..Non sono io forse viva sempre per te?
- Oh, Mamma, sì! - io le dico. – Viva,
viva, sì... ma non è questo! Io potrei ancora, se per pietà mi fosse stato
nascosto, potrei ancora ignorare il fatto della tua morte, e immaginarti, come
t'immagino, viva ancora laggiù, (…). Potrei seguitare a immaginarti così, con
una realtà di vita che non potrebbe esser maggiore (…). Ma io piango per altro,
Mamma! Io piango perché tu, Mamma, tu non puoi più dare a me una realtà! E'
caduto a me, alla mia realtà, un sostegno, un conforto (…). Ora che tu sei
morta, io non dico che non sei più viva per me; tu sei viva, viva com'eri, (…)
e viva per sempre sarai finché io sarò vivo; ma vedi? è questo, è questo, che
io, ora, non sono più vivo, e non sarò vivo per te mai più! Perché tu non puoi
più pensarmi com'io ti penso, tu non puoi più sentirmi com'io ti sento! (…) ma
che sono io, che sono più io, ora, per te? Nulla. Tu sei e sarai per sempre la
Mamma mia; ma io? Io, figlio, fui e non sono più, non sarò più...
(…). Sento dentro, ma come da lontano,
la sua voce che mi sospira:
“Guarda le cose anche con gli occhi di
quelli che non le vedono più! Ne avrai un rammarico, figlio, che te le renderà
più sacre e più belle”.
Pirandello
"Lettera alla madre"
Cara
Isabella, queste parole di Pirandello fanno piangere ma aiutano.
Corrado
Corrado caro, permettimi di chiamarti così, hai dedicato a Isabella una Lettera che amo moltissimo, come il suo Autore. Sin dall'infanzia mio padre mi indusse a leggere Luigi Pirandello e i suoi scritti mi hanno accompagnato tutta la vita. Il grande Narratore siciliano invita a cavalcare il dolore, perché dopo le perdite è necessaria anche questa fase. Con la sofferenza si deve instaurare un rapporto sereno, altrimenti non si passa alle fasi successive. Hegel asseriva che nessuno possiede per se stesso la propria verità, perché nessuno può mai comprendersi totalmente: comprendersi significherebbe raggiungere la nostra origine. Forse sono proprio le perdite a riportarci alle nostre radici, Isabella. Ci danno la misura della nostra finitudine. E al tempo stesso ci consentono a poco a poco di allargare gli orizzonti, d provare "a guardare le cose con gli occhi di coloro che non le vedono più". Una dedica splendida, valida per te, Isabella, e per ognuno di noi. Ti ringrazio di cuore Corrado e vi stringo forte entrambi.
RispondiEliminaDesidero ringraziare entrambi i miei cari amici, Corrado, fratello d'anima, e Maria sorella per parte di Edda. Grazie e vi abbraccio
RispondiEliminaIsabella Conte