domenica 5 maggio 2019

EDDA CONTE: "A RITROSO: UNA VESTINA ROSSA"




Edda Pellegrini Conte,
collaboratrice di Lèucade

A RITROSO: Una vestina rossa.
 Tardo pomeriggio. Vagabondaggio sentimentale.
Eccolo, l'ambiente dove lei ha tirato il primo respiro.
Qui ha fatto i primi passi, i primi giochi sulla strada, i primi incontri ...le prime amicizie...
Qui  sono nati i primi sogni senza risveglio. ...eppure ....nessun sobbalzo al cuore.
 Assenza di emozione. Forse  perché la vita la conosce tutta, la racconta come un tracciato d'altri.  I fatti dei giorni lontani entrati nel mondo della memoria, diventati parole....e alle parole lei riesce a dare la sfumatura che più le piace, o quella che sortisce maggiore effetto. Proprio come  in una novella, in un racconto immaginato.
Un tempo , raccontando ai più piccini, si iniziava così: C'era una volta...

Sì. C'era una vestina rossa, con dei volant,  corta, sulle  gambe abbrunite dal sole, magroline...
E' lei!
- Dov'è la tua casa?  le chiedo.
Su...su..  , dice dondolando il manico  della ciotola, come fosse un secchiello.
-vado a prendere il latte....ooh...eccoli....corriamo....ci vogliono beccare...
_beccare?!
Lei ride.  Qui dicono "beccare"....dare di becco.
-I tacchini....hanno visto il mio vestito rosso....
-ma...la tua casa...è lassù? , ripeto.
- ....... vado alla Fattoria.....a comprare il latte.
Non ha risposto alla mia domanda. Continua a dondolare la ciotola.
La seguo. Corre davvero, quando si trova a passare davanti all'aia.....ma non c'è nessun tacchino che la insegue. Più avanti si ferma, con aria decisa, battagliera.  E' uscita sulla strada una bambina, come lei.  Ha in bocca un fischietto, forse una piccola armonica.
- Dammela. E' mia.
Meraviglia! Afferra l'altra per un braccio, si  avvita in una mossa veloce....la vestina rossa fa corolla con i volant intorno alle gambe magroline.  Tutta magrolina, lei. L'altra rotondetta. Lottano. Il fischietto conteso finisce nel tombino....
_Abito là...., mi sembra che dica.. , ma ora non più....
- Perché ora non più?...chiedo, ma mi accorgo  che ha ragione. Il flash-back si è spento.

              E' quasi sera. Qualche rondine garrisce nel cielo intorno al campanile della Chiesa.
La Chiesa! Forse per la prima volta noto l'architettura. Romanico pisano...Stile nostro!
Qualcosa mi spinge verso la porticina laterale. E' aperta, entro. Odore di chiuso, senso di estraneità. Navata zeppa di panche disassortite. Vuote.  Non vedo l'isola delle Suore, quella del Catechismo.... La prima fila riservata alle comunicande.  L'altare non ha senso di maestosità, è una mensa. Una mensa spenta! .
Tempi che cambiano. Memorie che il Tempo non riconosce. Mancano gli echi.
Torno fuori, insieme con i voli delle rondini...
Ora lei prende a raccontare  del paese: - Quello è il Parco della Rimembranza...ci sono tante  statue candide....  i sassolini bianchi..
-vedo ...ci sono  molti alberi..
Tutto in degrado, perfino i ricordi, penso con amarezza.
-Qui è facile cadere e farsi male, dice.  Corre.  E' quasi buio.  I sandaletti  fanno rumore sulla ghiaia del piazzale.  Lei indossa un pagliaccetto fiorito che lascia scoperta la coscia tonica, adusa alla corsa.  Scivola sulla ghiaia. Un ginocchio sanguina.
-Aspetta, dico,  fammi vedere...
Corre via, senza pianti, senza lamenti.
-Non mi sono fatta nullaaa..., canta, e corre via. Perché è quasi buio.
-Vai a casa? , riprendo, illudendomi di trattenere la visione.
 Ovviamente non risponde.  E' entrata nella botteghina degli Alimentari.  E' piccolina, davanti al bancone.  Compra le olive verdi , quelle dolci, nel vaso di vetro panciuto dove nuotano grandi, enormi, invitanti...gustose....
La guardo da fuori, non so cosa dice, ride....si allunga per prendere una scaglia di parmigiano che è rimasta sul piano di legno. Se la mette in bocca....
-Vieni qui, bellina..  .La voce è grossolana. Lei, nel solito pagliaccetto a fiori, corre via....corre verso casa.
Si sono accese  le luci sulla piazzetta detta "Del Pittore".  In giro non c'è nessuno, è l'ora di cena.  Il profumo della zuppa di verdura  si spande per le vie. Un acciottolare di stoviglie copre le voci pacate, un poco stanche...
E' bella la sera di paese. ....".....sulla piazzola in frotta...fanno un lieto rumore..."
Mi siedo sul muretto del Ponticello. Ascolto le voci dei giochi al lume del lampione, e il chiacchiericcio fitto delle donne sedute al fresco, davanti alla porta di casa.
-O che bel castello ...trallallero trallalà....   Eccola, è lei, nel  mezzo  del cerchio, animatrice inconsapevole.


- Basta, giocare, ora!, comanda.  -Andiamo a bere il citrato alla fonte.
Vanno su per la stradina erbosa, a tratti sassosa. Lei avanti con il suo bicchiere in mano....
Corse, risate , scorrere dell'acqua  ....scorrere...scorrere ... gridolini... Divertimento  degli anni , sano, innocuo!
Ma proprio qui la scopro in una delle sue "cattiverie".
- Non avere paura, dai, non è niente....quando arriviamo là....vedi quella buca....là ti faccio entrare , poi ti torno a prendere stasera...
-Noo! non mi ci buttare...... Ho paura....., piange la voce della più piccola.
-ma tanto torno a prenderti...ecco, ci siamo quasi..., e sghignazza dispettosa.
Si diverte  davanti alla paura della cuginetta.
La chiamo. Non condivido la inutile cattiveria.
- Dov'è la casa del nonno?  , chiedo per distrarla. Questa volta ho più fortuna.  Si volta con gli occhi lucenti.
-Vieni, mi dice  -é ancora  qui. Ma ormai non c'è più nessuno. La porta è chiusa, l'orto è pieno di erbacce. La corte è sempre deserta....tutti sono andati a vivere in città...
A questo punto mi accorgo che non indossa più il pagliaccetto , né la vestina rossa a volant...
-Estranei......Conclude.
 -Estranei.  Proprio come te!.

Edda Conte - Maggio 2019


5 commenti:

  1. Una pagina di leggerezza che zampilla alla mente quasi ad alleggerire la pesantezza dell'essere...
    Ringrazio Nazario per averla ospitata su Leucade.
    Edda Conte

    RispondiElimina
  2. Vagabondaggio sentimentale: una pagina solo apparentemente leggera, nostalgica.
    Edda insegue i ricordi con precisione, ma senza coinvolgimenti emotivi, come se non appartenessero a lei, autrice consapevole che intende raccontare l’oniricità attraverso l’ oggettivazione fotografica come se si avventurasse su un tracciato predisposto da altri, turisti curiosi ma non partecipi, scegliendo con cura le parole, senza sobbalzi emotivi.
    Sono rapidi i flash-back: sul vestitino rosso attrazione dei tacchini, sui litigi innocui per un fischietto, una chiesa in stile pisano vuota, estranea, che non suscita più emozioni, …il parco delle Rimembranze abbandonato, in degrado, la botteghina degli alimentari con le sue olive succose…, la piazzetta del pittore, il muretto del Ponticello, le cattiverie infantili, la casa del nonno…
    Un passato immobile e ormai lontano visto con occhi fermi, con una punta di inquieta amarezza, occhi che per un momento si sforzano di inseguire il tempo curvo…. Emozioni che cambiano di segno, che si riconoscono a fatica, senza echi : in degrado, come i ricordi...

    RispondiElimina
  3. Edda Conte nella sua "vestina rossa" rievoca una visione di profondi ricami sensibili, fabulando tempi lontani nella vita di un paese che purtroppo non esiste più... E' l'incarnazione ormai virtuale di piccoli episodi e dettagli per un'adolescenza di innocenti memorie vissute. Il vissuto di una poetessa che corre dalla Fattoria al Parco della rimembranza (... i sassolini bianchi) e soffre amaramente il degrado progressivo di ogni evento e di ogni momento.
    Scivola poi sul piazzale del paese per rincorrersi ancora dalla Botteghina degli Alimentari al muretto del Ponticello, luogo di ascolto, rumore e chiacchiere sino a condursi alla casa del nonno ahimè vuota e deserta...
    E' una memoria narrativamente riveduta, ora "estranea" nel rammarico della poetessa Edda che ride... scorre... scopre... piange... cresce...

    RispondiElimina
  4. Concordo pienamente con Maria Grazia circa la levità di questo testo che evoca la fabula dei tempi passati. Lo stile è così caldo, fluido, avvincente, che leggendo si ha la sensazione di scivolare lungo un ruscello terso e di ritrovare parte dell'identità che i tempi attuali ci hanno rubato. Edda scrive un racconto difficile, a mio avviso il più difficile, in quanto la fiaba rischia sempre di cadere nel banale, di non decollare. La sua spicca il volo e ci trascina nella vertigine del bene. La ringrazio di cuore per tanto dono e colgo l'occasione per abbracciare il nostro Condottiero e la cara Maria Grazia.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
  5. vi ringrazio, cari amici, dell'attenzione della lettura e della simpatia.
    Edda.

    RispondiElimina