Michele
TORTORICI, Il cuore in tasca, Manni
editore, 2016
Nota
di Aurora De Luca
Se prendete tra le mani Il cuore in tasca nell’idea di trovarvi versi d’amore, beh, forse
rimarrete a cercare. Ma, se sapete cercare bene, vi accorgerete che l’amore
c’è, eccome, ma non nella tradizionale maniera lirica.
Tortorici è un poeta innamorato, perdutamente,
e ama la poesia come fosse un organo vitale. Se lo porta dietro ovunque, giorno
per giorno e dunque lo sporca di vita, quella quotidiana, che pare
sgrammaticata e per nulla eufonica.
Ma la poesia è ovunque, anche nella tasca, ha
la stazza ridotta, la resa piccola. Da lì non ha la pretesa di svelare, o
d’essere linguaggio aulico e rivelativo: vuole accompagnare, come fosse ella
stessa, una persona qualsiasi. (Ma la poesia è poesia, è di per sé rivoluzione:
nella tasca c’è un cuore o una bomba?).
Senza svelare la provenienza del titolo –
l’autore ci tiene a spiegarlo in uno dei testi, sicché continuate la ricerca
voi stessi – continuiamo a sfogliare la raccolta e subito ci accorgiamo della
prosasticità dei testi. Niente rime, qualcuna capita qua a là, interna
soprattutto, ma forse è un caso confessa l’autore; qualche verso eufonico,
ritmato e musicale scappa, per quanto si tenti d’evitarlo con cura.
Cosa c’è di poetico, dunque?
Lo sguardo.
Da quella tasca, la poesia osserva il mondo:
grandi e piccoli avvenimenti concreti sul quale torna e ritorna e torna e
ritorna a ragionare su. Niente empireo, molta vita. E dunque circolarità: le
frasi e i concetti si ripetono, variano di poco perché evolvono e con l’uso
dell’ironia ecco che un sorriso dolce amaro si posa sull’angolo della bocca.
Discoperta la giornata quotidiana in piccoli
ragionamenti, nuovi, mai fatti prima. Ogni cosa è tramite, è spunto, ma non c’è
simbolismo: è un trampolino per ‘attaccar bottone’.
Bisogna leggere per intero la raccolta per
poterne capire l’operazione: la poesia cambia forma, assorbe e viene assorbita
e l’autore, Tortorici, non ne piange il cambiamento, anzi lo accoglie con
spirito fanciullesco e pronto a ripartire senza argini o preconcetti,
Soprattutto pronto a guardare il reale con occhi nuovi, che lasciano spazio più
che al giudizio alla comprensione, che può essere molteplice.
Estremamente esplicativa e bella è
l’introduzione curata da Francesco Muzzioli, ai cui ragionamenti faccio il
paio.
Mi piace, Tortorici, perché fa sembrare
semplice questa operazione di abbassamento, quando lui sa, quanto me, che
semplice non è.
Chapeau!
Aurora
De Luca
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