L’ URAGANO ( COVID 19 )
Quando
sarà passato l’uragano,
indenni
rimasti, grideremo al miracolo
per
il respiro che ancora regge
il
dilatarsi delle costole, nel deglutire
quell’amaro
di sale nella bocca.
Scruteremo
con occhi dilatati
la
risacca sulla sponda irrequieta
che
tracima il cuore nel delirio
e
le cose già morte alla deriva,
al
largo degli abissi più profondi.
Vedremo,
come in un campo di battaglia,
stramazzate
al suolo inermi, muti.
Quale
immane flagello si compì
al
margine di questa primavera
che
ora splende, ignara delle lacrime
senza
tregua dal volto e dal cuore
dell’umana
stirpe.
Se
un Dio che sovrasta le galassie
non
placa più di sempre questo vuoto,
questa
morte nel cuore già incarnata
all’alba
di un santo nuovo giorno
senza
più nubi nere sopra il globo
…
i giorni del dolore hanno inizio.
Aprile
2020/24
Pasqualino
Cinnirella
Grazie infinite come sempre caro Prof. Pardini, per la sua grande disponibilità ad accogliere tutti su Leucade e questo mio scritto sopra ne da la conferma inconfutabile. Pasqualino Cinnirella
RispondiElimina"I giorni del dolore hanno inizio", così conclude il poeta e da quest'ultimo verso, carico di pathos, desidero poter partire per un breve commento a quest'altra poesia del Cinnirella. Conoscendolo, non poteva Egli venir meno al sentire comune che agita l'animo di ogni italiano in questi giorni bui e tetri.
RispondiEliminaGiorni che, secondo il poeta, comunque passeranno per i superstiti di un altra grande e ancor più crudele guerra.
Con questa poesia sentita, intensa e profonda, Egli ci dice quello che, molti di noi, sanno già, ovvero non saremo più gli stessi. Non avremo mai più la vita di prima che, sebbene trasformata e divenuta ormai indegna,
forse, per il "Dio che sovrasta le galassie", potrà comunque continuare nel segno del cambiamento. Eravamo troppo presi da noi e, divenuti folli, pensavamo di poter gestire autonomamente, la nostra vita come se ne fossimo i padroni indiscussi e gli unici protagonisti.
Una vita in cui, il solo e vero Dio denaro, ci avrebbe resi felici e fieri. Una vita in cui il tempo ci apparteneva e nella quale, i valori dell'amore, del rispetto, della famiglia e finanche dell'amicizia, avevano ormai perso qell'antico senso che, da sempre, ha contraddistinto e distingue ciò che di più nobile è stato ed è il valore intrinseco degli esseri umani.
Bravo Cinnirella, ancora una volta e di più, ti sei innalzato, elevandoti e comparandoti, al più alto tra i poeti e nobili cantori del tuo e del nostro tempo. Speriamo e attendiamo con ansia quella misericordia, da te invocata, affinché "i giorni del dolore" abbiano inizio "all'alba di un santo nuovo giorno... senza più nubi nere sopra il globo" e su ciascun essere umano, finalmente e veramente rinnovato da ciò che, questi giorni, possono averci insegnato.
Josye Traulcer
«Quale immane flagello si compì// al margine di questa primavera» Si, hai ragione Pasqualino, una bellissima poesia che imprime ancor di più nella mente l'immane tragedia che stiamo vivendo e che certo non scorderemo facilmente. Complimenti per l'esposizione. Rosario Marzo
RispondiEliminaE' una composizione di tutto rispetto, forte , densa..Il dettato poetico è ricco di pathos; la scelta lessicale, di notevole sonorità, aggiunge drammaticità ai versi che hanno valenza circolare in un crescendo fino alla strofa conclusiva. Tragedia e pathos arrivano come morte annunciata nel contesto di una realtà, quella che stiamo vivendo.
RispondiEliminaBravo!
Edda Conte
Mio caro Pasqualino, la tua lirica ha una struttura poderosa e, nel suo aspetto neo - realistico dà l'idea esatta del momento apocalittico che stiamo attraversando.
RispondiEliminaInvochi Dio e mi fai pensare al frate che ci fece da guida in Israele quando asserì che solo la volontà del Cielo avrebbe potuto evitare altre guerre in un paese dove convivono tante religioni diverse e dove esiste un esercito che incute timore, campi minati e caserme enormi circondate dal filo spinato.
Sublime l'immagine di
"questa primavera
che ora splende, ignara delle lacrime"
In effetti la natura si rinnova nel suo fulgore e sembra farsi beffe di noi uomini. Non le abbiamo portato rispetto, è un dato di fatto, ma non riesco a credere a una natura - matrigna che si vendica. La volontà di una tragedia immane come questa è difficile da trovare, anche se i pensieri peggiori finiscono per attraversarci la mente come pipistrelli impazziti. La chiusa della tua lirica è nichilista e purtroppo aderente alla realtà. Ci attende un futuro che fa male al cuore. Negarlo sarebbe puerile e utopico. Teniamoci vicini, amico caro, e resistiamo con coraggio... Grazie del tuo tributo!
Nel ringraziare ancora una volta il caro prof Pardini per la sua sempre disponibilità ad accogliermi, ringrazio Josye Traulcer, l'amico Rosario (rinomato poeta dialettale siciliano) e le stimatissime Edda e Maria che mi hanno onorato, come sempre, del loro pensiero critico incoraggiandomi ad andare poeticamente ancora avanti. Pasqualino Cinnirella
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