Nicoletta
Corsalini: DI FRONTE AL DESTINO,
Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2008, pp. 80, Euro 10.
Ho ricevuto oggi 14/05 il libro di Nicoletta Corsalini.
Un libro accattivante per veste grafica, immagini, impaginatura. E so per
esperienza che la Casa Editrice
Masso delle Fate produce opere di grande qualità, frutti di passione e dedizione
professionale.
Ma veniamo al nocciolo della questione: la poesia. Che
cosa è mai questa poesia? è sogno, è realtà, è immagine, è rielaborazione del
vissuto? è vertigine panica configurante pensieri, meditazioni che ci rivedono
ora vivi, ora malinconici, ora desiderosi di fare della memoria un’alcova
edenica di distacco dalla vita ? o è vita, semplicemente vita? è forse sapore
di mare “salmastroso” di noi che con ogni sforzo cerca di riportare a galla fotogrammi
di volti e tramonti sepolti dalla quotidianità? esistenze nascoste in seno
tornate a rivivere per la magia di inventiva artistica? o è forse parola,
sintagma, amalgama di suoni e accorgimenti tecnico-fonici, che un po’ per
malizia e un po’ per ispirazione e spontaneità, partoriscono sinfonie di grande
impatto lirico-emotivo? Ecco! E’ proprio
tutto questo che io ricavo dalla lettura coinvolgente dell’autrice. Sembra che la Corsalini , per dire di
sé, chieda aiuto alla natura, alla sua forza evocativa. E la natura, disposta e
disponibile, ricambia, generosa, con le sue luci e i suoi colori, avvolgendo stati d'animo e
dandogli corpo. <<Incantava il libeccio / e il profumo
di sabbia calda / - bruciando le narici / screpolando il rosa delle labbra - /
intaccava il candore delle rose / consumate dal loro lento bruciare.>>. Il libeccio, il profumo della sabbia, il
candore delle rose, il bruciare, il consumarsi lento… non sono altro che
segmenti di un’anima che sgomitano per tornare visivi nel caldo della sabbia o
nelle scaglie folgoranti del mare. E’ un gioco di metafore, un linguaggio
allegorico che tanto riporta all’esistenza: il suo fiorire, il suo consumarsi,
il suo appassire col bagaglio di calde memorie.
E la vita c’è tutta. E’ qui, nel
pensiero eracliteo dell’essere e dell’esistere: dalla bellezza, alla vecchiaia,
alla morte. Ed è il senso di precarietà a intrecciare tutta la tessitura poetica,
assieme a un memoriale che mai si fa lamentevole o struggente, perché sorretto
da una parola meditata e robusta nella sua struttura verbale. E il pozzo
dell’anima è tanto fondo che le pièces sanno raggiungere vette di lirismo
veramente avvincente. Soprattutto nel declinare sentimenti personali in
messaggi oggettivi e universali; e parlo della lirica: “Della bellezza”: <<Cercava la bellezza di sciogliere / il
sale depositato sui capelli / raccolti / che desolati guardavano il vento / e
le sue strade ampie e lunghe / dove le avventure / rimbalzavano / come palle di
gomma.>>. O della lirica “Della vecchiaia”: <<Mi
passavi vicino fendendo / l’aria appoggiata sulle strade / lastricate di pietra
chiara.>>. Quanta vita! Quanto vicine queste impennate emotive alle vicissitudini di ognuno di noi! E il
linguaggio è pulito, arrivante. Il suo obiettivo è quello di giungere con immediatezza
all’anima del fruitore. Senza orpelli a ostacolare il messaggio. La parsimonia e l’uso
appropriato di metafore e figure stilistiche rafforzano la gioia di gustare
poesia e il piacere di farla nostra. Direbbe il poeta: “La coscienza di
esistere, l’amore, il sogno, e la rivisitazione della realtà sono il terriccio
fertile di questa meravigliosa avventura che è la vita”
Nazario Pardini 14/05/2012
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