Tre poesie di Antonio Spagnuolo. Da "Misure del timore"
La brezza ha una speranza lungo l'orizzonte:
una nenia che alberga tra il cielo
ed uno spazio che scivola.
Una vela, tre vele, venti vele, le tante vele
che intagliano arcobaleni incandescenti.
L'aria ti accarezza come un mutamento
nel capriccio celeste, corrode il sorriso
che vorresti affondare nel flessuoso millennio,
sino a divenire l'incavo dell'iride
e rischia di fluttuare tra le immagini
di un umido segnale.
da Dietro il restauro, ed. Ripostes, 1993
1
Trascino artigli per le dissonanze.
Non intendo presagi
o vocalizzi:
nelle mie proiezioni
l'occhio non varia ed il silenzio
precede soluzioni.
Mi scoppia in un pugno la realtà
nel cappio dei miliardi
e una volta per tutte
scarto saggezze.
In breve la variante:
ancora un tentativo
riavvolgere le immagini cadute.
da Attese
8
Nelle tue moine
m'avvolgo tra le arcate femorali:
confermo lo scenario alle ginocchia
per un'altra disfatta.
Nuda al fondale tu che ridi, ardente,
limitavi la resa alle vetrate.
Attenta nel rossore
segnavi passi e sorrisi
spezzando la prima sigaretta
oltre il ricordo, al mattino.
Hai lasciato rispondere le fiabe
prigioniere dell'alba.
<< E la parola varia, si contorce, si adatta , deborda e si contiene a seconda della domanda emotiva. Anche nel suo rapporto con la realtà c'è una volontà di superare il limite per azzardare lo sguardo oltre i confini. Ed è umano, forse troppo umano nell'inquietarsi, nel rasserenarsi per trovare di nuovo la carica dell'azzardo. E la Natura intesa come realtà vivente è disposta ad aiutare l'autore, non c'è bisogno che il poeta chieda aiuto: tutto si svolge con una simbiotica fusione tanto che, spesso e molto spesso, è l'intorno a dire le emozioni di Spagnuolo. Sembra che vi rinnunci tanto è personificata la realtà nelle sue intenzioni, tanto si è impadronita di quei messaggi o di solitudine, o di precarietà, o di un memoriale ossimorico fra alcova edenica e senso di brevitas vitae che lo rimpiazza con tutta la sua forza cromatico-simbolica. E' qui Spagnuolo: leggerlo significa amare la poesia, perché è lui il primo ad amarla e a invogliarci a farlo. In questa selva di poeti obliqui il suo è un messaggio di interrogativi fortemente umani che ci chiamano alla riflessione. Direbbe il poeta "La nostra esistenza sarebbe virtuale se non tentassimo un'uscita".>> (Dalla recensione diNazario Pardini)
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