Ugo Foscolo |
ALLA SERA
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Una delle liriche più note di Ugo Foscolo. Un sonetto, che presenta le figure retoriche dell'enjambements, delle antitesi, delle metafore, del chiasmo e mette in luce, per adottare un ossimoro, il tema della morte, sempre caro a quest'Autore, sotto forma di 'fatal quiete'. Il tema è ripreso nelle terzine, in quanto per il Foscolo la fine di un giorno, forse di ogni giorno, è paragonabile a una piccola morte, ed egli attenda e desidera la sera proprio in virtù di questa allegoria. Il Poeta, infatti, è teso alla morte in qualità di riposo dai dolori dell'esistenza.La sua visione potrebbe definirsi materialistica,ma come non considerare romantica l'idea di una morte che metta a tacere le burrasche della sua anima? I classici rappresentano esempi di altissima Poesia e nel rileggerli si scopre spesso la nostra pochezza. Grazie di quest'altro dono.
RispondiEliminaMaria Rizzi