Acquerelli, puntacapo editrice, 2016 |
Modulazioni sul verde,Edizioni Eracle, 2017 |
Mi
sono arrivate oggi mercoledi 7 febbraio due opere di Egidio Capodiferro. Una
editata per i caratteri di Puntacapo Editrice di Crisina Daglio, l’altra per i
caratteri di Edizioni Eracle. Fin da subito appare chiaro e immediato lo stile
fluente, morbido, e armonioso dell’autore che nella prima Opera Acquerelli si abbandona ad una narrativa
di stampo poetico per la sua generosità esplorativa. Il poeta lascia, nella
prima parte, la sua impronta metamorfica in tanti quadretti che concretizzano
riflessioni e considerazioni sulla vita e tutto ciò che le fa da contorno:
Alba, Campagna, … In cucina, La chiese,… Este, Città… Una varietà di
rappresentazioni sceniche volte a delineare un animo in simbiotica fusione con
le bellezze della natura, ma anche con
un realismo che non si presenta incolore, che, anzi, rivela melanconici stati d’animo per la
sottrazione di spazi una volta liberi e fioriti. Questo un po’ il filo
conduttore. Segue nella stessa opera una seconda parte di poesie brevi e
incisive; des miettes che denotano padronanza versificatoria e sostanza
emotiva:
Era gennaio
sugli occhi il bianco greve,
sui rami muscoli di neve.
Ammicchi
di sinestetiche allusioni e di
metaforica creatività contribuiscono a dare al dettato poetico un personale ed originale contributo lirico.
L’ispirazione
di questa parte anticipa il nocciolo intimistico della seconda opera: Modulazioni sul verde. Capodiferro in
uno stile vario e articolato travasa tutto il suo essere in oggettivazioni di
ontologica connotazione. Attraverso le quattro sezioni dell’opera attua un climax di
urgente valenza spirituale; sì, proprio un crescendo di impatti emotivi, esistenziali,
panici che si concludono nell’ultima sezione Rubini di brace dettati da osservazioni acute atte a cristallizzare
emozioni e pensieri. La sua poesia raggiunge momenti di alto spessore estetico
soprattutto quando si fa breve, apodittica, conclusiva; quando il poeta affina
la lama per ritagliare nella natura
spazi che lo riportano a memorie di lune, brughiere, ombre di pino, o a
tramonti d’inverno. E’ là che il poeta fa riposare la sua anima; è là che trova
quel connubio di “Naturalia” evasione per incontrare la parte più segreta del
suo esistere.
Nazario Pardini
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