Carissimo prof. Nazario,
nel ringraziarLa, con qualche giorno di
ritardo, per aver ospitato nel Blog la notizia della "novità
editoriale" del De lingua latina, Le rinnovo la mia gratitudine per averne
voluto redigere una così lusinghiera "premessa".
Mi permetto di inviare un mio semplice
scritto sollecitatomi dalla lettura della poesia di Neruda comparsa nel
Blog il 14 scorso. Non mi ritengo all'altezza di redigere una critica
letteraria: il mio potrebbe essere un contributo per far riemergere dalle
nostre memorie i grandi del passato. Saluti cordiali
Maria Rosaria De Lucia
Parallelismo
tra William Shakespeare (1564-1616), Pedro Calderon de la Barca (1600-1681) e
Pablo Neruda (1904-1973)
La
lettura della poesia di Pablo Neruda, pubblicata il 14 aprile, mi ha riportato
alla memoria suggestioni di due pilastri della letteratura.
We are such stuff
As dreams are made on, and
our little life
Is rounded with a sleep (La tempesta,
Atto IV)
Siamo, tanto come lo sono i sogni, un
nulla
e la nostra picciol vita
si conclude con un sonno.
Mi piace, nel tradurre i versi di
William Shakespeare, andare contro corrente, rispetto alle traduzioni più
diffuse e dare al vocabolo “stuff” , anziché il significato di sostanza,
materia, il primitivo di “cosa di nessun pregio”. Stuff, anche stoffa.
Richiamo un estratto de “La giacca” di Nazario Pardini: “A ripensare bene ,
l’ho visto fino a poco tempo fa quel pezzetto di stoffa; alla fine, serviva a
far brillare la vetrina. Peccato sia scomparso per l’usura”. L’usura: più
clemente verso una cosa di nessun pregio (solo dal punto di vista della stoffa
in sé, invece di grande valore perché è stata la giacca del papà) perché
il pezzetto di stoffa è sopravvissuto anni, almeno nella percezione
visiva, ad un padre, ad un fratello che vivono “in cieli senza fine”
raggiunti poi anche dalla madre … Torniamo a Shakespeare, i sogni sono un
nulla, fatti di impalpabilità, durano, incerti nel loro presentarsi e
scomparire, lo spazio di una notte e tra un nulla e l’altro, tra un coricarsi
ed uno svegliarsi, arriverà il coricarsi definitivo per il sonno eterno.
¿Qué es la vida?
Una ilusión,
una sombra, una ficción,
y el mayor bien es pequeño:
que toda la vida es sueño,
y los sueños, sueños son. (La vida es sueño)
una sombra, una ficción,
y el mayor bien es pequeño:
que toda la vida es sueño,
y los sueños, sueños son. (La vida es sueño)
Cos’è la vita? Illusione,
ombra, finzione,
e il bene più grande è piccolo:
ossia, tutta la vita è sogno,
e i sogni, sono sogni.
Leggendo i versi di Calderon de la
Barca, estrapolati dal contesto dell’opera, si ha una visione parziale del suo
pensiero: potrebbe voler esprimere che l’affannarsi quotidiano alla resa dei
conti non è che una distorsione delle reali aspirazioni di ognuno di noi,
costretti a vivere nell’ombra per non estrinsecare le individualità,
fingendo di essere parte di un sistema che non ci si attaglia, lasciando ai vari
burattinai che si incontrano lungo il cammino di muovere i fili della
marionetta. Però c’è una salvezza, è una grande/piccola via di fuga: al termine
ci parrà di aver solo sognato, un sogno più o meno lungo, ma comunque solo di
un sogno si è trattato.
Estimo hechos de la misma materia
De los quales estàn hechos los sueños
(El beso)
Siamo fatti della stessa materia
della quale sono fatti i sogni
Pablo Neruda (sempre che sia
stato lui l’autore della poesia, giacché viene considerata di attribuzione
incerta), inserendo ne Il bacio una sua rivisitazione dei versi shakespeariani,
ha sublimato la concezione dell’amore in assenza di corporeità,
quella corporeità che, anziché arricchire il sentimento, lo depaupera: la sua
comunicazione è affidata al vento, ad una nuvola, al sogno, al respiro,
al riflesso del bello, ai raggi del sole, alla primavera che esalta il suo
passaggio ammantando di splendidi fiori gli alberi di ciliegio. Anche se è
mancata l’originalità dell’ispirazione è però stato raggiunto un lirismo dalla
forte presa emotiva.
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