Associazione
Culturale Pegasus Cattolica Via Irma Bandiera 29 47841 Cattolica Tel.. e Fax
0541/1837415 -Mobile 347 1021100 e. mail associazione.pegasus@alice.it
www.associazionepegasuscattolica.it; www.premiomilanointernational.it
Gentilissimo Giuseppe Vultaggio Prot. PG./0482/PL . Oggetto: Premio Letterario
Internazionale Milano International. Sono lieto di comunicarle che la giuria
del Premio letterario Milano International ha concluso le proprie valutazioni
decretando la S.V. 3° classificato per la Sezione Silloge inedita di Poesia con
L'opera "Al di là dell'orizzonte" per la quale riceverà un premio
consistente in una targa e nella pubblicazione dell'opera con n. 5 copie in
omaggio. La manifestazione si svolgerà con il seguente programma: Sabato 25
novembre - ore 20.15 presso la sala Barozzi dell'Istituto dei Ciechi via vivaio
6 - Milano Gran Galà di premiazione. Si rammenta che i vari premi non potranno
in alcun modo essere spediti a domicilio, bensì potranno essere ritirati
esclusivamente da persone autorizzate a mezzo delega. La cerimonia di
premiazione, vedrà la partecipazione di personaggi del mondo della letteratura,
del giornalismo della televisione e dello spettacolo. Si prega di voler dare quanto
prima la conferma di partecipazione alla cerimonia, segnalando via Mail o
telefonicamente il numero di persone partecipanti. In attesa di conoscerla
personalmente le invio le mie più vive congratulazioni. Distinti Saluti
Il
Presidente Dott. Roberto Sarra
Prefazione
a Giuseppe Vultaggio Al di là… dell’orizzonte
di N. Pardini
Diciannove
sonetti che si ripropongono, con il loro polivalente slancio, di azzardare lo
sguardo al di là dell’orizzonte, dove eros vola leggero. E quale il sentimento
più consono all’umano esser-ci che l’affondo meditativo; che lo sperdimento oltre
orizzonti che tanto sanno d’infinito; di naufragio leopardiano.
Dalla
terra al cielo, dal cielo alla contingenza umana, alla ristrettezza di una
prigione da cui vorremmo volare per toccare il culmine della ascensione
amorosa; un volo verso l’alto, verso l’azzurrità, verso le vette della
spiritualità:
(…)
Di qua del velo vedo ad annaspare
un corpo con un cuore latitante
che in terra muore e in cielo sa volare!
(Un
velo nel cielo)
Metrica,
stilistica, vis creativa, ars inveniendi, vita. Una serie di sonetti ben fatti,
ben costruiti che ci danno la piena idea di quanto valga questo autore. Di quanto
sappia giostrare con i versi e con le rime, infilzando, in un continuum, perle
preziose in una collana di pregio. Le
une dietro le altre con una continuità da artifex, da cesellatore, dacché l’explicit
di ogni composizione si fa implicit della successiva, con una concatenazione di
virtualismi compositivi. Sì, una poematica narrazione dove l’esistere trova gli
spazi necessari al suo sofferto abbandono; al suo infinito gioco d’amore,
dacché è l’amore che si fa motore della vita con tutto il suo ardente abbrivo,
non di rado simboleggiato in una rosa:
(…)
È
rosa che profuma e fa vibrare
quell’animo
di chi, per un momento,
si
è messo tra le stelle a camminare
in
mezzo al cielo… che brilla d’argento.
È
rosa che può viver o traboccare:
magia
d’amore o solo…gran tormento! (Suggestione)
Si
pensa, a volte, che la metrica sia un po’ una gabbia, una specie di prigione per
un poeta. Vale a dire che per sottostare alle regole che la metrica stessa impone
l’artista debba rinunciare in buona parte a quella libertà di cui il poièin si
alimenta. Ma qui il discorso è diverso,
l’autore ha nell’anima gli stimoli urgenti della creazione, e questi
trovano posto in una melodia folta di accorgimenti canori e lessicali. Tutto
scorre liscio, tutto è in mano di una euritmia che, con la sua varietà verbale,
dà forma e plasticità a un sentire che scalpita per farsi poesia; equivalenza,
equazione, quindi, fra dire e sentire, i due pilastri attivi e fattivi
dell’arte; sì dell’arte tutta intesa come musica, come pittura, come scultura…;
quello che conta è avere addosso rimanenze di vita; brandelli di un vissuto che
dentro dettano; che dentro covano per una maturazione immaginifica e
sentimentale. È lì il nerbo della poesia, è tutto nelle immagini nutrite da una
realtà che fu tale; da una realtà che ha dato la sua linfa vitale, arricchendosi,
su su, di meditazioni, di aspirazioni, di inquietudini, e quietudini, di
dolori, di piaceri, di sottrazioni, di
pensamenti, di volti rimasti a covare. Questo è il serbatoio a cui attingere
per canti che sfidino l’oblio. La parola si rende disponibile, dà tutto se
stessa per l’ancoraggio all’isola di Lesbo. Anche la realtà scussa, la mera
osservazione dei fatti, può farsi materia poetica. Basta che ognuno di questi
sia stato filtrato da un modo di vedere e di pensare; da un modo di sentire.
Sono le angolature, le sfumature, i bianchi e i neri a segnare l’identità
dell’artista; l’unicità della creazione. E tutto deve essere arrotondato da
quella musicalità che, scoperta o nascosta, unisce fra di loro tutte le cose
dell’universo, come affermava Baudelaire. E qui l’armonia si fa collaboratrice
di un modus vivendi, di un modus cogitandi, ampio e plurale:
da
parenetici inviti:
(…)
la
vita sai cos’è? Un gioiello raro:
decidi
tu che cosa ne vuoi fare!
O
te ne privi e lo nascondi a tutti
coloro
che lo possono rubare
oppure
te lo vivi e dei suoi flutti
di
luce vera, ti fai trasportare.
Se
i sogni non li vivi…van distrutti!
(…)
(Carpe diem)
Ad
ancoraggi onirici
Distrutti i
sogni, restano i frammenti
di
una vita piatta e inanimata,
è
come se dei suoi quattro elementi
venisse
la natura, un dì, privata.
(Lasciami sognare)
Da
vertigini poetiche
(…)
Se
un dì ti cercherò nel firmamento…
mi
lascerò guidare dalla luna!
(Poeta errante)
A
odeporici incastri lunari:
Andare
insieme a te, nell’irreale,
sarebbe
valicare la fortuna,
pertanto,
per non farmi troppo male
mi
appago e ti divido…con la luna!
(…)
(Andare lontano)
Da
vibrazioni emotive
Cuore,
che vibri solo d’emozioni
vissute
nell’onirico parnaso,
terra
di muse e di trepidazioni,
tu
che non lasci mai l’inezia al caso,
(…)
(Cuore
agitato)
Fino
al rapporto della vicenda umana col tempo; al tentativo di fare della poesia il
rifugio delle inquietudini d’amore:
Non mi cercare più,
stella lucente,
che
non ci vale il tempo e la misura,
non
sporgerti dal cielo inutilmente:
mi
sono chiuso dentro alle mie mura.
Seppure
vedi il cuore rosso ardente,
non
darti pena e non aver paura,
fa
finta che sia un cuore fatiscente,
stanco
e avvilito, fuori da ogni cura.
Vivi
il tuo cielo e non te ne privare,
e
resta irraggiungibile magia,
cerca
un poeta, che (io) non lo so fare.
Non
mi cercare più, stellina mia,
la
vita in terra non si può cambiare:
solo
un poeta…può fuggire via! (Vivi
il tuo cielo)
Patemi, meditazioni, illusioni,
delusioni, erotici voli, dolci illusioni, amorosi sensi, panici apporti,
questioni sociali in una silloge che, architettata con inventiva e creatività, contiene tutte quelle che sono
le combinazioni ontologiche di un percorso vitale, e che, con la sua polisemica
significanza, dà luogo ad un melologo, ad un connubio eufonico fra grammatica
metrica e risvolti esistenziali.
Nazario Pardini 18/05/2017
Che bella prefazione professor Nazario,la trovo così partecipata!
RispondiEliminaRita Fulvia Fazio
I suoi versi, signor Giuseppe Vultaggio sono chiari e denotano scioltezza espressiva. Auguri.
Rita Fulvia Fazio
Sono molto onorato dello spazio che il Prof. Pardini mi ha dedicato tanto quanto la sua prefazione che di certo ha dato spessore al mio libro. Li ricevo come un grande dono e sono grato di aver incontrato, nel mio percorso, una persona di così alto spessore culturale e personale.
RispondiEliminaNulla è dovuto. Grato!
Giuseppe Vultaggio
Gentile Signora Rita, la ringrazio per le sue parole e condivido il suo pensiero riguardo alla prefazione. Grazie anche a lei per la pubblica manifestazione di stima.
RispondiEliminaGiuseppe Vultaggio