Mara Benedetti |
FRANCESCA LUZZIO LEGGE
“LA DANZA DELLE NUVOLE”
DI MARA BENEDETTI
La silloge La
danza delle nuvole rivela sin dal titolo il suo carattere esistenziale,
infatti le nuvole sono metafora di sentimenti, pensieri, emozioni, ricordi che
danzano nella mente in una successione incontrollata di movenze che, guardando
il cielo, anche le nuvole nel loro eterogeneo succedersi e mutar di forma
sembrano fare. Così solitudine, desiderio di amore, immersione nella natura che
amichevolmente si pone in corrispondenza armonica con il sentire della
poetessa, sono i temi di questa bellissima silloge, il cui titolo, a lettura
ultimata, ben si comprende come si pone in armonica sintonia metaforica con il
contenuto. Un diario dell’anima quindi, che progressivamente si svela, si apre
affidando il suo sentire alla scrittura poetica che magicamente decanta e
sublima. Così Mara
Benedetti ora danza con una creatura sconosciuta, puro miraggio
nella foresta: “…Non ti conosco, da dove vieni? / Splendida creatura, mi tendi
la mano, /.../ Ti seguo, /.../ Insieme danziamo, nella foresta vivace” (Lacrime), ora porge il suo amore ad
un’amica, ora agogna e mira la serenità della vita claustrale, ora sogna e vive
intensamente l’amore per un Lui, presente, assente, sogno, realtà: “…Con le
dita lo sfioro /…/ Tocco la mano; c’è solo il contorno, / non emana calore...” (Il profilo) e sempre, in una sorta di
armonica corrispondenza, la natura condivide e sostiene l’iter esistenziale
dell’io: “Ebbra, accolgo le lacrime del cielo; / con dolcezza o prepotenza / si
mescolano alle mie…” (Lacrime).
Insomma Mara
Benedetti, come Sylvia Plath, Anne Sexton o le italiane Alda Merini
ed Amelia Rosselli
plasma e trasmette la sua interiorità, il suo sentire nel suo poliedrico
sfaccettarsi attraverso la malia delle parole che alimentano la fiumana
dell’ispirazione, liberano dai fardelli che incontriamo nel cammino della nostra
vita e fanno emergere i vari desideri che animano il nostro essere. I versi liberi,
ma che a volte non mancano di particolari accorgimenti tecnici, quali gli
acrostici, consentono alla poetessa di servirsi con libertà delle parole, che
“… come fossero petali di un fiore gigante...” (Rifugio),
lei stacca dai libri che legge per ricomporle “in altre storie” e tra loro si
rifugia perché il lettore vi trovi la sua “anima mimetizzata”.
Francesca Luzzio
Mara Benedetti, La danza
delle nuvole, pref. di Michele Miano.
Guido Miano Editore, 2019, mianoposta@gmail.com
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