Ester Monachino legge:
“QUANDO FINISCE LA LUCE”
di FRANCESCO TERRONE. Guido Miano Editore,
Milano, 2019
Come un Ouroboros, che racchiude nel
suo cerchio d’infinità il tempo e l’anima, ho voluto leggere in primis -quasi a volerle chiudere in un simbolico
cerchio- la prima e l’ultima composizione
del volume di versi di Francesco Terrone, Quando
finisce la luce, edito con i tipi di Guido Miano in Milano, inserito
nella splendida collana “Parallelismo
delle Arti” che vede, fianco a fianco ai versi, l’espressione iconica di
artisti che dell’immagine pittorica e scultorea e fotografica hanno fatto il
proprio singolare mezzo di manifestazione espressiva dell’interiorità.
Tutto comincia e tutto finisce con
l’amore e nell’amore: con esso e in esso si sdipana la lettura della vita. I
versi di Francesco ne sono chiarissima testimonianza: “Un sogno non muore/
quando è guidato/ da ali d’amore/…il loro volo/…/ finisce/ quando finisce la
luce” (pag.12). “Se puoi, leggi nel mio dolore./…/ dolce e sapiente mistero/ di
un’età/ che non ha età./ Se puoi/ leggi nella mia speranza” (pag. 75).
Tanti sono i colori animici del vivere
con le loro sfaccettature che inondano le composizioni: tutte tra luci ed ombre
(si leggano, a proposito, i versi di pag. 31 dove a dilaniare l’animo è un sole
senza luce), tutte altalenanti tra le accensioni positive e speranzose e le oscurità
cinerine delle lontananze, delle delusioni, delle assenze. Ma tutto questo, ovviamente,
fa parte naturaliter del vivere. Tutto immerso e sommerso dai misteri
dell’amore che ingloba ogni sentire, dai misteri della vita (vedi pag. 38), mistero
che lievita ogni istante, che intride ogni effluvio vitale di fede suprema
nell’uomo e nel sacro, che ne intesse i pensieri, i sentimenti e le azioni.
Leggiamo: “E’ sublime il cuore/ quando parla d’amore” (pag. 15); e ancora:
“…amo te/ che percorri viaggi immensi/ in fondo alla mia anima” (pag. 27). Sentore
d’antichi cantori, quelli senza tempo, cantori fedeli agli occhi di luce dell’amata,
fedeli al dettato primario che si fa ragione di vita e vita esso stesso.
Con la natura e nella natura: il poeta esterna
il proprio sentire e lo visualizza nell’evolversi ciclico stagionale, chiamando
a rappresentare i propri svoli interiori famiglie di farfalle (pag. 13) e
d’uccelli (pag. 42) e poi il mare “grande e immenso” (pag. 19), le notti di
luna, i giorni speranzosi.
Soprattutto il vento si carica della bellezza
senza confini e senza conclusioni, si fa simbolo della poesia in azione di
Francesco Terrone. E’ nel vento che si librano gli aquiloni, è nel vento che
spiega le ali l’Angelo dell’Amore “facendo impollinare” ogni cuore (pag. 53), è
il vento che si fa portatore di sogni, di canti, di respiri e, talvolta, di silenzi
(vedi pagg. 56, 59, 65).
Una versificazione in pienezza di clarità,
classicheggiante, senza cerebralismi, fiume in piena di sentimenti, coerente
col dettato intimo, con la storia di tenerezza o passionalità che intrama e fa
vibrare il tessuto delle composizioni.
Certamente lusinghiero e visivamente
prensile è l’accostamento delle immagini presenti nel volume a dare espressione,
nella corrispondenza connettiva e visionaria, ai testi delle composizioni.
Tutte sono opere artistiche d’alta valenza,
di grande forza espressiva nel linguaggio sprigionato dalla visione interiore.
Tutte aderenti ai testi scritti e ciascuna con la propria specificità: così è
che alle opere di Stefano Donati, dall’iconismo moderno da cui si sprigionano
forze cosmiche perenni ed intime, fa riscontro il dinamismo dell’opera di
Angelo Tenan, o l’incantamento visionario a tema naturalistico di Effimero Cassinadri,
o visionario bucolico di Henri Noverraz o sognante e intimo di Jean Février, oppure
il tocco animico di Lucia Malaguzzi che fa sprigionare dai colori sentori di
musiche misteriose e sacre.
Come non toccare l’illimite interiore
con la forza scaturita dai cavalli celestiali di Luciano Barro oppure lasciarsi
inondare dalla meraviglia degli occhi realistici delle figure di Franco Ruggiero
che sembrano affiorare da chissà quale profondità senza limiti. E ancora le
foto artistiche di Michelangelo Miano che sa cogliere istanti di colore come
specchio di significanze e di poesia; ed infine le opere scultoree di Giovanni
Conservo, in legno policromo, splendide nella
significanza, decise nel tratto, parola stilizzata nella materia naturale,
lampo spaziotemporale vertiginosamente racchiuso nella bellezza compositiva.
Ester Monachino
Francesco Terrone
QUANDO FINISCE LA LUCE
Guido Miano Editore, 2019
mianoposta@gmail.com
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