I giorni di Edda Conte
(un "Calendario" 2020 - 2°
parte)
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
In questa seconda parte del suo
"Calendario" Edda Conte da Artista indecifrabile quale appare,
capovolge ogni interpretazione precedente assumendo il Tempo a giudice supremo
di vita e morte per tutti gli esseri viventi animati e inanimati.
Ogni forma di esistere è dominata dai
flussi inesorabili del divenire: giochi, ricordi, amori, sentimenti... che
"Calendario" frammenta e segmenta in un mixage fantastico di colori,
emozioni, pulsioni estatiche, modulari gioiosi e tristi.
Gli "aquiloni" si trasformano
quindi in uccelli colorati (come l'Airone bianco di cartone) per tentare di
sfuggire alla legge del destino inconfutabile; è solo nel silenzio
"parlato" dalla liricità dell'artista, il tentativo può assumersi
come desiderio di elevazione spirituale che si ripropone peraltro in un gioco
pregressivo ribaltando magicamente il "dettato" della temporalità
subita.
Ecco come gli incastri dei contrari
funzionano e sgorgano altresì dall'intensa trasfigurazione-riflessione su un
piccolo paese quasi fantasmatico, dove la memoria furoreggia a sfidare ancora
il Tempo di una fanciullezza maturata in fretta...
Una vetrina, un banco di negozio, i
passi sulla via maestra, evocano pensieri lontani e vicinissimi che il Tempo
ribaltato non riesce a cancellare.
Così appare il bosco della pianta
esotica incardinata in un giardino dove l'unico fiore si personalizza
nell'appassire della bellezza "condannata" tristemente al riflusso di
un fluire polivalente.
E il Tempo scorre senza riguardi per
nessuno; gli esseri continuano la "corsa" delle brezze (anche nuove),
dei fiori malati che "resistono" tenacemente con una ferrea volontà
incarnata nel Sole, nel vento, nella sequenza circolarmente tragica degli
eventi naturali che inseguono il loro traguardo finale...
Una "forza" dell'Essere
donata alla vita che Edda fermamente sostiene senza cedimenti di alcun tipo
proponendosi sempre "guerriera" indomita e modulo di contrasto alla
sofferenza più assoluta offerta dalla Natura che partecipa (monti scuri)
consapevole di una frazione stagionale conclusiva per un percorso preposto.
Ma la tristezza deve risolversi
ribaltandosi in una serie di "miraggi" catarticamente naturali come
il pallido raggio autunnale di un'illusione estiva al tramonto; ed anche se la
pianta (il plumbago) o il fiore (l'ibisco) scolorano e si acciaccano nella resa
al seguire incontrastato del "poi" si riscontra sempre la positiva
liricità dell'Artista e della sua personalità tetragona e multiversa.
La risposta è nella zanzara (piccola
sanguisuga) che reagisce al declinare e svolazza e attacca alla ricerca di
vittime ignare; la risposta è nel fiore (il tiglio) che ospita l'insetto e ne
costituisce base operativa molto efficace; la risposta sta nella corsa (ignara)
degli "esseri" viventi che reagiscono allo stato d'animo del subire
ribaltando continuamente ogni significato (non solo poetico).
Da notarsi questa capacità eccezionale
di Edda Conte nel trasformare liricamente pensieri in azione, azione in
reazione, reazione in panoramica "naturale" di esseri e cose sempre
con una basilarità di approfondimenti radicabili ed estensivi.
Ogni dettaglio ci fa comprendere
infatti che ogni parola ha uno specifico "sentire" nel suo reattivo
contrasto.
Questa filosofa di esseri e cose si
evidenzia ancora maggiormente nello scenario poetico marinaro dove il mare (di
novembre) s'inquieta e conturba pensandosi nell'ondeggio ondoso come altalena
di luci e ombre interiorizzate in un pesce nascosto che relega il suo dinamismo
nella fuga alla rete di un pescatore che l'Artista non definisce, ma lascia al
canto della gioia di una pesca prodigiosa...
Prodigio di versi incisivi e concisi
che manifestano plusvalenze di umori arcani in una vela nebbiosa, ma talmente
presente da "catturare" i sentimenti del mare nella tristezza
incombente.
La metamorfosi "ribaltante"
della Poetessa è peraltro sempre attentissima e si manifesta paradossalmente
quando non la si attende...
L'appello (o l'Inno) al cromo-estivo
che coinvolge anche dicembre, rappresenta un'esemplarità incredibile di
alternativa poetica alla "staticità" usuale di un periodo che trova
un "esito" ultraterreno solo verso la sua ultima settimana.
Per Edda è impensabile annullare la
cromica presenza dell'estate: non si possono cancellare i suoi colori.
Il "Tempo" subisce quindi
l'atteso ribaltamento lirico trasfigurato nel giallo delle margherite, nel
rosso del papavero, nel lilla degli asfodeli, nella lavanda, nelle mimose, nei
gigli, sulla strada della Gallura.
Ecco risorgere le chimere dell'estate
(in contrasto stridente con il passare dei mesi delle ore) nei balconi fioriti,
dell'abbigliamento che invita ad amare (pochi veli) nella spiaggia bianca dove
la passione si arricchisce per la Vita che procede nel suo livello-valore più intrinseco.
Un esortare alla vitalità dell'andare,
del "superare" per superarsi, del vincere la fine del Tutto (voluta
dall'Essere), vitalità che capovolge e coinvolge Natura (spiagge, vie,
territori, fiori, animali) e cose (balconi, abiti, vele, barche...) nel filtro
incontrovertibile che i sentimenti concentrano e concedono senza distinzioni a
tutti gli umani.
E' questa la "filosofia"
esistenziale e poetica "totale" di Edda Conte che ci presenta nel suo
"Calendario" (uno scrigno "aperto" dallo spicchio di un
piccolo anno) l'orizzonte di un immenso mistero senza risposte.
Marco
dei Ferrari
Le due parti in cui Marco dei Ferrari ha suddiviso il personalissimo commento al mio Calendario 2020- da lui considerato e apprezzato come valida opera unitaria ( I Giorni di Edda Conte) - costituiscono una vera e interessante esegesi.
RispondiEliminaDopo avere letto con attenzione ,ritengo giusto mettere in evidenza la serietà di un lavoro che solo occasionalmente va sotto il nome di Calendario. Infatti si tratta di dodici poesie di particolare significato...che non è sfuggito a Marco dei Ferrari -poeta critico ed amico.
Nella sua lettura ne ha colto ogni lato, sia evidente che nascosto, per sottolineare gli aspetti importanti , sia estetici che psicologici, che compaiono nel corso di "Una Stagione".
Con la consueta ricchezza lessicale ne fa un vasto commento che nella sua profondità riesce a dare vita ad ogni singola tessera di un puzzle di un anno, da me vissuto con stati d'animo speciali, quasi una rinascita dopo tanta sofferenza.
Questa lettura di un Calendario - nel pieno significato di "analisi"- può dirsi a buon diritto
lavoro di un critico tout-court.
Desidero qui ringraziare M. dei Ferrari per avere riconosciuto nelle poesie del mio Calendario Helicon 2020 una vera storia dell'anima.
Edda Conte