Nota biobibliografica
Rosario Aveni (Messina, 1971),
ha pubblicato un thriller (Paranoia) partecipante al Premio Giorgio
Scerbanenco 2011. Autore, fra le altre, delle raccolte poetiche Christine
amava le rose (Gruppo Albatros), La gogna del tempo (Fondazione
Mario Luzi), Il silenzio non esiste (Edizioni Remo Sandron), Polvere
d’amianto (Bastogi, con nota introduttiva della famosa cantautrice Mariella
Nava) e Nemesi (Bastogi, con prefazione di Lia Bronzi), ha partecipato a
trasmissioni televisive del palinsesto Sky e a La luna e i falò,
approfondimento culturale di punta dell’emittente romana Nuova Spazio Radio.
Terzo classificato al 23° Concorso Internazionale “Giuseppe Gioachino Belli”
(Roma Campidoglio) e al “Giovanna De Martini” (Genova),
Medaglia d’argento della Presidenza al Myo-Sotis (Rorà), Medaglia di
bronzo al 1° Convegno Letterario Nazionale a tema Immigrazione e
integrazione (Verona), Riconoscimento Unico per la Regione Sicilia
all’Histonium (Vasto). Pluripremiato in altre competizioni, gli hanno dedicato
articoli il quotidiano La
Gazzetta del Sud e L’Alfiere, periodico
diffuso nei circoli culturali di Firenze. Il suo profilo artistico è presente
nel volume enciclopedico I grandi classici della Poesia Italiana. Nel
2012 partecipa, con la sua ultima silloge di liriche, al celeberrimo Premio
Letterario Camaiore.
L’aurora
dipinge su tela i colori del buio
Cammino
per alture che sovrastano il mare
Greve è la foschia
tra cipressi e querce secolari
Sterrati sentieri si riducono a bivio
Stormi di uccelli
planano all’unisono sui rami degli alberi
Li ascolto
Descrivono sincronismi alari unici
itinerari in cieli limpidi
cantano felici
e prima del tramonto
mi chiedono di volare insieme a loro
lontano
Il tempo si è fermato
Inizia a correre a ritroso
rendendo ogni pretesto giusto
a far di un’ora un anno
l’inverno autunno
la primavera estate
Il sole colmava rossi calici
brindando ai nostri baci
ingenui e complici
Eravamo giovani
Per scaldarci
bastavano piccoli fuochi
destinati a spegnersi.
Occhi senz’iride
A metà del viaggio
i ricordi non hanno più senso
né ordine cronologico
Sono petali di margherite
che un vento gelido recide
e scaglia via lontano
Si guardano straniti
cercando ognuno il proprio stelo
Risponderò al tuo richiamo
quando il pettirosso apparirà al mirto
Getto sassi in uno stagno
rimpianti sono i cerchi di ritorno
Sento di averti accanto
pregna e illibata
come l'aurora
ma una parte scissa di me
sparge nebbia
per allontanarti ancora
Farò rifiorire i gigli che mi donasti
Li consacrerò al mare calmo
che aliena lo spirito
Sgorga una lacrima
forse l'ultima
dai miei occhi senz’iride
Ho riletto il libro degli errori
strappando nere liriche
Ora è un diario
di pagine vuote
Le scriverà ciò che resta dell’esistere.
Solo il mare
Passano
stagioni
come
fossero baleni
Crediamo
d'essere aquiloni
invece
siamo barche
senza
remi
che
vanno alla deriva
in
un oceano dove non c’è amore
Tutto nasce
Cambia
muore
Solo il mare resta uguale
tremulo al cambio di
stagione
ciclico per dinamica
ancestrale
con quella linea dirimente all’orizzonte
che separa da millenni
la luccicanza delle stelle
dalla cresta delle onde
l’azzurro eterno del suo
profilo
da quello volubile del
cielo.
Nessun commento:
Posta un commento