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Maria Luisa Daniele Toffanin, autrice di numerosi libri di poesia
(tra cui Fragmenta, E ci sono angeli e Florilegi femminili controvento)
e di prosa (I luoghi di Sebastiano con Massimo Toffanin), ha conseguito
numerosi premi e consensi. Collabora con diverse riviste come critica e con il
CILM dell’Università di Udine. Le sue poesie figurano anche in antologie
internazionali. Ex docente, promuove iniziative culturali nell’ambito
dell’Associazione Levi-Montalcini e dà vita ad incontri letterari nel Cenacolo
di Poesia di Praglia. Ha curato con Mario Richter gli atti del convegno da lei
organizzato Il sacro e altro nella poesia di Andrea Zanzotto.
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Massimo Toffanin, ex funzionario di banca, si dedica a ricerche di
storia contemporanea. Socio fondatore e presidente del Centro studi onorevole Sebastiano
Schiavon, ha organizzato vari eventi, in particolare mostre fotografiche,
convegni e concerti di musica relativi alla prima guerra mondiale. Ha curato
diversi quaderni di storia e ha pubblicato saggi biografici tra cui Sebastiano
Schiavon lo strapazzasiori (2006) ed altri e, con Maria Luisa, il romanzo I
luoghi di Sebastiano.
“Credo sia un privilegio non
comune ritrovare un carteggio quasi intatto, tale da illuminare non solo le
personalità degli scriventi, ma anche il contesto storico in cui sono datate le
lettere. Un modo per approfondire la conoscenza delle vicissitudini personali
narrate, ma anche del complesso periodo inclusivo il ventennio fascista, il
periodo prebellico e bellico fino al settembre del 1945. Qui si snoda la storia
delle anime dei protagonisti, ma anche la grande storia che attraversa Padova, la
Grecia, i campi di concentramento polacchi e tedeschi. Un carteggio che si
allarga pure a riflessioni amicali, sociali, economiche sulla città prima
bombardata, poi occupata e infine sul primo faticoso tentativo di ripresa.
Delle 597 lettere, che costituiscono la
corrispondenza tra Gino e Lia dal 1935 al 1945, sono state tratte le più
significative appunto per le informazioni su Padova, le descrizioni
paesaggistiche della Grecia, racconti di vita militare che ben contrastano con
quelle del periodo di prigionia, sofferte, ristrette al massimo, sempre sotto
il controllo della censura.
Alcune possono sembrare ripetitive, per il
continuo richiamo agli affetti, in particolare alla figlia Marisa appena nata; ma
l’argomento famiglia, in realtà, diviene il leitmotiv del pensiero e quindi
delle parole di chi è lontano dalla persona amata, diviene l’ancora di salvezza
a cui aggrapparsi come certezza del presente e speranza nel futuro. Così potrà
sembrare assillante il discorso sui pacchi, che sono garanzia di sopravvivenza,
in chiave fisica e psicologica. È un po’ come «Sergentmagiù, ghe rivarem a
baita?» nel Sergente nella neve di Mario rigoni Stern, quale
scaramantica risposta intima affermativa.”
[Incipit del libro]
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