Caro Professore, Le mando un paio di poesiole: la
prima l'avevo scritta qualche giorno prima di Pasqua e poi me l'ero
scordata sul desktop: Il mio paesaggio è sempre lo stesso: dietro
casa mia comincia la campagna un viottolo che va verso le colline che
circondano una piana di erbe e ulivi, con un paio di fossati circondati
da canne; c'è la macchia sulle colline...più che colline si tratta di modeste
alture; se si volesse salire in cima si vedrebbe tutto il Canale, ma non
ci vado...è in salita e non ce la farei e poi, a parte ora che è tempo
particolare, ci sono i cacciatori e non conviene. In cima al primo tratto del
sentiero, se ci si volge, si vedono i tetti e oltre i tetti uno squarcio del
canale e il monte Capanne. Ne ho scritte tante di poesie su questo
paesaggio...vedo quello e basta! ma se si guarda bene ci sono infinite cose da
osservare: anni fa piovve a catinelle e la pioggia dilavò gli
argini...non avrei mai creduto di vedere uno spettacolo così! Il sentiero
ha a lato argini a tratti più alti e lì la pioggia aveva portato alla luce
radici di alberi ora inesistenti, parevano ossa in un campo di
battaglia...chi si sarebbe mai immaginato che sotto le erbe ci fossero
resti di alberi così grossi? Nella parte del sentiero che si avvicina
alle colline finisce il ghiaino che ci hanno fatto portare i contadini
che stanno nell'ultima casa e tutto lo stradello è rovinato:
affiorano pezzi di macigno, mattonelle scaricate da qualcuno, ferri...c'è
tutta una storia scritta ...e poi tutto se lo guardi ti racconta qualcosa.
Sopra la piana quieta,
il respiro d' argento degli ulivi
e il vento azzurro
che dal canneto trae vecchie armonie.
Vado per il mio solito sentiero
fra un intreccio di impronte sconosciute
sulla polvere fina, ed alla curva
ecco schiudersi il mare,
l'occhio turchino che si fissa calmo
sulle cime bluastre del Capanne.
Zampetta il cane grande rovistando
fra trifogli rosati e margherite
in cerca di lucertole, la piccola
mi segue indifferente a tutto meno
che a starmi accanto.
Un giorno come tanti, o forse no...;
è il momento in cui si aprono le vele
dei sogni abbandonati, ora che il tempo
ha tutto un altro corso e un altro peso
nel privilegio della solitudine.
Sarà Pasqua fra poco, la prima
della mia vita.
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C'è un sospiro di grigio nel candore
delle nuvole giunte sul Maestrale;
un cenno, come l'ombra di un pensiero
noioso dentro un'anima solare.
Pallido, tiene a freno curve ariose
come tela di iuta che trattiene
il debordare delle bianche lane.
Ben oltre lo sfrecciare dei colombi,
oltre l'alito fresco delle foglie
che Primavera versa sopra i rami
vanno le nuvole, umide le ciglia,
verso l'inevitabile destino
di chi dal cielo cade sulla terra
per ritornare dalla terra al cielo.
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