Paolo Buzzacconi, collaboratore di Lèucade |
Caro Nazario, per una volta ti scrivo ( finalmente, direi)
per parlare di te, o meglio del tuo poetare. Ieri sera, come sai, presso la
libreria Horafelix si è tenuta la presentazione del libro "Scatti
di-versi" in cui è presente anche un tuo contributo. Giunti al momento
della sua lettura Maria con la sua consueta travolgente, affettuosa vitalità
nel cercare un lettore idoneo si è guardata intorno sino a posare il suo
sguardo sul sottoscritto. La circostanza mi ha riportato ai tempi della scuola,
quando il professore girava con lo sguardo tra i banchi alla ricerca della
"vittima sacrificale" da interrogare e noi tutti cercavamo di
rimpicciolire fino a scomparire. Ed ecco, proprio come allora, la sua voce
suadente ha proferito il temuto "Paoletto, vuoi leggerla tu,
caro?" accompagnando la richiesta con un sorriso smagliante. Per un attimo
sono andato in panico: avevo appena ritirato le mie copie e non avevo ancora
avuto modo di leggerla (tra l'altro è pure lunghetta!), in più una platea di
cento e più persone attendevano in un religioso silenzio carico di aspettative.
La mia paura non era tanto di far brutta figura come fine dicitore - non mi
ritengo tale - quanto di rovinare la bellezza della tua lirica. " Ma
certo, Maria", ho risposto ostentando un'inesistente sicurezza (altro
"trucchetto"di scolastica memoria), ed ho iniziato la sua lettura. Da
quel momento in poi si è verificata la magia: i tuoi versi sono entrati
immediatamente in armonia con i miei occhi e la mia voce e non c'è stata in
tutta la recitazione un'indecisione, una pausa mancata o un enfasi di troppo.
In più mentre leggevo mi sono goduto appieno la tua poesia verso dopo verso,
concetto dopo concetto, emozione dopo emozione riscoprendo il significato del
termine "canto". Un'esperienza unica, straordinaria, che è passata
alla platea regalandoci un momento di grande condivisione. L'unico rammarico è
stato che il mio ruolo di lettore mi ha impedito di applaudire con l'enfasi che
avrei desiderato, ed è appunto per questo che ti scrivo, per dedicare un
fragoroso, lunghissimo applauso alla tua poesia. A te, maestro ed amico,
riservo come sempre il mio abbraccio più caro.
Un
grande abbraccio, a presto!
Paolo
Colloquio con il mare
“Mi trovo qui davanti alla tua piana
frammentata da scaglie ed azzannata
da becchi di uccelli voraci
ed insaziabili. Mare! Mio mare!
Quanto mi sei vicino!
Tu che vivi di rivoli di cielo
tormentato e irrequieto.
Chiederti qualcosa è sempre poco.
Ma parlare con te dell’immenso
forse mi è più caro. E stamani
la mia voglia è quella di ammirarti;
tu, eternamente instabile,
umano e disumano.
Lo sai? Se ti sono lontano,
ti sogno come amico;
ti vedo, alla mia assenza,
come assenza di amore della donna che amo.
Ma torno sempre eguale, quando torno,
sempre poco,
davanti a te che immenso mi rapini
e porti via il mio seno.
Ed io ti chiedo,
ti chiedo del mistero,
ti chiedo della vita,
tu che contieni anni
che ancora non parlavano.
A volte mi rispondi ed io ti ascolto
disposto a fuggir via col tuo salmastro.
Dimmi, quindi, anche stamani,
qualcosa del colore
che ti frantuma a sera,
qualcosa del tramonto,
per te solo bellezza, forse,
per me giorno che fugge.”
“I miei pensieri, uomo, sono eguali
a quelli che tu provi quando tenti
di misurarti a Dio. Anch’io
vado da un mondo a un altro senza pace,
né mai tace la voglia né si appaga
di copularmi al cielo. Solo a sera
mi quieto in esplosioni di luci e di
colori,
arancio le mie guance
e mi sprofondo in un riposo umano:
sogno inquieto per te,
per me solo riflesso di una luna
nel mio perpetuo moto”.
C'ero anch'io, Nazario. E Paolo è stato bravissimo (ben oltre la sua innata modestia) a leggerti.
RispondiEliminaI tuoi versi hanno aggiunto musica alle parole ed alle fotografie.
Sandro
...e quell'emozione, nel fragore di quell'applauso, non si è arrestata all'attimo; quell'emozione è qui, ora, con me magicamente nella notte, a mezzo di questa mia notte insonne, quando i pensieri mi portano lontano e forse, là, si incontrano con la magia dei tuoi versi.
RispondiEliminaGrande Poeta, Nazario, grande come quel mare che canti e che ti parla con parole....Grazie!
Edda Conte.
Leggo ora l'incipit del mio amico fraterno Paolo Buzzacconi, sorrido e penso che, arrivati al tuo momento, Nazario mio, non mi è venuta in mente altra voce, tonante come l'eco di una cattedrale, nè altro Poeta, capace di improvvisare entrando nel testo con immediatezza e capacità espressiva così impressionanti.
RispondiEliminaOvviamente mentre recitava il silenzio è divenuto una cortina fitta e densa e io sentivo i brividi salire sulla pelle. Il tuo mare, che amo da sempre in modo assoluto, disperato, mi è entrato dentro, ha riempito l'anima, le arterie, i pori della pelle... Galleggiavo con te e con Paolo mentre il canto si elevava altissimo.
Vi ringrazio entrambi per tanta emozione, e mi scuso con Paolo, ma non tanto, per avergli creato un attimo di smarrimento. Ne è valsa la pena!
Vi abbraccio entrambi grata.
Maria Rizzi