MARIA EBE
ARGENTI: “La poesia oggi”.
Un grande
stupore s’impadroniva di me, alle prime letture dei
poeti classici, che immaginavo circondati da un’aura di mistero e di sacralità.
Forse fu allora che cominciai a fecondare il seme della poesia che tuttavia
impiegò molti anni ad attecchire, sollecitato da un’Anima che, più forte della ragione, evocava sensazioni ed emozioni
sempre nuove e fino a quel momento sconosciute alla sfera dei sentimenti cui,
ancora oggi, io appartengo. Grande è il
potere suggestivo dell’arte poetica: essa, per distinguersi dalla prosa che è
un discorso libero, penetra nel respiro
e, con regolare alternanza di sillabe e d’accenti all’interno del verso,
scandisce ogni mio pensiero e lo porta in alto, isolandolo da un
contesto orientato in altre direzioni. Ciò premesso, davvero proverei un senso
di disagio e d’impotenza nel dover uscire dal mio mondo poetico per entrare in quello altrui a commentare “La
poesia oggi”: troppi sono gli autori che, con animo e cuore da poeta, compongono
versi ed è troppo difficile
generalizzare esprimendo un giudizio che forse neppure certi giurati ai
concorsi di poesia saprebbero esprimere. In ogni caso, resto sempre più stupita dell’avanzare
di una tale schiera di poeti che popolano il mondo e che ancora immagino
circondati da un’aura di mistero e di sacralità.
Questa cosa
chiamata “poesia”
spunta dal nulla, beve in solitudine
quindi chiama a raccolta i suoi devoti
e sfila in passerella col dolore,
con il sofferto dramma esistenziale
e con il corollario quotidiano
che mi rende felice e malinconica
immaginando d’essere in un prato
che allo sguardo non offre siepe alcuna.
Questa cosa
chiamata “poesia”
caratterizza la mia stessa essenza,
sazia completamente intere pagine
e mi sospinge in un sentiero arcano,
verso l’immensa selva tenebrosa
dove non troverò
le divine visioni a riscattarmi,
ma solo qualche effimero miraggio
ad unire la Terra all’Infinito.
Varese, 8 maggio 2012
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