Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Nelle mie esplorazioni mi capita di trovare delle perle, e questa è una poesia di Barbara Mingo Costales (Santander, 1978). I suoi libri ancora non sono stati, che io sappia, tradotti in italiano. Questo è un, direi meritato, esordio.
La
caccia avanza, il sole è salito,
la
terra sfiata come un decoro wagneriano
il
cacciatore assedia vagamente Brueghel
e tutto
ciò che è vivo contiene il suo alito.
Mondo
incomprensibile, sembra che ti mostri
al
meglio come sei, in questa caligine.
Il disco
solare, come una contusione,
non
illumina: svela.
Anche
come un’illusione di pertosse
o di
tisi o di rosolia
gli
alberi paiono appendiabiti urtandosi
nell’armadio
di una sposa fuggita.
Vergognandosi
l’uomo, cacciatore stupido,
del suo
linguaggio impedimento e incapace,
solo
osa esprimersi in foglie secche
che fa
scricchiolare ad ogni suo passo.
Per
contro, quanto è efficiente
il
canto della civetta bianca!
Che tra
la sua doppia o tripla nota
e la
sua faccia sorpresa c’è un accordo!
Ciò che
concorda fa paura.
Non è
quel che cerco
ciò che
in questo bosco
coincide
con sé.
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Ciao!
RispondiEliminaSono Bárbara. Mi sento molto contenta di aparire in questo blog nella compagnia de tantissimi poeti, a cui incominzio adesso a leggere. Ringrazio molto il signore Nazario Pardini per offrirmi uno spazio qui e il signore Claudio Fiorentini per la sua brava traduzione. Mi fa molto piacere essere leggita in italiano.
Grazie!