Carla
Baroni. Detti e motti. Edizioni
Stravagario. Latina. Pag. 318. Euro 15,00
Carla
Baroni, cosa dire di tale scrittrice: polivalente, versatile, proteiforme,
doppia laurea in Scienze Matematiche e Giurisprudenza, ha scritto di tutto e su
di tutto: poesia, narrativa, saggistica, filastrocche… ma è soprattutto la
poesia che alimenta l’ispirazione di Carla, ed è qui che dimostra tutta la sua
vena creativa, facendo del mito e della vita, il campo di battaglia in cui sparare tutte le cartucce. Niente le si può insegnare: profonda conoscitrice della metrica, la tratta in tutte le salse,
facendo dell’endecasillabo il compagno irrinunciabile del suo cammino
letterario. Mi piace ricordare qualche libro da lei pubblicato: Lo zufolo del Dio silvano, Mi giudichi sol
Dio e mi perdoni,… Il treno corre, Rose di luce,… Il segreto di Dafne,…
Scampoli di vita, una traduzione assieme alla madre Rina Buroni delle Bucoliche
di Virgilio in endecasillabi…, comunque tutti testi che hanno ricevuto
riconoscimenti e premi di risonanza nazionale; tantissimi Premi: basta
ricordare fra tutti il Libero de Libero,
che pochi possono vantare di avere conseguito. Di sicuro è cosa ardua mettersi
qui a enumerarli… Una cosa posso dire che proprio quest’anno sono stato
onorato di essere in sua compagnia in
una prestigiosa antologia di quattro valenti poeti nazionali: Pasquale
Balestriere, Carla Baroni, Nazario Pardini, Umberto Vicaretti. Tutti e quattro
legati da profonda amicizia e l’Antologia vuole essere un segno tangibile di
questa unione. E posso aggiungere che tutti i suoi libri mi sono stati inviati
dalla profonda ed emozionante amicizia che ci lega. E di questo sono orgoglioso
e onorato. Quindi dire che io la conosco a fondo, e che conosco ogni suo
battito cardiaco, ogni scarto emotivo e soprattutto la sua ineguagliabile e
inesauribile verve scritturale, non è sicuramente eccessivo. A proposito mi
piace riportare una tranche di un mio scritto su una sua opera: “Carla Baroni: Oltre la siepe buia dei pensieri. Blu di Prussia editrice. Monte Castello
di Vibio (PG).
Oltre la siepe buia dei
pensieri
si attestano le stelle dei
tuoi cieli.
Dai vetri colorati dei tuoi
muri
un angelo guerriero ora
discende
la spada sguainata, una corona
di fiamme lo circonda ed il
suo raggio
va sopra la mia ombra ad
infierire.
Lo so che Tu di nuovo mi
respingi
(…)
O se ci sei davvero, se tua
figlia
son come tutti gli altri del
Creato
fa’ che di nuovo sgorghino le
lacrime
dal ciglio asciutto, che
novello fonte
scaturito dall’anima indurita
mi lavi e mi battezzi adesso
che
vago nel limbo priva d’una
guida
Poesia
incipitaria che con valore eponimo dà il via a questo poema di rivelazione
umana. Una vera preghiera, ma non di quelle recitate per posa, per
assuefazione, ma una preghiera che sgorga da un’anima laica alla ricerca di sé
e del mondo in cui si trova. È questo il motivo focale che alimenta il corso
della poesia di Carla Baroni. Lo sperdimento del nostro essere, la insoluzione
dei tanti perché, delle tante vicende che ci spaesano e ci affliggono durante
il misterioso dipanarsi della vita. La poetessa soffre di questa vicenda che le
è toccata in sorte. Dà tutto il suo animo a quell’Ente che ci è in alto.
Vorrebbe credere, appigliarsi ad una verità, ed è questo che chiede. Il suo
soffrire lo trova ingiustificato, e vorrebbe che l’Alto Cielo la trattasse come
tutti gli umani: una preghiera fortemente terrena, di grande coinvolgimento
emotivo, soprattutto per chi, come me, conosce a fondo Carla. La sua parola
corre limpida e sentita, fluente e spontanea; la sua veste è quella di un
endecasillabo trattato in tutte le salse, arricchito da figure retoriche di
energica valenza. Siamo presi da questo fiume limpido che corre verso un mare
di infinita estensione. Un mare dagli orizzonti larghi, irraggiungibili, verso
cui la Nostra dirige tutte le sue energie poematiche. Una narrazione che gioca
tutto il suo contenuto su quello che è il fatto di esistere: anima tra agonia e
amore:
Tu mi punisci, anima indecisa
che vaga mesta tra agonia e
amore
alla ricerca d’accecante
raggio… (pg. 17).
La
diversità:
(…)
Così ape vogliosa senza favo
le ali sporche di un polline
non vero
sopravvivo nel credermi
diversa
non per quel mio eterno
zoppicare
ma per qualcosa che da Te
proviene
e mi lasciasti anche
rinnegandomi (pg. 20).
Il
destino:
(…)
E saprò alfine il mio destino
vero:
se regina degli inferi al
baratto
d’un dì di gloria in questo
vano mondo
o ritrovata agnella in pura
Luce
(pg. 22).
Il
Bene e il Male:
Se il tempo è la memoria
e la memoria è il tempo
la romanza degli angeli caduti
ancor prima segnò le nostre
vite,
segnò lo spartiacque, il
limitare
fra il Bene e il Male, fra il
cattivo e il buono
creature queste dello stesso
fango
e soggette a perire, a
frantumarsi
al primo colpo del destino
crudo (pg. 25)…”
Ma veniamo al nuovo regalo di
Carla, quello che stasera mi è arrivato
e che dimostra ancora di più, ce ne fosse bisogno, la plurivocità di una
scrittrice che merita il riconoscimento dei critici e della stampa per la
duttilità del suo dire, per la generosità della sua ricerca, e per la validità
della sua azione creativa. La Baroni raccoglie, secondo l’ordine alfabetico, in
un libro di ben 318 pagine, detti e motti che magari abbiamo sulle labbra senza
saperne l’origine. Un lavoro di indagine; di studio; un prodotto di notevole impegno culturale che io ho già
inserito in biblioteca accanto agli altri della sua vasta produzione, emozionato di averla vicina, lì, davanti a me,
con tutta la sua anima.
Nazario Pardini
Nazario Pardini
DAL
TESTO
Dulce et decorum est pro
patria mori: è dolce e onorevole morire per la propria
patria. La frase si trova nelle Odi
di Orazio nelle quali il poeta latino incitava i giovani a emulare gli
avi.
Andare in malora ossia
andare in rovina. Deriva dal latino mala hora
(cattiva ora) che era il periodo di tempo che andava dalle due alle quattro di
notte e in cui si era constatato
avvenisse il maggior numero di decessi.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaCaro Nazario, grazie, grazie, grazie per il tuo ampio excurcus sulla mia attività. Una critica così elogiativa non poteva essere fatta che da un grande amico quale sei tu. Comunque mi sono gonfiata come una rana pronta allo scoppio per la vanità e tu dovresti tenere conto anche delle esiziali conseguenze che un tuo scritto può provocare.
Con questo libro mi sono divertita perché, con la mia ricerca, ho imparato cose che non avrei mai immaginato. Da che cosa derivano “fare la cresta”, “andar per pampogne” o “ la Madonna del petrolio” detti che io uso quotidianamente? Perché tu sai che è proprio il divertimento ciò che anima il mio scrivere qualunque sia l'oggetto e la forma di un mio testo: mi fa trascorrere ore serene senza sentire la solitudine e spesso dimenticando i miei mali. E lo scrivere poi, mi ha ha fatto conoscere persone che mi sono diventate grandi amiche come te e Pasquale.
E allora grazie allo scrivere, agli amici, al blog “Alla volta di Leucade”, e soprattutto a Nazario che danno ancora un senso alla mia esistenza.
Carla Baroni
Ha veramente ragione Nazario quando, riferendosi a Carla, parla di "plurivocità". Perché -è indubbio - la Baroni, autrice peraltro molto prolifica, ha tante voci, nel senso che la sua produzione artistica è meravigliosamente variegata nelle forme, nei toni, nei registri e negli esiti. Questa continua sperimentazione di modi diversi di scrittura, oltre a denunciare vivacità intellettuale, depone a favore di una mentalità aperta e giovanile, lontana mille miglia da una riposata standardizzazione. E tutto ciò a dispetto di qualche acciacco che talvolta si fa sentire, ma di cui Carla respinge gagliardamente l'attacco.
RispondiEliminaUn abbraccio a lei e a Nazario
Pasquale Balestriere
Caro Pasquale, grazie. E'proprio in queste piccole cose - la condivisione di un apprezzamento lusinghiero - che si vede la vera amicizia. Lunga vita a te e a tutto il trio CANAPA.
EliminaCarla