lunedì 8 gennaio 2018

N. PARDINI LEGGE: "MI FIDO DEL MARE" DI C. DE ANGELIS




Carla De Angelis. Mi fido del mare. Fara Editore. Rimini. 2017. Pgg. 112. € 10,00

Cerco il posto che mi spetta nel cerchio

La luna invidiosa della tua bellezza
quella notte si posò accanto al tuo lettino
rubò qualcosa di te
basterà la vita per ritrovarlo?

Questa la poesia incipitaria che già ci fa da guida, con effetti di levatura simbolica,  nel percorso immaginifico-creativo di Carla De Angelis. La plaquette, editata per i caratteri di Fara Editore nel giugno del 2017, con il suo verbalismo ammiccante e generoso, si sviluppa su una versificazione varia e articolata, nel tentativo di agguantare gli input emotivi di un animo vòlto  a concretizzare il magma delle emozioni. Il messaggio, nuovo,  moderno, ora concreto ora lanciato coi suoi spasimi oltre una grammatica di tradizionale positura, si ciba di iuncturae sinstetico-allusive che dànno corpo e fragranza al  dettato poetico. E tante le emozioni, tanti gli azzardi verso orizzonti marini, verso altezze che superino i limiti degli umani ma sempre partendo da un dire di quotidiana misura; magari ricorrendo ad un memoriale che aggiunge freschezza e intimità al procedere del canto: perdersi nel cielo, dare un senso alla giornata, risvegliare rimorsi e ricordi, cercare la luna, il mare, ripescare semi di speranza, magari dopo aver provato  la gioia di esser tristi, è un tutt’uno di un  realismo lirico che ti prende e ti fa suo; sì, si perde facilmente la Nostra in un infinito di stelle e di orizzonti marini, ed è umano, tanto umano volare oltre le aporie del quotidiano verso alcove che rigenerino il nostro esistere; e non è fantasia come scrive la De Angelis, “è uno squarcio tra i raggi del sole”; è un prendere nota di dare e avere per scendere “solo dove si nasconde un  fascio/ di ricordi”. Questa poesia spesso ha bisogno di spazi e si affida ad una stesura di prosastica levatura, tanto è il sentimento che sgomita dentro per uscire a nuova vita; per guardare fuori e non sempre all’interno; per ritrovare quella parte di noi ritrattata in spazi senza fine con affondi di metaforicità di intrusione visiva:

(…)
Mille motivi per tenere uno zerbino alla porta
per asciugare piedi di mare e lacrime di sale.

Il mare, sì, con tutta la sua portata umana e ultra; quale simbolo più vicino al nostro esistere? È il mare che con il suo movimento ci dà l’idea della nostra inquietudine; è il mare che con i suoi illimitati confini si fa simbolo della precarietà dell’umana vicenda; è il mare che con le sue lontananze rappresenta le aspirazioni dell’umano vivere… Forse la Poetessa si fida proprio del mare perché lo vede amico, vede in esso quegli spazi che la completano, che le offrono l’idea della bellezza e della sofferenza della vita, dacché Ella è cosciente della pluralità dell’esser-ci; di tutte le sfaccettature che questa irripetibile avventura ci propina:

(…)
poi lentamente o di corsa
con amore o con rabbia
l’eco della vita sarà inferno o paradiso
  

Nazario Pardini

1 commento:

  1. E le Opere introdotte da Nazario non andrebbero commentate, ma il mare è un'attrazione irresistibile, anche per l'Autrice, anche se giustamente attribuisce a questo elemento inquietudine e precarietà. In effetti il mare è il simbolo dell'imprevedibilità umana. Si può amare, ma nella consapevolezza del suo continuo mutare. Fidarsi è camminare sul filo di un equilibrista senza rete. Credo che la plaquette di Carla De Angelis sia un tributo al mare e, al tempo stesso alla vita, un atto squisito di fiducia nella libertà e nei suoi rischi. Un testo coraggioso e originale. Grazie infinite a Nazario per la sua infaticabile dedizione e alla Poetessa che non ho il piacere di conoscere.
    Maria Rizzi

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