lunedì 6 aprile 2020

NAZARIO PARDINI LEGGE: "CONTEMPLAZIONI" DI SILVIA VENUTI


Silvia  Venuti. Contemplazioni. Moretti&Vitali. 2020

La Natura canta
con la luce.
Sulle foglie bagnate
un inno alla gioia.


Silvia Venuti. Una poetessa versatile, eclettica,  che fa della vita e della realtà che la circonda  motivo di meditazione per una pace sconfinata nella resa del pensiero: “la disarmante innocenza della Natura/ nel suo inno alla libertà”. Sta qui il primo passo da fare nella lettura dei suoi eufonici versi. D’altronde è la  Natura stessa che coi suoi policromi giochi dipinge gli stati d’animo, i momenti essenziali del suo esser-ci. Ut pictura poesis, ci dice Orazio, e ce lo conferma la poetessa.
Meditazioni il titolo della  plaquette, che divisa in  tre parti (A occhi aperti, A palpebre socchiuse, Oltre lo sguardo interiore), attraverso un climax ascensionale, si eleva alla sublimazione, partendo dalle cose reali, di naturistico richiamo: “C’era come una festa nell’aria”, “Lama di luce a mezzo dell’acqua”, “Oh lago colmo e lento d’acque”…., “Sta nevicando”,…., “Oh alberi verdi dei boschi”, “Mi dicono i fiori”, “Mi parla il mare”. Sembra che la natura parli, dialoghi con la poetessa e che lei attratta dai suoi richiami si faccia portare a spasso, libera,   nei silenzi, nella voce dei venti, negli spazi infiniti del mare, nel ritmo costante della bàttima, o all’ombra delle foglie. È qui che la Venuti respira e  medita, che completa l’armonia del suo essere: vita, amore; amore e pace; pace e silenzio; silenzio e bisbigli di pioggia; bisbigli e fascini di giardino. La Nostra è presa, è posseduta dagli effluvi, dalla bellezza, dai cori immaginari, dalle recondite armonie, dagli amorosi sensi, e con tutta l’anima, gioca la carta della simbiosi, della metamorfica trasfusione dannunziana: “Contemplare/ la trasparenza/ di una foglia/ o la luce della pioggia/ che cade/ è ritrovare il coraggio/ di vivere/ e ancora d’amare”. Un vero connubio tra esistere e vedere; tra vedere e osservare; tra osservare e rapire; tra rapire e concedersi alla qualità della luce sempre diversa, al sole che colora il prato, al rosa delle rose che s’annida nel verde: “Si crede fino in fondo nel presente/ eppure tutto è destinato a perire/ ma quella fede concede di godere/ il vento caldo della vita./ S’annida nel verde il rosa delle rose”. Si sa, siamo umani, e in quanto tali, coscienti della vita e della morte. Ed è  proprio nel confronto con l’infinito, con la Bellezza suprema, che ci sentiamo disarmati, anche se la Nostra vi trova la forza della vita, della rigenerazione: “La rosa rosa/ da poco fiorita/ in un unico fiore/ mi reca in dono/ a rami aperti/ la sua Bellezza”. Una incipiente paronomasia di grande effetto, che chiama i sensi tutti, in un trascinamento naturistico-contemplativo.   E anche se la poetessa si duole al pensiero dei fiori feriti nei giardini del cuore: “… La grandine bianca/ ha infierito/ tempesta sui petali./ La sua ferocia ha lasciato/ coltre di ghiaccio,/ rubato profumi,/ strappato germogli./ Questa violenza/ è  simile al dolore dell’uomo/ all’abbandono/ di fede e speranza”, ciò no toglie che trovi il vero cammino spirituale proprio quando si sente smarrita e sola: “Smarriti e soli a volte ci si sente/ nel cuore dell’esistere/ ma l’amore donato e ricevuto,/ gli Angeli i Santi le care Anime ascese/ fanno comprendere con segreti segni/ come si sia nel giusto/ nel vero cammino spirituale”. Tutto è gloria, ascensione, verticalità epifanica; e tutto si offre alla grandezza dello spirito che richiama in soccorso le anime ascese. I versi si fanno apodittici, brevi, conclusivi, secchi per eguagliare gli input emotivi che guizzano  come lampi. Una vera meditazione estatica, un vero elan verso l’azzurrità, partendo da una pluralità panica che, col suo metamorfismo, col suo antropomorfismo significante, conclude: “L’aver attraversato/ è onore a chi non può volgere indietro”.

Nazario Pardini                            

1 commento:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    Carissimo Nazario,
    possiedi la capacità di stupirmi sempre con la tua lettura critica così partecipe, così empatica. Come colgo l’attenzione e l’immedesimazione con cui hai fatto tuoi i testi! Sento intenso il tuo accompagnarmi verso dopo verso.....Hai citato i passi che più amo.....Hai tradotto al lettore il mio mondo meditativo spiegandone la genesi con acuto discernimento e lo hai illuminato con la tua profondità di sentire. Grazie!
    Grazie per il tempo che mi hai dedicato leggendo la raccolta e per la stesura dell’analisi critica.
    Grazie per la visibilità che doni nel tuo blog alla mia poesia!
    In tempi così difficili in cui è quasi impossibile trovare spazio per coltivare spiragli di serenità tu mi hai saputo portare le tue parole di stima letteraria a grande conforto!
    Grazie davvero e un grande abbraccio.
    Evviva la poesia!
    Silvia Venuti

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