Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
L'ISOLA DELL'ESSERE
"Sarebbe stato meglio non nascere”
“Già, ma quanti possono dire di aver avuto una simile fortuna?”
Il professor Halvorsen prese due gessetti colorati, si avvicinò alla lavagna e tracciò, quasi con noncuranza, questo disegno.
“Sembra
Giove con la sua celebre macchia rossa equatoriale!” esclamò Astrid Olsen, la
ragazzina dalle trecce bionde del primo banco.
“Già,
ma i colori sono diversi” commentò il professor Arvid Halvorsen, “somiglia
molto, invece, alle immagini che abbiamo di Nettuno, il sovrano misterioso dei
sogni, dio del mare e imperatore delle metamorfosi, che abita nella periferia
del firmamento” Come vedete, il professor Arvid Halvorsen, 54 anni di età, a
volte mostrava un animo piuttosto incline alla poesia. Lo stesso poi continuò:
“Ma il pianeta non è Nettuno; è grande come la Terra e la macchia nera è l'isola
dell'essere. E tutto intorno, in blu, si estende l'oceano del non essere.
Il problema che voglio sottoporvi oggi è: quanto è grande l'isola dell'essere?”
Quarantaquattro occhi, quelli di 11 maschi e altrettante femmine, si riempirono
di stupore: cosa intendeva dire il loro amato docente di fisica? E come portare
a termine il difficile compito?
“Vi
vedo decisamente perplessi, cari miei” aggiunse il professor Arvid Halvorsen,
54 anni, docente a tempo indeterminato “mi spiego meglio: voi siete sulla
ventina d'anni di età, la generazione che è nata a cavallo, più o meno, del
nuovo millennio. Voi siete quelli che effettivamente esistono, che abitano
l'isola dell'essere. Tu, ad esempio, Erling: come si chiamano i tuoi genitori?”
Erling
Jensen, ubbidiente, rispose subito: “Mio padre è Ivar Jensen e mia madre si
chiama Annette Molvaer” “Bene, Erling.
Se tuo padre avesse donato l'anello di nozze non a tua madre, ma ad esempio
alla signora Deepali Chander, di New Delhi, tu saresti nato?” Erling riflettè un
attimo sulla questione postagli dal professor Arvid Halvorsen, 54 anni, docente
a tempo indeterminato del Liceo Grieg.
“No, non penso proprio. Sarebbe nato un bimbo con cromosomi metà
norvegesi e metà indiani”
“Esatto”
confermò il professor Arvid Halvorsen, 54 anni, docente a tempo indeterminato
del Liceo Grieg sito in via Borg 27, aggiungendo subito “Proprio questo voglio
dirvi: un ipotetico signor Julio Ramòn Ribeyro, del Perù, invece di sposare la
sua vicina di casa avrebbe potuto viaggiare e prendere come moglie Anna Toskanskaja di Kiev, oppure la
signorina Ariane Dubois, di Parigi. E ancora, il signor Praxis
Rakotonomenjanahary del Madagascar avrebbe potuto convolare a giuste nozze non
con la sua sposa attuale, ma magari a Pechino con l'educata e gentile Qing Shu
e così via.... Ecco cosa è il mare del
non essere. Per conoscere l'isola dovrete stimare anche quante sono le persone
che avrebbero, teoricamente, potuto nascere nella vostra generazione, senza
però riuscirci; cioè quanti nuotano nel mare del non essere senza essere
riusciti ad approdare all'isola dell'essere, senza essere nati. Cominciate
calcolando quanti siete voi, nella vostra generazione. Quanti siete?”
Gli
undici maschi della 4° B scrutarono gli occhi delle undici compagne,
ricambiati, ma nessuno dei 22 ebbe uno straccio di idea finché, finalmente, Jan
Dahl, il robusto ragazzone della terza fila, propose: “Tutti quelli che, una
ventina di anni fa, sono nati da coloro che si sono sposati ed hanno avuto
figli”
“Perfetto!”
approvò con visibile soddisfazione l'insegnante, che continuò “E quanti erano
coloro che, venti anni fa o giù di lì, avrebbero potuto avere figli? Chi è che
mette al mondo figli?”
Ventidue
allievi, le pareti e le finestre, con lampadari e lavagna compresi, rimasero
muti.
“A
quale età si hanno figli?” venne in loro aiuto, lanciando questa domanda come
un salvagente, Arvid Halvorsen.
“Beh..,
di solito tra i 25 e 35 anni, credo; forse anche fino a 40” osò Bendik
Pettersen, l'adolescente vicino alla finestra dotata di termosifone.
“Bene,
bene. Possiamo, in prima approssimazione, prendere il periodo dai 25 ai 35
anni, che ne dite?” “Va bene, prof”
rispose per tutti Lene Berg, di solito la più diligente.
“E
dunque quante erano quelle persone?” li incalzò di nuovo colui che doveva pian
piano guidarli verso la soluzione del quesito, verso l'isola.
Un
vivace dibattito allora nacque e si sviluppò tra i banchi della 4°B del
Liceo Grieg, lassù a Tromsø, dibattito che crebbe, divenne adulto e poi
svanì, morendo prematuramente.
Jens
Karlsen, il capoclasse, riassunse la conclusione alla quale lui ed i suoi
coetanei erano arrivati “Come prima stima possiamo pensare che, poiché la gente
vive in media quasi 80 anni, le persone tra i 25 e i 35 anni siano circa, dato
che questo intervallo copre 10 anni, un ottavo del totale di tutte quelle
viventi” “Niente male, davvero” confermò
Arvid Halvorsen “Ieri, però, ho dato un'occhiata alla distribuzione della
popolazione in base all'età. Direi che forse un nono andrebbe un po' meglio”
“Ok,
prof. Quindi dobbiamo calcolare quanto era un nono della popolazione mondiale
di 20 anni fa” “Sì, ma mi raccomando:
dalla popolazione del pianeta prendete un nono, non soltanto un nonno!”
scherzò, dando il là ad una risata generale, il professor Arvid Halvorsen, 54 anni,
docente a tempo indeterminato del Liceo Grieg sito in via Borg 27 a Tromsø, e
che amava, con queste battute, alleggerire a volte le lezioni delle sue
discipline, matematica e fisica, piuttosto impegnative.
A
quel punto Asbjørn Kristiansen, Fredrik Hagen, ma anche Margit Løvland, e
perfino Anders Larsen, si collegarono con il proprio smartphone al web,
cercando quel numero, la popolazione della Terra nell'anno 2000, trovandolo, ma
incontrando anche le persone che calpestavano il suolo del nostro pianeta
nell'anno 1000, nel 1800 e addirittura nel 500 avanti Cristo (se siete
incuriositi, le stime davano rispettivamente 400 milioni, 978 milioni e 100
milioni).
Quello
che scoprirono gli alunni, cioè che nel 2000 la superficie della Terra
pullulava di 6 miliardi e 70 milioni di abitanti, fu essenziale per proseguire
il calcolo.
“Ed
ora?” li incalzò il loro caro docente.
“Beh,
un nono di 6.070 milioni fa....” Gunnar Jacobsen lo chiese alla calcolatrice
del suo cellulare, che rispose subito premurosa “Fa 674 milioni e 444 mila”.
Gunnar tradusse la risposta della macchina a beneficio della classe. “Già. Queste erano le persone in grado di
procreare figli nella generazione appena passata e precedente alla vostra.
Quindi?”
“Circa
metà uomini e metà donne. Giusto?” chiese speranzosa Linda Nilsen.
“Sì.
Metà maschi e metà femmine. Che si sono sposati tra di loro ed hanno avuto
figli. Già: quanti figli hanno avuto? Quanti sono gli abitanti che si aggirano
sull'isola dell'essere?”
“Dobbiamo
sapere quanti figli ha, in media, una coppia!” esclamò convinta Aase Haugen, la
più bassa di statura dell'intera classe.
“Esatto!”
confermò Arvid Halvorsen, alto invece un metro ed ottantacinque.
Nuovamente
ci fu un gran pigiar di tasti sui display degli smartphone, tant'è che poco dopo
Arne Bergen, il più veloce (il prof. di ginnastica una volta lo aveva
cronometrato sui 100 metri in 12 secondi e 83), fu in grado di affermare: “Pare
che la media mondiale sia intorno ai 2 virgola 6 figli ogni coppia” “Sì, qui in Europa nascono pochissimi bimbi,
ma in altre parti ne nascono 4 o 5 a coppia, se non di più. Dunque quanti fanno
parte della vostra generazione, quanti colleghi avete?”
“Uhm...”
chi parlava si chiamava Unni Thoresen, una giovane con occhi azzurri contornati
da una lunga chioma dorata “Nel duemila c'erano 674 milioni e 444 mila persone
di quell'età, quindi 337 milioni e 222 mila maschi con altrettante femmine.
Quindi 337 milioni e 222 mila matrimoni, quasi tutti si sposano” “Sì, quasi tutti, perlomeno in media nel
Mondo, regalano l'anello di fidanzamento, danno baci alla sposa, ricevono riso
in testa e fanno tutte quelle cose lì. Pertanto?”
“Quindi
basta moltiplicare 337 milioni e passa per 2,6!” escogitò Unni, discendente di
un capo vichingo che aveva vinto 3 o 4 battaglie. “Così pare. E quanto viene?”
“Abbiamo
876 milioni e 777 mila ragazzi della nostra generazione”
“Sì,
credo sia ragionevole. 876 milioni tra, diciamo, i 15 ed i 25 anni d'età, al
giorno d'oggi”
“Questi
sono gli abitanti dell'isola?” domandò la gentile Sissel Fosse, che abitava a
Kaldfjord, sull'isola prospiciente Tromsø. “Questi popolano l'isola dell'essere, ma
quanto è grande l'isola?”
“Come
facciamo a saperlo?” Sissel Fosse non vedeva bene come procedere.
“Quanti
sono quelli che, invece, potenzialmente potrebbero esistere?”
“Giusto!
Sapendo questi potremmo poi fare una proporzione e scoprire quanto è grande
l'isola rispetto all'oceano!” Sissel Fosse era entusiasta di aver afferrato il
punto cruciale.
Gli
allievi, confortati da questi ultimi sviluppi, ripresero a parlottare
vivacemente tra loro, per cercare di trovare quante persone, potenzialmente,
avrebbero potuto venire alla luce (forse sarebbe meglio dire “avrebbero potuto
approdare sull'isola”) dalle varie combinazioni di tutti gli sposalizi
possibili.
Finché
Henrik Bjørnson disse: “Fingiamo che questa classe esaurisca tutta la
popolazione mondiale: allora sulla Terra ci sarebbero 22 abitanti, 11 maschi ed
11 femmine.
Io
potrei sposare Margit Løvland, ma potrei invece optare per Linda Nilsen, oppure
ancora condurre all'altare Lene Berg. Ho
11 possibilità; così come ognuno degli altri maschi della 4B. Ci sono 121
combinazioni possibili: 11 al quadrato.”
“D'accordo”
gli concesse Arvid Halvorsen che 21 anni prima aveva condotto all'altare la sua
adorata Stine Gundersen.
“In
tutta la Terra, all'inizio del XXI secolo, c'erano 674 milioni e 444 mila
persone candidate a diventare genitori. 337 milioni e 222 mila uomini ed
altrettante donne. 337 milioni e 222
mila donne, dunque il quadrato di questo numero ci fornirà tutti i matrimoni
possibili ed immaginabili!”
“Bene!”
lo spronò il valente professore “E quanti figli potrebbero nascere da così
tante unioni di anime gemelle?” “Beh,
non sarebbero sempre gemelle. Comunque, visto che ogni coppia in media ha 2,6
pargoli..” “Esatto!!”
I ragazzi, allora, ma anche le
signorine, moltiplicarono 337 milioni e 222 mila per se stesso e poi il
risultato ancora per 2,6 volte, ottenendo quello che la graziosa Turid Lindgren
annunciò al pianeta Terra: “Ci sono più di 295 milioni di miliardi di
persone virtuali!!”
“Sì,
295 milioni di miliardi, o 295 miliardi di milioni, se preferite” rinforzò la
loro convinzione il caro prof. Arvid Halvorsen, 54 anni, docente a tempo
indeterminato del Liceo Grieg sito in via Borg 27 a Tromsø, sposato con Stine
Gundersen.
“Questo
è il numero che un nugolo di coscienziose cicogne virtuali, con un andirivieni
da riempire tutto il cielo ed intasare senza dubbio il traffico aereo, avrebbe
dovuto trasportare ai papà e alle mamme in trepida attesa. Sono quelli che
riempiono, in tutte le sue parti, il grande mare del non essere. In definitiva,
dunque: quanto è grande l'isola dell'essere?”
“Basterà
fare una proporzione” riprese Turid “la superficie dell'isola sta a quella
dell'oceano come quelli della mia generazione stanno al numero di chi avrebbe
potuto nascere”
“Esatto.
E poiché questo numero è molto maggiore di quello dei giovani della vostra
generazione, potete prendere al posto della superficie dell'oceano quella
dell'intero pianeta: l'errore sarà trascurabile”
“Ma
perché quel pianeta è proprio grande come la Terra?” domandò, poco convinta,
Tove Skakke, la compagna di banco di Turid.
“Tu dove sei nata, su Saturno?”
“No. Sulla Terra”
“Come
tutti noi! E quindi, come vedi, il pianeta su cui c'è l'isola dell'essere è una
copia della nostra Terra! Dovete calcolare la sua superficie: sapete quanto è
il suo raggio?”
Reidun
Mattsson, la più studiosa, non se lo fece dire due volte. Alzò la mano e
rispose “Certo. E' circa 6.400 chilometri”
“Brava. Dunque, cari ragazzi, fate la proporzione”
Allora,
e dovete credermi, 22 adolescenti, tra i quali addirittura, dovete credermi di
nuovo, anche Sigurd Syr, il più svogliato, dopo aver moltiplicato il quadrato
del raggio della Terra per 4 pi greco, per ottenere la superficie del nostro
vecchio ed accogliente pianeta, impostarono e poi risolsero questa proporzione:
ics sta a 514 milioni e 457 mila chilometri quadri come 876 milioni e 777 mila
sta a 295 milioni di miliardi.
Ics
fornì i metri quadrati dell'isola dell'essere, che risultarono essere
circa un milione e 525 mila.
“Non
una grande isola, vero?” fu il succinto commento del docente, che poi chiese
ancora, poiché mancava una manciata di minuti alla fine della lezione “Se fosse
di forma perfettamente circolare, quanto misurerebbe il suo raggio?”
Fu
uno scherzo da ragazzi, per i suoi 22 ragazzi, dividere l'area dell'isolotto
per pi greco e poi estrarre la radice, le quali operazioni consentirono a
Margit Løvland, un filo grassoccia, di affermare con certezza “Ha un raggio di
soli 696 metri e 90 centimetri!!”
“Ma
sicuramente è piena di gente fino all'inverosimile: quale sarebbe la densità
della popolazione?”
Altra
domanda banale per quei giovani norvegesi, i cui lontani antenati avevano
affrontato prove ben più impegnative. Risultò che sulla terra ferma (ma pure in
mare, ovviamente) la densità ammontava a ben 575 abitanti per metro quadro, un
paesino su una mattonella. Un pianeta, sicuramente, sul quale chi voleva
viaggiare andava incontro a problematiche di traffico piuttosto
complesse!! L'ultimo commento del
professor Halvorsen sul pianeta fu:
“Un
diametro minore di 1.400 metri. Già, nel disegno che ho tracciato sulla lavagna
non la vedreste neppure, l'isola, tanto sarebbe piccina, così come dallo spazio
non ci si accorge della grande muraglia cinese, lunghissima ma sottilissima. La
piccolezza dell'isola, incastonata nello sterminato mare blu, testimonia la
limitatezza e la precarietà dell'essere, in confronto alla grandezza sconfinata
del non essere, ricco delle sue mille, infinite potenzialità”
Ma
ora che la lezione sta per finire, cari lettori che conoscete a menadito il
professor Arvid Halvorsen, 54 anni, docente a tempo indeterminato del Liceo
Grieg sito in via Borg 27 a Tromsø, sposato con Stine Gundersen, che non è nato
su Saturno ma oltre il circolo polare artico e che, volendo, potreste anche in
sua assenza ormai sostituire facendo l'appello della 4°B (se scorrete
attentamente il racconto trovate nome e cognome di tutti gli alunni), vorrete
certamente sapere come al docente fosse venuto lo sfizio di far esercitare la
classe proprio in quel calcolo così originale.
Sentiamo
dunque cosa rispose quando la bella Synne Andreassen, proprio sul suono della
campanella, gli disse “Certo che Lei, prof, non ci annoia mai con gli esempi
che ci propone! Ma come le è venuta l'idea dell'isola dell'essere?”
“Beh,
leggendo un famoso aneddoto: un figlio e sua mamma stanno parlando e ad un
certo punto la madre dice “Sarebbe stato meglio non nascere!” al che il figlio,
istantaneamente, risponde “Sì, mamma, ma quanti possono dire di aver avuto una
simile fortuna?””
Tutta
la classe esplose in una gran risata, al termine della quale il prof di fisica
commentò:
“Sicuramente
nessuno può esprimere la propria soddisfazione per non essere venuto al mondo,
e dunque capisco bene le vostre risate. Anche io a suo tempo ho trovato la
battuta molto divertente, ma non è vero che nessuno ha goduto di un simile
destino. E voi oggi, perlomeno relativamente alla vostra generazione, avete
calcolato questo numero: 295 milioni di miliardi sono quelli che hanno avuto
una fortuna simile!”
Nessun commento:
Posta un commento