lunedì 6 maggio 2019

ROSA CHIRICOSTA LEGGE "IL RITORNO DI ULISSE" DI N. PARDINI


Il commento di un'altra poetessa de " Le Pleiadi", Rosa Chiricosta, alla poesia:
IL RITORNO DI ULISSE

Da " Le Pleiadi" gruppi  fb di poesia in metrica

QUALCOSA SU...NAZARIO
IL RITORNO DI ULISSE

Qui tutto è sapido. Lo so! I profumi
dell'isola, il ginepro, la lavanda,
e tu che ho ritrovato. Quanto corsi

su quei mari infernali sbatacchiato
da un dio ribelle. Ho sempre nella mente 
il volo urlato della procellaria.
Mi strappava la carne. Le sirene
misteriose e adescanti ed io che immobile
all'albero maestro volli fendere
i nascondigli fitti del sapere,
i più vogliosi. E' questa la mia isola.
Qui alla sera torna a dilatarsi
l'idea dei meriggi e il lungo andare.
Eppure estendo sguardi in lontananze
sperdute. Mi lasciarono nell'anima
crepata di salsedine le note
che tornano insolute. E' sempre aperta
la sfida tra l'eterno e me che cerco
con gli occhi indolenziti quella luce
che mi soverchia. Ti vedevo pallida 

imbiancare nei crini ed io lontano
dal giaciglio d'amore che ti eressi
di mia mano. Si aprivano infiniti
i voleri divini e poca cosa
il mio potere. Ma stasera il mare
riporta chiare voci di Calipso
e di Circe. E il canto di una vergine
fanciulla intenta al suo corredo. Sento 

una candida pelle e profumata
su me adusto di sale. Ritornare
era il mio sogno. Eppure condannati
siamo sempre dai gorghi della vita
che le spoglie depongono. Nell'anima
germinano e si fanno giganti al
calare. Ognuno tiene di Nausicaa
chiusa con sé nel fondo una sembianza
mai defilata. Ed ora salta fuori
e porta dietro ogni contorno d'anni
e di stagioni che non solo amore
significa, ma voglie e nostalgie
che trovano le vie le più nascoste
e avanti a noi si levano. 
La ciurma
è lì che attende. Ancora salperemo
oltre colonne, questa volta, mitiche
d'impedimento ai sogni. Là più lucido

e più eguale all'eterno sarà il liquido 
dell'Oceano aperto. Sarò esperto
e lo saranno i miei nel mezzo ai gorghi
a sfidare l'ignoto. L'ora è giunta.
Se il mio destino vuole che ritorni
ai familiari usi ed ai barlumi
dell'isola agognata, porterò
con me più luminoso il cielo. Se
perire vorrà ch'io debba in mare
straboccante d'immenso sopra il limiti
del mio essere umano, perirà
assieme a me l'eterna primavera
di chi non sentì mai sopita in anima
la voglia del viaggio. Poi tornare
nuovi. O superbi spegnerci per via.

In questi versi di Nazario Pardini, Ulisse, accompagnato dai personaggi e dalle coordinate paesaggistiche con cui lo ha immortalato Omero, e come già in Omero, si staglia , potente simbolo del" sentire" del tempo e dell'autore.
Continua la tradizione, inaugurata da Dante e giunta fino ai nostri giorni e, ogni volta, l'eroe omerico si rinnova, caricandosi delle caratteristiche etiche e di pensiero del nuovo " aedo". Senza la fede si inoltra oltre il conoscibile umano e compie quel "folle volo", inghiottito infine dalle onde, proprio quando in lontananza gli appare la montagna del Purgatorio.( Dante)
Torna dalla " Nasconditrice", percorrendo a ritroso il viaggio omerico, e la ninfa lo avvolge " nella nube dei suoi capelli", sussurrandogli il segreto, mentre sta per scoprirlo, giunto ormai sulla soglia dove solo si svela l'arcano. (Pascoli)
Sfida ancora il mare "nelle acque di Lèucade" col "ginocchio ferreo" nonostante la canizie avanzi, impavido e desideroso di cogliere ogni istante di un vitalismo che appartiene a D'Annunzio e al suo tempo, più che all'eroe cantato da Omero. (D'Annunzio) E molti altri ancora che non cito.
Anche nei versi di N. Pardini, Ulisse si presenta come "alter ego" del poeta ed interpreta l'inquieto cercare del nostro tempo "E' sempre aperta la sfida tra l'eterno e me che cerco..." e ancora " ritornare era il mio sogno": non possiamo non sentire l'inquieto cercare del poeta in queste parole! Quanto nostalgico rimpianto in quell'imperfetto "era"! Non possiamo non pensare che a provarlo sia proprio il nuovo "aedo"!
E Nausicaa resterà per sempre "una sembianza mai defilata", così come resterà la voglia del viaggio "mai sopita in anima", nella latente consapevolezza che è nel viaggio la salvezza, qualunque sia l'esito "Poi tornare nuovi. O superbi spegnerci per via". Soffermandoci su questi versi ci accorgiamo che i luoghi, i personaggi che accompagnano l'eroe omerico si ammantano di nuovi significati che evocano atmosfere e pensieri inquieti che il viaggio non riuscirà a placare.
Ancora una volta Ulisse diviene simbolo di una "consapevolezza emozionale" che si colora della sensibilità del "nuovo" poeta che lo fa rivivere in una dimensione nuova . E' quella del tempo e del sentire di chi dall'eroe senza nome viene ispirato a scrivere nuovi versi, che non saranno simili a quelli scritti in precedenza, pur avendo, apparentemente, le medesime coordinate! Bastano lievi sfumature, quasi impercettibili, a farci percepire la novità dell'incontro col personaggio antico che si trasforma in quel "classico" che "non ha mai finito di dire quello che ha da dire "(I. Calvino)
Gli endecasillabi sciolti si rincorrono liberi, riprendendo nel loro scorrere il ritmo del viaggio, con pause forti , scandite dal punto fermo,spesso a metà verso, quasi a riprodurre le tappe del viaggio ulissiaco, che sentiamo mentre si ripete, come il nostro viaggio, quello di ciascuno di noi, alla ricerca della via per tornare ad Itaca.

Rosa Chiricosta



4 commenti:

  1. Molto belli e suggestivi i versi del prof. Pardini,e molto approfondita e colta l'analisi della prof. Chiricosta. Vorrei solo sottolineare quanto la poesia immortale parli sempre all'uomo di ogni tempo, anche a chi oggi magari si limita a "navigare" sul web, ma non ha mai rinunciato al sogno di un desiderio, alla bellezza e all'amore,"vero "motore di ricerca" per la conoscenza di sé. Il coraggio di andare e il coraggio di tornare, sono le universali metafore riproposte da Pardini, messaggero ancora oggi, come Zarathustra, di un oltreuomo che in lui si nasconde e brilla ancora, sull'orizzonte di un tramonto luminosissimo.

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  2. Grazie carissima del commento e anche del tuo apporto che evidenzia come la poesia nasconda segreti messaggi che si rivelano ad ogni nuova lettura , soprattutto se il lettore è mosso da quel " vero motore di ricerca " che è l'amore per la bellezza e per ogni creatura che la esprime , nell'impronta di Chi ha ogni cosa creato. Grazie, Rosa

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  3. Vorrei ringraziare il prof. Pardini per avere apprezzato il mio commento ,che non ha certamente messo in luce tutti gli spunti che il suo bel testo poetico offriva , essendomi limitata a cercare di cogliere il messaggio centrale e soprattutto quello maggiormente si coniugava con la tradizione cui ho accennato . Grazie , davvero lusingata e anche un po' emozionata di vedere su " Alla volta di Leucade" il mio commento.

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  4. Un commento sentito e calzante, un'analisi precisa di questa poesia di superba bellezza. L'antico eroe, il poeta e l'uomo di ogni tempo che sempre rappresentano il nostro desiderio di conoscere, di andare avanti. Nonostante l'esperienza ci insegni che progresso non sempre coincide con miglioramento noi non smettiamo di cercare, di esplorare, di sfidare perfino leggi che non dovrebbero essere sfidate..troppo forte è il desiderio di conoscere. Dall'altro lato, il bisogno degli affetti...eppure, anche dopo il ritorno desiderato e conquistato con sofferenze e fatiche...lo sguardo corre all'orizzonte, (Eppure estendo sguardi in lontananze
    sperdute.) sempre alla ricerca di quel che c'è di là, sempre dietro quel sogno che non si estingue mai, nell'immutabile voglia di conquistare o di " superbi spegnerci per via" ( grandiosa questa espressione che ci presenta l'uomo-eroe nella sua veste più fulgida e pura.) "Qualcuno" ha detto " fatti non foste e viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"..bene..aveva ragione .

    Lidia Guerrieri

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