Magie notturne sul lido
Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade
C'è silenzio pesante sul lido, una specie di solitudine
fatta di folla.
Misteriose contingenze hanno
calato ali d'ombra sui consueti cicalecci.
Una serietà colma di sospetto
si è insinuata tra una sdraio e
l'altra...
Gli ombrelloni tesi in attesa
del vento sembrano partecipi della inconsueta giornata di spiaggia.
Le signore sfogliano
svogliate riviste di moda, i pochi
uomini si sono addormentati con la pancia al sole; i più piccoli attendono
l'ora del bagno digitando irrequieti sullo smart.
Evidenti cambiamenti nei
rapporti tra le persone, persino tra gli amici.
Se per un verso la
distanza può favorire il piacere della privacy,
l'allontanamento fisico può generare indifferenza , quasi un
principio di astio nei confronti del prossimo.
*
Cala la sera ; la spiaggia
lentamente si spopola.
I bagnini rimettono tutto in ordine:
incappucciano gli ombrelloni, chiudono
le sdraio, spazzano l'arenile; tutto torna al silenzio della sera.
Presso la riva, stanno
allineati e precisi i pedalò, i pattìni, una barca a vela con nome
"Briosa" e, un po' in disparte, come parente povera, una zattera di
antico legno, che appartiene al prof Salustri, studioso e docente di
letterature classiche.
In tutta la spiaggia questo
signore si distingue tra gli altri
bagnanti, silenzioso e assorto sempre nella lettura, ha posto privilegiato:
ombrellone e sedia da regista proprio
accanto alla sua amata zattera, a un passo dall'acqua. Dopo il tramonto, quando
i bagnanti lasciano il lido, il professore chiude il libro ma si trattiene
ancora. Lascia la comoda sedia da
regista e si appoggia ai legni della zattera ....guarda il mare calmo della
sera: chissà quali sono i suoi pensieri...
*
E' buio, è sera tarda. Anche
sulla rotonda ormai non c'è più nessuno.
Uno splendido plenilunio, alto
nel cielo di mezza estate illumina il lido come fosse giorno, e sottolinea gli oggetti in una
visione di grande plasticità.
Sulla riva le piccole
imbarcazioni prendono vita e con sussurri lievi accompagnano l'armonia della
risacca. Solo la barca "Briosa" e la zattera di
Salustri non partecipano ai commenti, intimidite dal
corpo estraneo sdraiato
sui legni della zattera .
Il prof Salustri si è
addormentato di un sonno tranquillo,
sta sognando forse i miti delle sue letture.
La zattera ondeggia sul mare amico, è una
culla; i legni annosi sono come prati d'erba...; il professore si lascia cullare
da un canto di donna che riempie cielo e mare di un'armonia invitante. poco
più distante veleggia una
barca.....saranno amici? ....un vento favorevole li allontana ...il prof vorrebbe chiamarli, vorrebbe scambiare con quei
marinai i racconti di mille avventure sul mare, ma il vento si fa sempre più
forte , la vela fugge sulle onde come fosse l'ala di un gabbiano; lui
avverte Il dolore per la
spinta dei legni contro le reni...la zattera sale scende risale sull'onda
sempre più lunga...Il prof comincia a tremare. Si sveglia.
L'aria fresca dell'alba lo porta alla realtà.
Il lido è deserto, le
imbarcazioni allineate sono ancora
addormentate, la barca
"Briosa" fiancheggia
la zattera, la sua zattera, lì in secco, al sicuro.
Il mare tace, nel suo respiro
di quiete.
E' l'inizio di una nuova
giornata.
**
Una nota diversa, un soffio di
giovanile baldanza si riversa sulla spiaggia all'apparire di un nuovo bagnante;
è giovane e bello, di grande comunicativa.
Un sonoro
"buongiorno" tra le file degli ombrelloni strappa involontarie
risposte qua e là...e intanto la giornata
promette ore movimentate.
Il nuovo venuto con
entusiastiche lunghe falcate raggiunge la riva, annusa la direzione del
vento...E' il proprietario di "Briosa", sempre parcheggiata accanto
alla zattera del prof Salustri.
- Buon vento quest'oggi......,
urla il giovane verso l'inossidabile professore con la testa dentro le pagine del libro.
Un silenzio ombroso
accoglie il gaio saluto , ma le rumorose
manovre del vicino per aprire la vela e mettersi in mare, spingono
il professore ad alzare la testa.
Ora guarda la riva con fare
distratto, ma il grido gioioso del giovane "buona giornata a lei professore..." lo strappa dal suo
torpore di indifferenza.
Risplende al sole il ciuffo
bruno dell'uomo in piedi sulla barca....
C'è qualcosa in quella scena
che gli richiama altro. Distoglie subito lo sguardo e torna al libro.
Nella intensa luminosità le pagine abbagliano, gli occhi improvvisamente sentono la
stanchezza, lui li chiude un attimo e si
lascia andare ai pensieri.
E' la zattera, sempre la zattera che occupa i
vuoti della sua mente, quella zattera che vorrebbe parlare , raccontare...
"Briosa"
intanto si allontana sul mare
leggermente increspato, un vento buono spinge la vela. Ormai appare solo come
un punto chiaro che si distingue appena.
Il Prof Salustri , disturbato
nel suo raccoglimento culturale decide di interrompere la giornata di
spiaggia . raccoglie le sue cose e torna in albergo.
**
Erano giornate di vita intensa,
nella piccola isola senza nome, vissute
nello stupore della natura incontaminata, nel silenzio fatto di mare, amico e
amante;
rare le parole tra loro, ma
perfetta l'intesa . Lui, il padre, preso dalle reminiscenze omeriche , impegnato
a raccogliere legni adatti a realizzare un suo antico sogno: la
costruzione di una zattera, il figlio e
la sua vela sempre a zonzo sul mare.
Tornava con il viso abbronzato, i denti bianchissimi nel sorriso
felice..
la barca ricca di gamberi , granchi e piccoli pesci argentati.
Le pietre calde di sole consentivano un modesto pranzo gustoso.
Il mare era bellezza,
generosità, vita...;il tempo correva
senza neppure farsi vedere. La zattera
era quasi pronta. Davanti al fuoco, la sera, lui raccontava e citava a memoria le imprese di
Ulisse, il ragazzo seguiva ad occhi chiusi. Qualche volta si addormentava.
il professor Salustri non ama
cedere ai ricordi, ma oggi c'è qualcosa che lo turba creandogli uno stato
d'animo di inquietudine.
Dalla finestra aperta il
mare porta l'aria fresca di ponente, l'azzurro
dell'acqua è screziato di piccole ali bianche. L'ora volge al tramonto, un
tramonto lievemente offuscato da una nuvolaglia estiva.
Salustri sente forte l'impulso
di scendere alla spiaggia...
**
Il lido di notte è un deserto
buio. La risacca continua il suo movimento di vita, scherza con i legni immobili a farsi lambire, li sollecita alle
conversazioni .notturne. Ma i legni non
rispondono, questa notte. Seguono
immagini lontane che solo loro sanno vedere , figli del mare e amici
degli uomini.
Piange la zattera, piange la
lunga attesa...le onde al largo sono sempre più lunghe. a riva corrono
impetuose e spruzzano alte. Il vento
forte urla e minaccia tempesta, un uomo piange e si dispera accanto alla zattera
di Ulisse. Quell'uomo piange e attende,
attende una barca che non ha più la vela, i remi danzano scomposti sull'acqua.
I pedalò, i pattìni e qualche
altra piccola imbarcazione sul lido
seguono le tragiche magie di un ricordo, mentre un uomo abbracciato disperatamente ai legni della
zattera fissa il mare buio, nemico,
ladro di giovane vita.
Indifferente il lido assiste
alle magie notturne.
Domani sarà un altro giorno di spiaggia.
Edda Conte- Giugno 2021
Canto e controcanto in questo racconto, Seme d'amore mio... Il tuo registro è cambiato viaggia su una vena di tristezza lieve come la brezza che accarezza la zattera. Il professore ha storia e ricordi e il presente rappresenta forse per lui solo il ritorno di una vicenda lontana, un dolore mai sopito. Era stato felice sulla sua spiaggia deserta, tra i legni della zattera, con il figlio bello e aitante, votato alla vela. Il falò raccoglieva tra i lembi di fuoco le leggende di Odisseo, la sua sete di Conoscenza, l'ideale del viaggio. L'avventura aveva chiesto un prezzo da pagare molto alto ai due uomini e il professore vive una quotidiana deriva sulla sua zattera... La deriva delle memorie, che scorticano l'anima e ustionano il cuore. Una novella che ricorda i grandi della Letteratura, Toc ad eden, e dimostra la tua versatilità... Ti bacio commossa.
RispondiEliminaQueste "magie notturne" di Edda Conte ci offrono un narrato completo nella sua impostazione tematico/cronologa dove l'esistenza sfida continuamente le proprie origini custodite dalla Natura nel tempo.
RispondiEliminaCon raffinata e delicata liricità espositiva, l'Autrice descrive, vivacizza, umanizza esseri e cose: mare, barche, corpi, spiagge, venti e onde.
Tutto il creato "vive" se stesso e si insinua in un ricordo persistente che occupa il pensiero di un intellettuale (il Prof.) improvvisamente risvegliato da una presenza inaspettata (un giovane) e da una zattera protagonista.
L'umanizzazione di persone e cose si incide totalmente nell'affresco di una spiaggia che presenta le malìe di ogni estate, pur essendo diversa: paradosso di una "diversità" omologa difficile da definirsi o leggersi se non partecipando al tormento di un sentimento ferito, di una "bipolarità" familiare sempre più lontana nel rappresentarsi.
Il prof. certifica lo strappo, declina il sentimento tra zattera e barca a vela e conserva se stesso rifugiandosi altrove (l'albergo).
Con delicatissimi cenni (sussurri di armonie... la zattera culla... la vela indicata dall'ala di un gabbiano... il pianto... le acque screziate...) l'Autrice conduce il percorso "leggermente" sulla risacca-base che il vento scompiglia, che la "ricerca" infinita di un Ulisse ritrovato attende ansiosamente denunciando il mare "ladro di giovane vita...".
Ogni giorno si ripete con la lettura, il riposo, il pensiero, il tormentoso ricordo trasformato in una malia perfida e inquietante, nemica del sorriso, amante del buio deserto.
Edda Conte in questo racconto, vera opera d'arte narrativa, si supera e compete con i grandi princìpi dell'esistenzialità nel suo mistero più autentico e insondabile.
Ma è la "persona" umana che trascende il contenuto, lo blinda, lo sublima, ne compendia una infinità di spinte/controspinte, dialetticalmente enigmatiche, quali risposte in un divenire solo apparentemente uniforme.
Leggo due magnifici commenti, una lettura attenta e profonda da parte di due persone che ben conoscono il mio io letterario, ed il mio vissuto, che non si fermano, come spesso accade, a rilevare il sentimento di fondo di questi miei racconti, la mia indole malinconica e il mio vivere insoddisfatto di un'età spoglia e spogliata di leggerezze esistenziali.
RispondiEliminaGrazie all'amica Maria Rizzi, collaboratrice perfetta nei nostri racconti a quattro mani, e grazie a Marco, l'amico di sempre, per questa sua nota critica che ha il sapore di una vera esegesi.
Con affetto ,Edda Conte