In memoria delle Foibe
Sono laggiù sul Carso
quei buchi fondi e bui,
nel loro ventre scheletri e
passioni,
e sopra, figli a piangere, a incrociare
braccia di legno, corone di fiori;
a rievocare,
a cospargere di petali i pensieri
rimasti là, inespressi, addormentati,
morti.
Rimasti a riposare
in braccio ad altri scheletri,
con in mente il giorno,
la luce, il sole dei larghi pianori,
di quando scaricavano in quei buchi
ceppe di terra o foglie
per mirarle sparire lentamente,
allegramente dentro i buchi neri.
Nazario Pardini
10 febbraio 2018
10 febbraio 2018
Caro Nazario,
RispondiEliminasu questo nostro tragico pezzo di vita ci sono pochi commenti da fare; sono colma di ammirazione per la tua sensibilità e umanità nel ricordare questo massacro che non ci fa certo onore. Grazie per aver rilasciato, come monito, questo scritto, leggerlo fa bene al cuore di ognuno di noi. Un grande abbraccio affettuoso.
Emma
Caro Nazario,
RispondiEliminasu questo nostro tragico pezzo di vita ci sono pochi commenti da fare; sono colma di ammirazione per la tua sensibilità e umanità nel ricordare questo massacro che non ci fa certo onore. Grazie per aver rilasciato, come monito, questo scritto, leggerlo fa bene al cuore di ognuno di noi. Un grande abbraccio affettuoso.
Emma
Professor Nazario, questa sua dolcissima poesia ha un versificare libero, umano, commovente. È reale, vera, giunge direttamente al cuore e scioglie, nel disincanto, lacrima universale!
RispondiEliminaÈ gemma da custodire. Complimenti e grazie. Rita Fulvia Fazio
Un intreccio di braccia vegetali, e temporali buchi, quello descritto meravigliosamente nell'eleganza della lirica. La memoria ha sempre buchi, ma rimane agli alberi la facoltà di riempirli con le radici della memoria, e la consapevolezza di essere legno, di essere “braccia” di croci e “fiori di corone”. Una corrispondenza che permane e che permette, in pace, almeno di far riposare i pensieri della luce, nella metafora o la metamorfosi delle "ceppe di terra o foglie”. La strategia per una semina proficua, quella del tempo concimato allegramente: germoglia sempre, anche dai buchi neri. Grazie e complimenti professore Pardini. Emanuele Aloisi
RispondiEliminaAmmiro molto la capacità di Nazario Pardini di riuscire a parlare con sacra leggerezza anche delle cose più tragiche, con questo riuscendo a favorire ancor più il sentimento della compassione verso le vittime della storia...
RispondiElimina