Silvia Marzano
LIRICHE SCELTE
La poesia è qualcosa di oscuro che dà luce alla vita
Una silloge che, divisa in 5 sezioni (Anemoni bianchi,
Arcani di-segni,
Poesie per la
mamma, Anemoni bianchi ed altro,
Ad ogni ora),
esprime affetti, passioni, recuperi memoriali, che col loro potere, dànno forza
e calore ad un brivido emotivo di grande portata esistenziale; di forte
intensità sentimentale. E il groviglio delle sensazioni viene racchiuso in un
dire efficace e robusto; sensibile e creativo. Ma è partendo da questa poesia
che forse si raggiunge il cuore del canto:
L’acqua di tutto il mare
L’acqua di tutto il mare
ho filtrato per rivedere la luce
che ho colto nel tuo sguardo un mattino
fresco di rugiada
come il primo giorno del mondo.
Ma ora le mie mani soltanto,
sembrano avere i colori del sole.
Dacché significa cogliere i momenti essenziali della
poetica della Marzano.
Brividi di amore, ricerca di luce, i colori del sole, il mare, tutte
indicazioni che ci aprono la strada ad un poetare intimo e volitivo. Questi
sono i punti focali che caratterizzano l’Antologia di poesie scelte. Il
linguaggio libero e fluente si fa specchio di un sentire adente e personale.
Invenzioni lessicali, stilemi nuovi, creazioni improvvise ci aprono l’animo al
bello; un melange di pathos e logos
reifica impatti emozionali di grande natura reificante. Amare, e poi amare è il
motivo principale che ispira la poetessa in questo suo viaggio per mari
infiniti, trapunti da scogli infidi, che attendono la preda per azzannare e
squassare. Ma l’autrice non si dà per vinta, si impossessa di una tavola
scampata e continua il suo viaggio tra onde pellegrine sperando di raggiungere
l’isola che cova dentro se stessa. Si sa che l’impresa è ardua, di difficile
portata, ma gli stilemi della poetessa sono talmente robusti da rimpiazzare i
remi finiti nel naufragio.
Il porto a cui ambisce l’autrice è lontano, e non
sappiamo quanto siano forti le sue forze per raggiungere la meta: così scrive
Silvia: “…La vita non ha lasciato che un enigma, in un guscio vuoto. / O forse
riapparirà la via del mare / e sarà tutto un sogno.” (Quasi una conchiglia),
cosciente, Ella, della enigmaticità della vita, e della sua fragilità.
D’altronde non importa tirare in ballo Seneca (Cotidie morimur) o Orazio (Dun
loquimur fugerit invida aetas) per tirare le somme su eros e thanatos. La
morte è lì che ci attende e quando meno te l’aspetti si impossessa di tutto il
tuo esistere, senza rispetto alcuno, togliendoti la vista e quel che è peggio
il pensiero. Ma c’è l’amore, che col suo magico potere, si fa arma vincente: ti
prende e ti assale facendoti dimenticare il tuo esistere e l’inconsistenza
della vita. È quello il sentimento che ti fa dimenticare la brevità del
cammino, la sua è una funzione catartica, ripulitrice, paradigmaticamente
medicatrix. Cosa oscura che porta luce. E la luminosità di questa poesia è
grande, accecante, forte come quella del sole, delicata come quella dell’amore.
Confessa anche: “…Invano io guardo in alto, le stelle.” (Eppure un soffio),
nel tentativo di fuggire da un circuito ristretto entro cui si sente
imprigionata. Ma il nostro essere è destinato a rimanere coi piedi conficcati a
terra; le stelle resteranno sempre un miraggio, un desiderio inattuato e
inattuabile: siamo umani e in quanto tali destinati vivere a terra con gli
occhi volti al cielo. Ma è sufficiente una Carezza a riportarci all’intensità
dell’amore: “Mi sfiora come carezza / mormorata appena / un bisbiglio. / Come
una foglia freme / leggera esultante / a una goccia d’acqua / che piano si posa
/ sorrido / nell’eco infinita / del mondo.” (Carezza), ed è facile
passare dalle cose minime a quelle universali, a quelle infinite del mondo.
Chiudere la mia esegesi con l’ultima poesia che ha quasi funzione eponima nei
riguardi del testo, significa abbracciare i tanti motivi che arricchiscono
questo canto:
Attimi
Attimi, risvegli,
ascolto di venti leggeri
anima, anemos;
anemoni.
Parole
di luce nuova,
di cose illuminate,
attimi,
epifanie
di nuovi cieli.
Cifre come squarci,
improvvisi traversamenti,
esodi, passaggi,
insonnia del pensiero,
trasalimenti.
Tanti segmenti lessico fonici, contenutistico verbali che dànno forza e vigore a tutta la silloge, snodata su un percorso vario e articolato, per cui lo stile, per seguire le varianti dell’anima, deve abbreviarsi o prolungarsi come un diagramma musicale.
Nazario Pardini
Silvia Marzano, Liriche scelte, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano
2021, pp. 80, isbn 978-88-31497-50-3, mianoposta@gmail.com.
Trovo con piacere questo post di Nazario su Silvia Marzano, poetessa di valore di cui mi sono occupato in passato.
RispondiEliminaSono davvero lieto di leggere queste parole di Pardini: "E la luminosità di questa poesia è grande, accecante, forte come quella del sole, delicata come quella dell’amore", con le quali mi trovo in piena, profonda sintonia,
Sandro Angelucci
Leggo anch'io,come Sandro, con entusiasmo, questa esegesi del nostro Capitano. Ho lo stesso libro da due giorni, lo trovo anch'io di rara, epifanica bellezza e mi piace leggere che un Maestro come lui definisca le "Poesie scelte" della Marzano un canto. Ringrazio i due Poeti e l'Autrice del testo, filosofa che sa svuotarsi nel lirismo... E li abbraccio tutti!
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