lunedì 5 febbraio 2018

LOREDANA D'ALFONSO "VIA ULTIMA COSTA" DI M. MARINELLI


Recensione sul giallo "Via Ultima Costa" di stampo neo - realista, presentato sabato 3 febbraio in Enoteca di Puccica, via Quattro Fontane, Roma, e che ha riscosso grande successo di pubblico, e ha ricevuto anche l'articolo della fantastica giornalista e poetessa Silvana Lazzarino, di cui

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Massimo Marinelli - ‘Via Ultima Costa’
di Loredana D’Alfonso



Il romanzo giallo ‘Via Ultima Costa’ di Massimo Marinelli è ambientato a Bosa, una cittadina della Sardegna, in provincia di Oristano, che ho avuto la fortuna di visitare lo scorso mese di settembre, in occasione della presentazione del mio ultimo libro.
All’evento è intervenuto l’assessore alla cultura, che ci ha parlato a lungo di questa ‘altra Sardegna’ lontana dai circuiti turistici e commerciali di massa.
Abbiamo avuto accesso agli archivi fotografici e ricordo foto di fine ottocento, molto suggestive, che ritraevano il centro storico e la popolazione. Persone genuine e molto chiuse, quasi ruvide.
Il  libro di Marinelli mi ha fatto rivivere questa  esperienza.
Nelle sue descrizioni ho rivisto le case multicolori del centro di Bosa, le strade lastricate a ciottoli, il lungofiume del Temo, l’unico fiume navigabile della Sardegna, fiancheggiato da palme, una vista suggestiva e indimenticabile.
Su questo sfondo si sviluppano gli avvenimenti, una intricata trama cucita, direi, con il filo grosso del buon senso popolare.
Ho letto il libro durante le ferie natalizie e Bosa, soprattutto la Via Ultima Costa, che dà il titolo al romanzo, mi è apparsa come un presepe.
Ad una ad una si accendono le lucine sotto i personaggi, tantissimi, che vanno ad animare uno scenario di cartapesta.
I personaggi delle foto di archivio di Bosa, in bianco e nero, li ho ritrovati, intatti, nella narrazione dell’autore. Sono quasi tutti poveri, di umile estrazione, di apparenza ruvida e sono dipinti nelle loro occupazioni quotidiane, proprio come in un presepe vivente.
Marietta Sulas, la vecchietta che si arrampica ogni mattina sull’acciottolato del viale con la sua capretta per vendere il latte fresco;
Gavino Dore, alias Barabba, il primo omicidio di Via Ultima Costa, un umile conciatore di pelli.
E chi non è povero è caricaturale.
Sto parlando di Don Antioco Farris, ricco possidente, diabetico e con la pressione alta, succube della moglie, la terribile Donna Bonaria Podda.

E ancora il parroco Don Geremia Spano, un Don Abbondio di manzoniana memoria, strisciante e servile, accucciato all’ombra dei due anziani e facoltosi coniugi.
E tanti altri spuntano tra i vicoli di una Bosa al tempo del Carnevale, funestata da ben tre omicidi, ma desiderosa fin dall’inizio, di scrollarsi di dosso questi morti e di dimenticare.
Persone che non si turbano facilmente, ruvide, indifferenti.
Visi cotti dal sole e dal mare, guardano il lettore dalle pagine di Marinelli.
Come Ulisse Brundu, che da giovane era stato nella legione straniera e ora gestisce la trattoria al Porto Vecchio.
O ancora come Costantino Pruneddu, chiamato ‘La Volpe’ che ha aperto il Bar ‘L’Approdo’ sul Lungofiume.
E a provare a dipanare il mistero degli omicidi di personaggi, apparentemente senza segreti, ci prova  l’ispettore Priamo Melis che l’autore descrive  come ‘secco e contorto come un ramo di olivastro’, di una età indefinibile.
Suo amico per la pelle è Antonello, che non è uno stinco di santo, che con la giustizia ha avuto a che fare, ma che con l’ispettore Melis è cresciuto e, insieme, sfidano i benpensanti che non trovano conveniente la loro amicizia.
Tra l’altro, i due parlano insieme di filosofia, di storia e dei massimi sistemi,  e così, sull’onda delle sue personalissime considerazioni, Priamo Melis risolve questo caso così intricato.
L’ispettore è un personaggio molto particolare, solitario, distaccato, parla spesso e, qualche volta addirittura litiga con se stesso.
Non  mancano, come nella buona tradizione di un certo narrare in giallo (perché giallo in senso classico è certamente questo romanzo), i riferimenti al cibo ed al vino locale.
Mi sono venuti in mente Andrea Camilleri con le sue triglie, gli arancini e le sarde a beccafico e Jean Claude Izzo con i suoi piatti particolari, per metà francesi e per metà arabi.
Anche loro scrittori di mare.

Nel romanzo del nostro autore si levano dai vicoli profumi di broccoli con fave e lardo per scaldarsi dal clima invernale, e anche Priamo Melis non disdegna pane con pecorino e pomodori secchi, da mandar giù con un buon bicchiere di vino rosso.

E, spesso, le riflessioni dell’ispettore vengono fatte guardando un calice di Malvasia secca in controluce, osservando assorto il caleidoscopio di luci.

E alla fine, dopo un finale imprevedibile che ovviamente non sveliamo, che consegna al lettore la soluzione dell’enigma, le lucine del presepe di ‘Via Ultima Costa’ si spengono una ad una ed i tanti personaggi tornano alla loro quotidianità.

Si allontanano dalla scena anche l’ispettore Melis e Antonello e cito l’autore in un finale che dipinge molto bene la comunità di Bosa, così come Massimo Marinelli l’ha voluta descrivere.

‘Escono di scena anche le grandi e piccole vigliaccherie, gli infingimenti, le debolezze e le vergogne degli altri protagonisti, sentimenti questi ultimi che accompagnano da sempre la vita degli uomini, come pure quella comunità che, con saggio ed equilibrato distacco, ha fatto da cornice alle nefandezze fin qui narrate’.















1 commento:

  1. Davvero brava Loredana in questa veste, inconsueta per me, di critico letterario. Prosa nitida e godibilissima, nervosa e scattante, priva di fronzoli, come del resto quella della sua narrativa in genere ed in particolare dei suoi gialli. Una scrittura che non solo mette il lettore a suo agio, ma lo cattura e lo stimola ad andare avanti. Mio malgrado non ero in Enoteca alla presentazione del libro di Marinelli, ma attraverso le parole di Loredana mi sembra di coglierne una grande vivezza di stile e una sorprendente capacità inventiva. Complimenti ad entrambi.
    Franco Campegiani

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