giovedì 11 febbraio 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "SFINGE DI PIETRA"DI CLAUDIA PICCINNO

Maria Rizzi su  Sfinge di Pietra di Claudia Piccinno - Il Cuscino di Stelle Editore -

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

La Silloge di Claudia Piccinno “Sfinge di pietra”, edita dai tipi de Il Cuscino di Stelle, interamente tradotta in inglese, è un vero e proprio cammeo di quest’Autrice poliedrica, che sa muoversi in ambito artistico dalla poesia alla prosa, alla critica e che svolge attività di traduttrice dei libri propri e di quelli di altri Autori in varie lingue. La Raccolta di poesie in oggetto, introdotta magnificamente da Dante Maffia e Brunello Gentile, ha un titolo che potrebbe creare particolari difficoltà interpretative, dando per certo che la poesia non dovrebbe essere spiegata, in quanto ci si può far portavoce degli scritti oscuri e simbolici non dei versi, la cui intelligibilità appartiene solo al Poeta. I critici, per tradizione, definiscono con i propri pensieri e sentimenti le emozioni degli artisti, sperando di non snaturarli. La sottoscritta sente di poter fare letture partecipate, in quanto non ha valenza di critico e Claudia ne è consapevole e saprà perdonarmi. Tornando al titolo dell’Opera, è evidente che si presta a molti tentativi di decodificazione visto che la Sfinge è un simbolo dell’antico Egitto con il corpo di leone e la testa di uomo. Gli storici interpretavano questa forma mista come una simbolica unione della forza del leone con l’intelligenza di un re. Sembra palese che nel caso della nostra Poetessa la risolutezza e  il talento siano dati acquisiti, ma credo che la Sfinge abbia anche una valenza diversa, nel senso che non simboleggi un talismano o una divinità custode, ma la testimone degli accadimenti che si verificano nel corso dell’esistenza dell’Artista. Non credo la si possa identificare con Claudia stessa, in quanto il testo è, per dirla con Dante Maffia, ‘un turbinare di avvenimenti, di ricordi, di faccende che si muovono nell’animo della Poetessa’. In una sola lirica la Nostra si definisce Sfinge di pietra e assume questo volto, in apparenza indifferente, solo per difesa.

 

“Se un microbo ti trascinasse via

  su altri lidi

  dove non sono ammessi interlocutori,

  sfinge di pietra mi murerei.

  Piovono parole nuove

  senza alcun senso,

  a dare misura di questo vuoto

  che parla sospeso

  in attesa di un verso”

  Tratti dalla lirica “Sfinge di pietra”

 

La postfatrice Francesca Ribacchi, facendo riferimento all’originalità della Silloge, ipotizza che l’Autrice possa rivolgersi a un suo doppio, ed è senz’altro una congettura da non trascurare, ma la mia umile, personale sensazione resta che la sfinge divenga innanzitutto la corazza per il vortice impetuoso di emozioni che forza la diga dell’anima di una Poetessa introversa e discreta e al tempo stesso tesa alla libertà come il vento.

 

“Non suggerirmi

  la tonalità delle grinze

  che dovrei indossare.

  Ingessarmi in un tailleur plissé?

  No grazie non fa per me.

  Continuerò a luccicare di impavida follia

  e mi potrai chiamare amica mia.

  Oserei senza fretta

  un accostamento insolito

  un kimono, un sari, un kilt

  è pur sempre un abito tradizionale

  finché scalza e gitana

  senza veli né vincoli

  senza catene o guinzagli

  Io me ne andrei

  Tratti dalla lirica “Amica mia”

 

Credo che la lirica sopra citata possa definirsi il vessillo dell’Autrice, la rappresenta, infatti, nella sua interezza di donna autentica, che infrange gli schemi, non temi i giudizi, non vuole essere inquadrata, ma camminare scalza sui sentieri dell’esistenza. Lontana anni - luce, una Poetessa simile dalla Sfinge di pietra, che non lascia trasparire minimamente le proprie emozioni. Mi fermerei sullo cifra stilistica adottata nella Silloge, è evidente l’uso del ritmo che conferisce alle liriche un andamento armonico del flusso sonoro delle parole, e del timbro, categoria estetica troppo spesso ignorata, che determina i suoni cupi e quelli aperti, i suoni gravi e quelli acuti, i suoni aspri e quelli dolci, che ripetuti con insistenza nei testi ne determinano la tonalità emotiva. Un registro espressivo di autentica poesia, quindi, e senza dubbio, di lirismo ispirato, condito da un’astuzia del tutto femminile, che rende talvolta i versi caustici, a testimonianza della volontà di liberarsi di ogni condizionamento della nostra Claudia: Resta sempre il sospetto/che vogliate mortificare /il mio intelletto./Sono abile e allenata/  riconoscere /simile rima baciata” - da “Sull’adulazione”.

Notevole e intrigante, tra le altre, la lirica dedicata al sommo Poeta italiano, Dante Alighieri, che potrebbe essere definita un’ode se non fosse che Claudia tende a evitare i toni epici e predilige quelli colloquiali, la forza espressiva nella sua sostanza. Recita, infatti:“Tu / che in una settimana/ hai esaminato il mondo / ultraterreno… / Tu, per cui / nessun segreto ebbe / l’animo umano”- da “A Dante Alighieri”  

In amore le astuzie scompaiono, come avviene sempre nella vita. Si diviene vulnerabili, si viaggia su un terreno scivoloso. Claudia, tesse la trama del sentimento universale senza rinunciare all’originalità, ma anche senza celare il dolore.

 

“Dimmi…

  Ritornerai?

  Rassegnazione a km 0

  Querelle inutile tra cuore e ragione.

  Il tempo è trascorso invano,

  nulla è cambiato.

  Neanche il dolore

  ti ha ricordato il mio nome,

  o forse semplicemente lo hai depennato

  sostituito

  profanato”

  Tratti dalla lirica  “Rassegnazione a km 0”

 

D’altronde, per quanto lo si definisca un sentimento inflazionato, l’amore resta l’unica grande forma di dipendenza. Non è un’equazione. E’ la lavagna sotto il gesso dell’anima, l’ossigeno nell’aria, il luogo in cui si tende inevitabilmente a tornare. La nostra Poetessa non nasconde la forza di questo stato emotivo, si lascia andare:

 

“Avrei fatto di te il mio unico Dio

  se solo non avessi calpestato

  i miei sogni, la mia dignità.

  Mi feci nido per il tuo gene guerriero

   eppure non ti bastò.

  Non comprese il perché

  questo mio cuore testardo,

  e io non urlai, non ti rincorsi.

  Divenni bava di lumaca senza guscio,

  maschera di dolore sorridente”

  Tratti dalla lirica “Aspettando primavera”

 

Come in un album di emozioni, la Poetessa narra l’avvicendarsi delle tensioni interiori, il dolore, la rabbia, la presa di coscienza che occorre andare avanti a testa alta, in quanto non vi è nulla di più triste che usare i rimpianti come stampelle. Claudia è donna forte, sanguigna, caparbia e non cede al fascino del vittimismo: “Sono nei libri che ho letto / e nei versi che ho scritto,/ nell’incauto ardire dei miei alunni/  e nel loro argomentare ad alta voce./ Sono nel tempo che dedico a mio figlio.” Da “Sono vetro”

La Raccolta nella seconda parte contiene trentatré liriche senza titolo, contraddistinte dai numeri romani, che rappresentano un continuum, una sorta di romanzo in versi dedicato alla gamma delle emozioni suscitate dall’amore, interrotto da una lirica dedicata a madre - poesia, al suo potere rigenerante, nella quale Claudia ha stile essenziale e tagliente, ostile ai banali miti della forma e dell’apparenza.

 

“Elegia o parodia?

  Consenso o dissenso?

  Cos’è la poesia?

  Canto o lamento?

  Arte o linguaggio?

  Credo sia un varco

  per anime sole,

  una brezza

  che aleggia sui cuori,

  l’intimo codice

  di pensieri nascosti,

  forse vanga

  che smuove le ceneri,

  tizzone ardente

  di nuove scintille”

La lirica Numero XXV

 

E non manca in questa seconda parte della Silloge una poesia dedicata agli

occhiali, impostata con ironia sul filone delle Odi nerudiane. D’altronde il Nobel della letteratura cileno non esitò, nella fase canzonatoria dell’esistenza, a tessere le odi del carciofo o della cipolla.

Per concludere sento di dover asserire che scrivere un’Opera come “Sfinge di Pietra” rappresenta per la mia amica un privilegio e una responsabilità. Il privilegio di sentirsi libera, vera, scalza sulla battigia dei giorni; la responsabilità di sfidare se stessa, il proprio carattere, il timore di esporsi.

Un nuovo libro è parte integrante di se stessi, una nuova vita che inizia e, nel caso della Poetessa, anche un momento di altissimo altruismo: offre una parte di sé a coloro che desiderano capirla. La Sfinge è corazza, non ha nulla a che vedere con l’anima nuda di Claudia, che osa svelare quanto alcuni sogni siano destinati a morire e precipitare… la verità più difficile da accettare.

 Maria Rizzi

 

   .

 

5 commenti:

  1. Ringrazio il nostro Condottiero per aver dato spazio a questo mio tentativo di lettura partecipata dell'Opera della cara Amica Claudia. E li stringo forte entrambi!

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  2. SIETE SEMPRE ENTRAMBI GENEROSI CON LA MIA PAROLA, SONO INCANTATA MARIA DALLA TUA CAPACITA' DIVINATORIA DELL'ANIMO ALTRUI
    CLAUDIA

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    1. Divinatoria? Claudia mia, non esagerare. Sono un'apprendista, vibro a fior di cuore. Tu e molti altri Autori mi offrite opportunità immense. Ti ringrazio ancora e ti porto nel cuore!

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  3. Magistrale questa esegesi di Maria.
    Una sfinge di pietra è la corazza di una Poetessa che rivela con la poesia la sua anima con le sue emozioni.

    Maria ne distilla i palpiti,ne esalta i sentimenti come lei sa fare.

    Struggente l' interpretazione delle "catene d'amore": " e io non urlai, non ti rincorsi/divenni bava di lumaca senza guscio/maschera di dolore sorridente".

    Congratulazioni alla Poetessa Claudia Piccinno, a Maria Rizzi grande esploratrice di anime e un abbraccio al nostro Nume tutelare che permette questi incontri edificanti!

    Loredana D'Alfonso

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  4. Quante espressioni distillate dalla Poesia pura! Loredana, anche tu, come Marisa, adotti la frase 'esploratrice di anime', che non mi si addice, ma è l'abito adatto a te, a Claudia e al grande Nume Tutelare, che sta vedendo la sua isola sempre più affollata e varia. Ti voglio un bene immenso. Grazie di essere sempre vicino ai miei passi.

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