In
memoria delle Foibe
Sono
laggiù sul Carso
quei
buchi fondi e bui,
nel
loro ventre scheletri e dolori,
e
sopra madri a piangere, a incrociare
braccia
di legno, corone di fiori,
a
rievocare
o a
cospargere di petali i pensieri
rimasti
là, inespressi, addormentati, morti;
rimasti
a riposare in braccio ad altri scheletri,
addormentati
con in mente il giorno,
la
luce, il sole dei larghi pianori,
i
giochi
di
quando scaricavano in quei buchi
ceppe
di terra o foglie
per
mirarle sparire lentamente,
allegramente
in quei buchi neri.
RICEVO E PUBBLICO:
RispondiEliminaPoesia molto bella, sintetica, non retorica che ricorda, senza alcuna enfasi, uno dei più recenti brutti momenti della storia. Non c'è condanna, non ci sono imprecazioni ma solo il dolore insopprimibile delle madri che “su quei buchi fondi e neri”, una volta trastullo dei loro figli, mettono ora fiori e croci. A parte che difficilmente adesso qualche madre sarà sopravvissuta a quei tempi bui e che quindi la raffigurazione va spostata retroattivamente, ciò non toglie assolutamente, a questo testo, un intensissimo pathos. E malgrado la poesia fosse stata inizialmente pubblicata anonima la tua “zampata”, mio carissimo amico, era riconoscibilissima come quella di tutti coloro che rimarranno al di là del loro tempo terreno. Grazie per esserci.
Carla Baroni