Anna D’Aristotile
Galiffa
SENZA SPAZIO NÉ TEMPO
Recensione di Maria Rizzi
La Silloge di Anna
D’Aristotile Galiffa “Senza spazio né
tempo” edita da Guido Miano Editore è introdotta
dall’eccellente, infaticabile Enzo Concardi, che definisce la poetica
dell’Autrice della memoria, della natura e della fede. Il critico coglie nel
segno, come sempre, ma questa Artista, a mio umile avviso, porta in sé qualcosa
di straordinario: la misura della saggezza. La Raccolta è una sorta di
Opera Omnia, in quanto contiene liriche tratte da testi precedenti e poesie
dell’Opera che dà il titolo al testo, “Senza spazio né
tempo” del 2019. Il libro si apre proprie con i versi di
quest’ultima Silloge, quindi viaggia a ritroso nel tempo. La prima Poesia
rappresenta già il riassunto di molte delle tematiche care ad Anna D’Aristotile
Galiffa, ma anche della saggezza alla quale ho fatto riferimento, che può
essere intesa filosoficamente come la capacità di accettare i cambiamenti della
vita valorizzandoli. Gli anziani, per esempio, sono visti come biblioteche
viventi che i giovani possono e devono sfogliare:
“Non è un ramo secco
è una radice che affonda
nel cuore della terra.
È uno sguardo che illumina
gli angoli più nascosti della casa,
è un altissimo pioppo
che sfiora l’infinito
e accarezza
l’ultima nuvola della sua primavera” - La
lirica “Il vecchio”
I
versi sottolineano, con uno stile di una musicalità travolgente, il concetto
sostenuto da Papa Francesco di coltivare
‘la spiritualità delle persone anziane’, chiamate a farsi ‘poeti della
preghiera’. Sia la Nostra
che il Santo Padre espressero in tempi non sospetti la volontà di combattere la
cultura dello scarto che con la pandemia ha tragicamente trionfato. L’Autrice è
donna tesa ad arco verso il prossimo e verso gli amori e la sua spiritualità si estrinseca già in
questa attitudine. Nella stessa Silloge dedica una Poesia di tre versi
struggenti ai figli: “Diamanti e croci
d’oro / nel pugno della tua mano / nel tuo cuore che batte finchè vivi” -
“I Figli”. L’empatia con gli elementi della natura, madre - benigna è la
costante della concezione artistica della D’Aristotile Galiffa. “Non è la luna / è una lampara che illumina
le onde / che lente accarezzano la riva. L’uomo e il mare / in simbiosi /
aspettano la notte” - la lirica “Di sera sul mare”. I versi sono tratti
sempre dall’ultima Silloge e, nella loro ungarettiana brevità, possiedono il
valore aggiunto di allestire, senza l’ausilio di figure retoriche, scenari di
una bellezza e di una sanità indescrivibili. Nel leggere la Raccolta sono rimasta
tanto stregata dal lirismo della Poetessa abruzzese che mi sarebbe piaciuto
evitare ogni tentativo ermeneutico e parlare attraverso la levità magica del
suo porsi. Si riferisce alla propria ispirata inclinazione verso l’arte del
comporre recitando: “Scrivere sul rigo è
pesante. / Preferirei le nuvole / che si addensano e si disperdono / e nel loro
andare leggero e solitario / attraversano i secoli e la storia” - la lirica
“Sul rigo” . Questi versi appartengono ancora a “Senza spazio né tempo” e trascinano
in una voragine emotiva che si concretizza nella volontà di restituirci il
sogno di vivere un rapporto simbiotico con i miracoli del creato. In realtà
quel sogno noi uomini l’abbiamo perso, tradendo e offendendo l’ambiente, ovvero
il nostro grembo, che Italo Calvino definiva ‘santuario per la resistenza e gli
ideali di libertà. La saudade della Nostra non può considerarsi malinconica
nostalgia del perduto, come sempre accade, in quanto la saggezza che funge da
bussola del suo percorso umano e artistico, la spinge a evitare i rimpianti e a
non lasciarsi intrappolare nella constatazione banale della legge del tempo che
scorre volgendo lo sguardo sempre e solo indietro. A questo proposito è
esaustiva la lirica tratta dalla Silloge
del 2018 “Nei silenzi della sera”,
intitolata “I segni del tempo”:
“Il passato
appartiene al ricordo.
Il presente
è divenire,
continuo evolversi
del tempo
in uno spazio indefinito
che disegna il futuro.
La speranza,
sorella della fede,
illumina la storia.”
La
speranza è intesa nell’accezione cristiana di una cosa che è già stata compiuta
e che certamente si realizzerà per ciascuno di noi. Il concetto di speranza,
considerata in senso salvifico, non come scialuppa alla quale aggrapparsi per
resistere al moto ondoso dell’esistenza, ricorre in varie poesie dell’Autrice: “Tu mi chiamasti alla vita / e prima che
nascessi mi hai dato un nome, / una voce una speranza” - tratti da “A mia madre” . I sentimenti della
D’Aristotile Galiffa si potrebbero definire dimensioni dell’anima e non
dipendono dalla visione oggettiva del mondo. La realtà è filtrata dal suo
pendolo interiore che si muove in sincronia con la misura della saggezza.
“Una nevicata di farfalle
bianche
sul mare d’agosto,
evento inaspettato
di una torrida estate.
Una speranza di pace si diffonde
in questa fosca realtà del giorno.
Passa lo sciame bianco,
solca il cielo
di un purissimo azzurro
e scompare”. La lirica “Farfalle
bianche”
I
versi citati appartengono alla Raccolta “Le strade
dell’acqua” del 2014 e viaggiando all’indietro nella poetica
dell’Autrice si ha la sensazione di approdare dolcemente alla foce degli
affluenti che caratterizzano il fiume, ovvero il suo universo interiore. Nella
Silloge del 1990 “Alberi e radici” sembra che
le tematiche cerchino spazi e tempi più lunghi, si procede per aggiunte, non
per sottrazioni come avviene più tardi. Le poesie si distendono, cercano radici
e corsi d’acqua, ma sanno accontentarsi di essere talee e ruscelli del fiume in
piena in divenire. “Il passato è una
storia / una carta che brucia, / il presente è una voce / che si alza nel
sereno, / una vela che si apre / al vento del mattino” - tratti da “Per un
ricordo” . L’Antologia si chiude con liriche composte nel 1959 e raccolte nel
testo “Grani di sabbia”. Stupisce
come nell’arco di sessant’anni la compiutezza artistica della Nostra non abbia
subito scosse. E ancor più sorprende lo spirito profetico di questa Poetessa
sublime che recitava: “Non ci sono più le
foglie / lungo la Nomentana,
/ stanca di suoni discordanti./ Non vibrano più sotto i passi / come voci di
pensieri nascosti. La strada ha perduto / la sua voce / e gli alberi l’anima /
delle sorelle morte” - tratti da “Foglie secche”. Leggendola ho desiderato
immaginarla con una parafrasi di Eraclito: ‘pur percorrendo ogni suo sentiero
non troverei i confini dell’anima’, aggiungendo che … saprei che nessun tempo e
nessuno spazio hanno saputo scalfire le radici del suo sentire.
Maria Rizzi
Anna D’Aristotile Galiffa, Senza spazio né tempo, pref. Enzo
Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 76, isbn 978-88-31497-59-6,
mianoposta@gmail.com.
Ringrazio di cuore questa Poetessa caratterizzata dalla saggezza della misura di stampo oraziano e da uno spirito profetico che la spingeva nel 1959 a scrivere versi di un'attualità sconvolgente. Leggerla è stata un'avventura straordinaria e avrei desiderato tributarle un omaggio degno di lei. Mi permetto di abbracciarla unendo nella stretta il nostro Capitano...
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