Già
abbiamo letto, introdotto o commentato opere e sillogi di Emanuele Marcuccio,
mettendone in evidenza la sana scrittura, la puntualità lessicale, la inventività
creativa, e la documentazione culturale. In questa nuova avventura letteraria
il Nostro si confronta con il genere drammatico: un dramma in poesia. Storia,
epicità, fluidità del dettato lirico,
habitus, confluenza del pathos dell’autore nella costruzione della
psiche e dell’azione dei personaggi. Una vera metamorfosi cristallina che la
dice lunga sulle capacità analitico-introspettive dello scrittore. Il panorama Islandese,
ambientazione della vicenda, ci mette del suo, tramite quadri misteriosi e
sfumature di verdi brumosi, nel concretizzare l’azione e l’autonomia dei
protagonisti in questione. Un’opera che invita a riflettere sull’uomo, sulle sue debolezze, la
sua storia; un messaggio di vita e di libertà che scaturisce da una
versificazione sciolta, suadente e convincente, dove la trama si dipana in un
climax di forza e visività. Gli stessi cori del dramma, di ispirazione greca,
rinunciano in gran parte alla loro storica aulicità per acquisire un linguaggio
volutamente semplice, popolare, attuale a vantaggio dell’economia estetica ed
etica dell’opera. Ingólf Arnarson. Dramma epico in versi liberi, il titolo
della tragedia che si sviluppa su un tracciato di un Prologo e cinque atti.
Nazario Pardini
Nessun commento:
Posta un commento