più.
‘Il
lupo’ di Antonio Moscatello è un campanello d’allarme, un incubo, un urlo che
viene dal passato e che incombe su Marco Polizzi, il personaggio principale.
‘Un grumo scuro, solido, era rimasto nascosto
dentro di lui. Non aveva mai neanche sospettato che fosse lì, in agguato tra le
fibre del suo corpo, nella fitta oscurità del suo inconscio, si era mimetizzato
perfettamente. Era incombente fin dall’infanzia’.
Marco
Polizzi è un giornalista di 42 anni, inviato di punta, uno ‘arrivato’, che va
in TV.
Viene
spedito nella Marsica per inseguire un caso, ‘il giallo dell’estate’, un bimbo
di tre anni sparito nel nulla e ritrovato massacrato in un bosco.
Ad
Aquila incontra Leda, giovane corrispondente abruzzese della stessa testata, e
le due vite, da quel momento, si intrecciano significativamente.
Leda è
frizzante, dolce e tagliente nello stesso tempo, ha un viso con mille
espressioni e cattura sia Marco che il lettore.
Il
colpevole dell’assassinio si trova subito, l’articolo è scritto e il caso è
chiuso, ma.
Ma
l’assassino fa un riferimento lupi che hanno sbranato delle pecore. Il lupo, il
lupo della favole, è stato il lupo. ‘Fu
quella frase, fu il lupo a far scatenare il meccanismo, a muovere gli scambi
della memoria, riportando il treno della sua vita su un binario che gli era
stato vietato’. Il grumo esplode in Marco quella notte, in uno squallido
albergo di paese, il grumo è scuro e denso come i boschi della Marsica.
Marco
capisce che deve andare in fondo ai suoi incubi e capire che cosa lo tormenta.
L’amore condiviso per Leda sarà la mano ferma che lo sorreggerà in questa
ricerca, che parte da un paesino della Puglia, dove abita la madre del
protagonista.
Il
protagonista è, tra l’altro, una bella figura di uomo, che ama le donne, non
come corpi ma come persone. Già preso da Leda, in Puglia incontra Cristina, 21
anni, bella ed eterea, ma con il seno
mutilato da una macchina agricola in un incidente in campagna, sola e
rifiutata. Bella la scena in cui fanno l’amore in uno ‘scambio equo’, chiesto
da lei.
Marco
aiuta la femminilità mortificata di Cristina a venir fuori e non per pena, e
non si ferma qui.
L’aiuta
a costruirsi una vita diversa, libera dal padre-padrone.
Le
dona le ali.
Una
vecchia cartolina che ritrae una spiaggia, sul frigo della casa materna, guida
Marco nei labirinti del suo passato.
Seguendo
quella spiaggia, torniamo in Abruzzo, sui marciapiedi intarsiati di Silvi
marina a me familiari.
Gli
oleandri, l’acqua bassissima del mare, la sabbia con il secchiello e le biglie
di vetro che i contendevo con i maschietti nei ‘circuiti’ costruiti sul
bagnasciuga.
Lì,
dai registri dello stabilimento balneare ex Lupo di mare relativi agli anni
dell’infanzia di Marco prende forma e identità Virginia Montaguti, un nome che
lo perseguita nei suoi incubi e che appartiene ad una bambina vissuta
realmente. ‘Virginia emerge dal lago di
catrame del suo inconscio, aveva mandato in pezzi i punti fermi della sua
vita’.
La
madre di Marco, Nora Polizzi, 70 anni, severa e senza dubbi, nella sua casa
pugliese rimasta ferma nel tempo, rivela una crepa nella voce quando ricorda
Virginia, la bimba che era stata compagna di giochi di Marco.
La
madre è inquieta. La madre mente. Perché?
Marco
e Leda tornano a Silvi, ma nella notte una bomba fa esplodere l’auto di lei.
Il
lupo azzanna.
E’
cangiante, indefinito, è un incubo ma è anche una realtà scottante, se qualcuno
li vuole vedere morti.
Torna
il Marco Polizzi che ama le donne.
Con un
colpo di mano geniale, cavalcando l’onda emotiva dello scoppio della bomba che
avrebbe potuto uccidere una giornalista precaria a 4 euro al pezzo, strappa via
mail la lettera di assunzione al Direttore, che Leda firma quasi in trance.
Non è
solo amante , Marco, ma è collega e amico solidale di Leda che ha il nome di un
cigno e un carattere d’acciaio.
A
Silvi spunta un’altra figura di donna, Valeria.
Non è
vecchia, forse non è nemmeno sulla cinquantina, forse ne ha quaranta mal
portati, ma qualsiasi età abbia, è già rassegnata, squallida nella sua acqua gym al mare con la musica a tutto
volume.
Ossessivamente
concentrata sulla giovinezza che inevitabilmente
sfiorisce. Ha un bel bimbo, potrebbe essere felice ma è vuota come un sacco
vuoto.
Eppure
l’autore la guarda con dolcezza, svelandone i dolorosi misteri solo alla fine.
E da
Roma, nome tutelare di Cristina, si affaccia ammiccando una Ingrid in spider
rossa, che evoca immediatamente l’amica nordica del commissario Montalbano che
scorrazza con la sua due posti nell’assonnata cittadina di Vigata.
Nel
paesino materno Marco non trova risposte.
‘Tutto quello che, fino a quel momento, era
stato terreno certo sui cui camminare, si trasformava in molle argilla in cui
affondare. Bastava una pioggia per cambiarne completamente l’aspetto. Seguire
le tracce, nel fango, diventava un’impresa: erano impronte poco profonde,
appena visibili, lasciate da una leggera bambina di sei anni’.
Virginia
Montaguti è il nervo scoperto che Marco
e Leda hanno fatto riemergere dai registri di uno stabilimento balneare.
È
stata uccisa a sei anni, nel 1971, da
uno psicopatico.
Ma
Marco, da bravo giornalista, ‘l’aveva
imparato che spesso la soluzione di un caso è quella più semplice. Ma qualche
volta, quando è troppo semplice, è possibile che qualcuno cerchi di farti
arrivare a tutti i costi ad un esito di comodo’.
Il
giallo continua in un ritmo incalzante e diventa impossibile staccarsi.
Si
apriranno nuovi scenari assolutamente imprevisti fino al colpo di scena finale.
Dal
punto di vista tecnico, ‘Il lupo’ è un romanzo giallo a schema classico, a
enigma, cioè a fatti già accaduti, con un finale che risolve, contrariamente al
noir che lascia il finale indistinto.
Il
ritmo narrativo è incalzante, lo stile è veloce e fluido.
I
luoghi in cui si svolgono le vicende del romanzo sono ben delineati ed hanno
una importanza fondamentale nella ricerca degli indizi e nella soluzione del
caso.
All’inizio
del romanzo, l’autore utilizza la tecnica del flashforward cioè un brano che lancia il lettore nel cuore della
vicenda e si riannoderà ad essa più avanti nella lettura.
I
personaggi sono delineati brevemente con pochi tratti essenziali che riescono
comunque a ritrarli con efficacia.
Insieme
alle figure femminili, che abbiamo già esaminato, indimenticabile quella di
Virginia, fantasma e folletto, spirito guida e angelo.
La
vita di Marco alla fine si ricomporrà in nuovi equilibri e acquisterà una nuova
fisionomia.
‘La famiglia - gli fa dire l’autore – non è una cosa di sangue e di geni, ma è
dove ti vogliono bene.
Semplicemente questo’.
Loredana
D’Alfonso
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