Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade
Una
poesia inedita di
Marisa
Cossu
Vento marino
(sonetto continuo)
Va
dove vuole il vento e non dimora
che
in lati spazi aperti a sciolte briglie,
talvolta
in bianche valve conchiglie
da
cui la voce antica lieve affiora.
Di
canzoni e lamenti suona ancora
l’eco
delle sommerse meraviglie
di
alberate triremi e di flottiglie
perse
per sempre in fondo ad una gora;
ma
l’onda, con la voce sua sonora,
tutto
ricopre anche le ritte chiglie
e
la sirena che adorna la prora.
Esala
il mare un sogno che svapora
e
a sé traduce quelle meraviglie
nel roseo cielo di una nuova aurora.
Marisa
Cossu
Nota
di commento di L. Domenighini a “VENTO MARINO”
di
Marisa Cossu.
Luciano Domenighini, collaboratore di Lèucade |
Il livello formale di questa rima è
egregio, ragguardevolissimo. Ordine ed equilibrio, musicalità e pertinenza
lessicale in un esposto nitido e puntuale.
Nel rispetto fonetico e ritmico di un
modulo metrico iterativo, fortemente obbligato, com’è il Sonetto Continuo, la
linea narrativa si svolge con omogenea eloquenza.
L'andamento metrico è realizzato con maestria, con sobrietà ed eleganza, senza forzature o inerzie, sbavature o pleonasmi, puntellature o rabberciature: la narrazione poetica procede agile e sicura per tutta la composizione in una mirabile confezione del dettaglio (v. ad esempio, nel 3° e 4° verso, la descrizione della voce del vento imprigionata nelle conchiglie, vero e proprio virtuosismo compositivo:
“talvolta in bianche valve di conchiglie
da cui la voce antica lieve affiora”).
Vento, mare e vascelli adagiati nei suoi fondali costituiscono l’inventario poetico della lirica, elementi abilmente connessi fra loro e abilmente rappresentati in una trama sinestesica dinamico-visivo-uditiva. Straordinaria è la vigorosa mobilità dell’incipit:
“Va dove vuole il vento e non dimora
che in lati spazi aperti a sciolte
briglie,”
Al libero slancio dinamico dei primi due versi ne seguono altri nove, dove l’acqua marina, come assurta a vestale del tempo, in una sorta di dimensione ucronica, contiene e conserva le vestigia delle navi immerse. Notevole è la scioltezza e la sobria nobiltà d’eloquio della seconda strofa, forse il momento più compiuto del sonetto:
Di canzoni e lamenti suona ancora
l’eco delle sommerse meraviglie
di alberate triremi e di flottiglie
perse per sempre in fondo ad una gora;
La terzina di congedo, aperta da un
verso straordinariamente intenso, onirico, magnifico per vaghezza, chiarezza e
levità (“Esala il mare un sogno che svapora”), è uno scarto di tono sorprendente
e geniale che conferisce al dettato un tocco surreale capace di variarne ed
arricchirne il clima poetico.
Sebbene deliberatamente ancorata a
moduli e stilemi di tradizione, questa lirica è un’ulteriore conferma della perizia
compositiva e in particolare della spiccata valenza musicale della poetessa
tarantina.
Luciano Domenighini,
6-7 giugno 2021
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Dopo l'analisi di Luciano Domenighini ogni parola sarebbe superflua, Marisa mia...Posso solo esprimerti la mia infinita ammirazione per questo ispiratissimo Sonetto, che rende omaggio ai classici e traccia una linea netta di modernità per questo genere di lirismo tanto caro al mio cuore per i motivi che conosci. Sai dimostrare e la superba esegesi lo conferma, che il metro classico è la base di ogni vera Poesia. Tutti possono e devono allontanarsene, tu stessa lo dimostri , Marisa, ma la conoscenza di esso è indispensabile. Ringrazio il tuo straordinario relatore e sono sempre grata a te per queste "meraviglie/nel roseo cielo di una nuova aurora. Ti abbraccio forte e saluto con stima Domenighini.
RispondiEliminaCarissima, grazie della tua assidua e motivante presenza. Le tue gentili osservazioni sono un grande onore per me. Conosco i tuoi impegni, quindi il valore del tempo che mi dedichi con tanto affetto. Un saluto carissim0
EliminaMarisa Cossu
Cara Marisa, Il Prof. Luciano Domenighini ha fatto una esegesi particolare e minuzione alla tua "Vento Marino" che, pur nella mia insufficiente patronanza in merito, la trovo obbiettiva, vera, ed incisiva e soprattutto chiara, esplicita. Il particolare che trovo e quello della esplicitazione solo formale dei tuoi versi. Ha fatto la critica al Tuo sapiente e personale comporre versi "classici" (ma anche non classici). Ciò fa eco al mio pensiero sulla poesia la quale diviene tale tramite il "come dire" non di "ciò che dire" perchè la poesia, specie quella moderna/contemporanea, ha sempre l'esigenza inderogabile del suo linguaggio appropriato. In una critica/esegesi di poesia è prioritario valutarne la forma dove immancabilmente scorre il contenuto. Complimenti di cuore al Prof. Domenighini e a Te per la la composizione che la definisco "vera poesia". Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaCaro amico, che gioia incontrarti qui! Ti ringrazio di cuore per il bellissimo commento e per le gentili parole. Non merito tanto. Il fatto è che sono circondata da amici fantastici come te, tutti poeti sensibili e appassionati. Un saluto affettuoso
EliminaMarisa Cossu
Hanno già detto tutto chi mi ha preceduto la maestria di questa vera poetessa e grande la sua poesia è vera ricca non è mali banale.Ciao
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