Il vecchio, il mare e Delia
Breve excursus nella poetica
di Nazario Pardini
Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
Mi è
capitato per caso nuovamente tra le mani Colloquio con il mare e con la vita
di Nazario Pardini, silloge con la quale lo scrittore vinse nel 2012 la XXVIII
edizione del prestigioso Concorso Libero de Libero che ebbe a premiare,
in tempi lontani, anche Mario Luzi. Lo avevamo vinto in stretta successione io,
Pasquale Balestriere e Pardini con libri completamente diversi ma tutti
rispettosi della metrica, la quale conferendo ai testi musicalità, rappresenta
sempre, checché se ne dica, un valore importante in poesia.
Perché,
per caso? Perché avendo intenzione di rileggerlo lo avevo messo fuori posto e
non lo ritrovavo più. Ma è certamente, nella sua brevità, una delle pubblicazioni
più riuscite dell'autore.
Il
libro ha per oggetto le due colonne portanti di tutta la poetica Pardiniana, il
mare e Delia. Un mare triste, a volte rancoroso che è però l'amnio nel quale il
Nostro è nato, si è formato, è vissuto, la creatura cioè a cui si rivolge a
dialogare sui perché della vita. È un mare di novembre, abbandonato - con lo
stridio famelico di qualche gabbiano a rompere il silenzio - perché novembre è
la stagione attuale dell'autore. C'è un lessema che viene usato spesso, un toscanesimo
la battima ossia la battigia che nel suo suono onomatopeico richiama
invece alla mente la risacca a rappresentare quasi il respiro del mare. Anche i
fiori – gli elicrisi, le campanule di latte – non riescono a rallegrare
questo scenario di squallore che è poi il preludio voluto o non
voluto al finire di ogni cosa. Tuttavia, secondo il poeta, è proprio d'inverno
che del mare si sente più vicino il suo colloquio:/ ti parla quando è solo.
A
tutto ciò fa da contraltare un poemetto in undici stanze dedicato a Delia.
Infinite sono le liriche che Nazario ha scritto su tale presenza femminile non
si sa se immaginaria o veramente esistita. In un qualche libro successivo il
poeta fa intendere che sì, egli ebbe a incontrare in una sola occasione questa
fanciulla la quale, però, si mostrò del tutto indifferente all'infuocata
passione suscitata nel giovane. Esistita o meno Delia è senz'altro una figura
idealizzata che - appunto perché tale - diventa sempre più significativa e
pregnante con il trascorrere del tempo. In lei si identificano la giovinezza, i
sogni, le attese, tutto quanto ci si aspettava dalla vita e poi non ebbe luogo.
Anche nel contesto di questo libro Delia va e viene in mezzo alle immagini
boschive che fanno da contorno - con qualche piccola concessione alla Pioggia
nel pineto di Gabriele D'annunzio - e dove talvolta un pizzico di erotismo,
facendone risaltare maggiormente i contorni, la concretizza, la rende reale:
... e tu ricadi ancora /stesa come il mio sogno,/o Delia, sotto la foglia/
cadente sul tuo braccio,/ nuda la carne,/ fra la nostra ridente pineta.
Perché
però all'inizio ho voluto parafrasare il titolo del notissimo romanzo di Ernest
Hemingway Il vecchio e il mare? Perché io invece ho identificato Delia
con Manolin, la prima non già figura femminile ma summa di tutto ciò che
ci fu gradito un tempo e ci fece lieta e colma di speranza la prima stagione
del nostro esistere. Quando il vecchio Santiago, abbandonato dal giovane con
cui ha condiviso tanti bei momenti, riesce alfine a catturare l'enorme pesce
che era all'apice dei suoi sogni, poi non riesce a conservarlo e gli rimane del
marlin solo una carcassa priva di valore. Se infinite sono le interpretazioni
che si sono volute dare del racconto che ha fatto vincere allo scrittore
americano il Nobel per la letteratura, io ho voluto vedere in esso una specie
di metafora della vita, di quanto cioè ci sembrava importante ai suoi inizi e
che poi diventa inutile alla fine. Chiave di lettura sbagliata? Probabilmente,
però assai vicina al mio modo di sentire. E se questa opera di Hemingway è
stato considerata dai più il suo testamento spirituale forse anche per Nazario
Pardini il suo Colloquio con il mare e con la vita penso possa essere ritenuto tale.
Un'opera comunque di grande valore nel panorama dei numerosissimi testi del nostro poeta.
Carla
Baroni
Caro Nazario, sono rimasta molto in forse se inviarti questo mio articoletto per quel "vecchio" che francamente non mi sentivo di attribuirti. Però non potevo mutare il titolo del romanzo di Hemingway e così è stato. Tuttavia, se l'età anagrafica anch'essa non si può cambiare, tu, nella mente e nello spirito, sei il più giovane di tutti coloro che approdano sulla tua bellissima isola.
RispondiEliminaGrazie sempre per la tua generosa ospitalità.
Carla
Carla mia, hai creato una similitudine che ha smosso tutte le acque limacciose della memoria... "Il vecchio e il mare", il romanzo, che si legge d'un fiato e che è caratterizzato dallo stile disteso, intenso e forte di Hemingway, grande allegoria della vita, si avvicina anche secondo il mio umile parere ad alcuni scritti dell'immenso Nazario... "Colloquio con il mare e con la vita" è senz'altro il più vicino al lungo racconto dell'autore che meritò il Nobel. Non so se rappresenti un testamento spirituale, sono certa che sia un'Opera di altissimo valore poetico e morale, che riassume le principali tematiche pardiniane. Grazie per questa perla incastonata nel pelago azzurro dell'Isola più bella dello Ionio... la casa del nostro Mentore. Vi stringo forte forte entrambi con ammirazione infinita!
RispondiEliminaCara Maria, come sempre un grazie sentito a te che mi leggi senza bisogno di alcuna sollecitazione da parte mia. E' una grande dimostrazione di amicizia ed io te ne sono infinitamente grata perché, oltretutto, in questo periodo di pandemia, in cui ci si sente avulsi da tutto, un piccolo segno di condivisione ci rende lieta la giornata. Un abbraccione e grazie ancora
RispondiEliminaCarla